A Carnevale ogni scherzo vale. E allora sfasciate tutto, signori. Ah, non era uno scherzo? E pensare che l’avevano spacciata come festa di Carnevale. Ma ci avrebbero messo dentro Hamas, i “preti morti” e pure gli “sbirri morti”. Perché “meno preti, più prati”. E poi, dulcis in