Forse non lo sa, anche perché si trova “dentro” ed è emotivamente coinvolto, ma in poche mosse – e nel giro di pochi giorni – Roberto Occhiuto sta stravolgendo completamente il rapporto tra politica e magistratura. Come? Attraverso delle strategie, delle scelte, delle dichiarazioni, delle tempistiche, che lo stanno portando a essere il primo politico nella storia italiana ad affrontare in questo modo un’indagine. Sembreremmo esagerati oltremodo, nell’esaltare tutto questo, ma – analizzando lucidamente la situazione – si tratta di fatti, solo di fatti, tutt’altro che opinabili.
Di opinabile c’è la vicenda e i suoi contorni. E, se dovessimo esprimere un’opinione, questa potrebbe essere sull’esito finale della storia. Perché, a prescindere da come andrà a finire, siamo sicuri che il Governatore della Calabria abbia già vinto. Certo, poi, a proposito di opinioni, se dovessimo scommettere anche un solo euro, siamo sicuri che vincerà, e anche alla grande. Ma non abbiamo letto le carte (a differenza di altri), così come Occhiuto stesso, e non siamo magistrati né esperti di giudiziaria. Ma, come detto, queste sono opinioni, e qui non ci importano.
Perché Occhiuto è stato coraggioso e, difatti, ha già vinto
Ci sono i fatti e i fatti dicono – ribadiamo – che Roberto Occhiuto ha già vinto. Non è mai accaduto infatti che un Governatore abbia scelto – volontariamente – di presentarsi in tv, in una delle tv italiane più importanti e in uno dei talk show più seguiti di Mediaset e di Rete 4 (ovvero “Quarta Repubblica”, condotta da Nicola Porro), a pochi giorni da un avviso di garanzia ricevuto come segnalazione della continuazione di un’indagine partita molto tempo prima, per l’ipotesi del reato di corruzione. Primo atto di coraggio. Solitamente, e lo ha ribadito anche Nicola Porro, i politici esposti – ma anche qualsiasi altro tipo di personaggio sotto indagine – in tv non ci vanno, in questa fase. Lo sconsigliano gli avvocati, magari, o gli uffici stampa degli stessi politici. Troppo rischioso. Magari ci andranno, dopo l’assoluzione, ma in questa fase – ribadiamo – la risposta è sempre “no”.
E invece Occhiuto ci è andato. E anche di corsa. E il motivo è chiaro: vuole parlare. Perché non ha nulla da nascondere, perché sa di non aver commesso nulla. Che poi, a dirla tutta, anche entrando nel merito della contestazione a lui imputata, ci sembrano davvero sciocchezze. Ma non è questo il punto. Il punto è che non gli è importato nulla di possibili rischi, a indagine in corso. Nel video pubblicato sui social qualche giorno fa, quello in cui annunciava di aver ricevuto l’avviso di garanzia, la strategia era chiara: “voglio parlare, fatemi parlare, controllatemi tutto, perché non ho nulla da nascondere, non ho fatto nulla”. Un appello diretto ai magistrati, come a voler dire: “interrogatemi subito, che ho altro a cui pensare, ma non intralciate il lavoro che sto portando avanti – tra mille difficoltà – per la Calabria”.
E lo ha ribadito anche ieri: “lavoro 16-17 ore al giorno e so che questa vicenda potrebbe farmi perdere del tempo, per delle stronzate”. E qui c’è il secondo atto di coraggio: non solo Occhiuto si presenta in tv in una fase così delicata, ma lo fa a gamba tesa, non nascondendosi dietro la diplomazia tipica di queste situazioni e tipica anche sua, personaggio abbastanza moderato. Occhiuto va dritto al punto, svela di aver richiesto le carte, conferma che non le ha ricevute e confessa pure che quelle carte – però – le hanno date a un giornalista che ha poi spiattellato tutto sul giornale “Il Domani”, che Occhiuto ha definito la “cancelleria del Tribunale”. Secco! Netto! Anche questo approccio alla vicenda, con una “aggressione” diretta e pubblica, dimostra che non solo il Governatore ha avuto e sta avendo coraggio, ma anche che non ha davvero nulla da nascondere e da questa vicenda sa di uscirne pulito.
Anche perché poi rincara la dose: “cedo le quote della società perché annuncio che voglio ricandidarmi, ma guarda caso qualche giorno dopo esce fuori questo casino”. Boom! E siamo a tre. Pochi minuti gli sono stati concessi dal giornalista, ma sono bastati per essere incisivo, diretto e sintetico al punto giusto. Con coraggio, innanzitutto, a presentarsi, e poi con lo stesso coraggio a parlare senza nascondersi dietro a frasi fatte o banalità. E’ questo il motivo per cui, a nostro avviso, Occhiuto ha già vinto. Ed è questo il motivo per cui, pur senza saperlo, pur un passo alla volta, ha già “stracciato dei record”.
Nel video sui social di qualche giorno fa, una prima mossa inusuale per personaggi della sua importanza. Anziché la classica frase “sono sereno, confido nella Magistratura”, è stato molto netto: “sono sereno un piffero, non sono sereno perché essere iscritto nel registro degli indagati per me è una cosa infamante. E come se mi avessero accusato di omicidio”. Un cambio di passo abbastanza marcato e che potrebbe aprire – o forse lo ha già fatto – a un approccio comunicativo diverso da parte di un indagato, che sia politico oppure no. E questo anche per via di una percezione – da parte dell’opinione pubblica – che negli anni, negli ultimi soprattutto, è cambiata.
Pensateci: se quello che è accaduto a Occhiuto oggi fosse successo dieci anni fa, probabilmente nel video social di annuncio dell’avviso di garanzia avrebbe accompagnato anche quello delle dimissioni. Perché fino a qualche anno fa, l’apertura di un’indagine nei confronti di un politico di questa levatura avrebbe significato vergogna e immagine danneggiata, a prescindere dall’effettivo reato commesso o meno. Oggi no. Oggi, un politico indagato, non si dimette. Anzi, lo annuncia sui suoi canali ufficiali anticipando i giornali “nemici”, prima che questi possano ricamarci su nella tipica operazione “infamia”.
Oggi un’indagine rinforza e aumenta i consensi: gli esempi dal Governo Meloni
Ma c’è di più: oggi, l’apertura di un’indagine verso un politico, è al limite della normalità. Talmente tanto normale che ci si dimentica pure dell’indagine a loro carico. Pensate: il Premier Meloni è indagato, anche il Ministro Santanché lo è; addirittura Salvini è pure andato a processo. Risultato? Il Governo italiano oggi, nonostante tre Ministri sotto indagine, continua ad aumentare i propri consensi. E lo fa anche in controtendenza rispetto al passato, quel passato che vedeva calare l’apprezzamento verso un Governo pochi mesi dopo l’elezione.
Cosa significa questo? Significa innanzitutto che, nel 2025, l’apertura di un’indagine non scalfisce l’opera di buon governo. Se si governa bene, lo si può fare a prescindere da un’inchiesta più o meno giusta e più o meno grave. Ma significa anche che oggi, ormai, il cittadino, l’elettore, quasi non ci fanno più caso all’apertura dell’indagine verso un presidente del consiglio, un ministro, un governatore. Il motivo è presto detto: quasi sempre, queste indagini, si concludono con un nulla di fatto, ovvero con un’assoluzione. Oggi, entrare nel registro degli indagati, equivale a beccarsi una multa per aver parcheggiato in un divieto di sosta che però non è stato segnalato dal relativo cartello.
Oggi, essere indagati, anziché danneggiare il soggetto coinvolto, quasi quasi lo rinforza e aumenta il consenso nei suoi confronti. Lo abbiamo detto del Governo Meloni, lo potremmo dire di Giovanni Toti (rieletto, anche se lì i fatti erano ben diversi e le accuse più gravi) e lo possiamo vedere dai tanti commenti di sostegno e apprezzamento – anche da elettori di Sinistra – nei confronti di Occhiuto. Perché il vento sta cambiando, anzi è già cambiato, nei rapporti tra politica e magistratura e nelle percezioni dell’opinione pubblica. E oggi, il Governatore della Calabria, sta entrando dentro un “vuoto enorme” e lo sta riempiendo, lanciando messaggi di esempi molto positivo. Ecco perché, senza saperlo, sta attuando una vera e propria rivoluzione.
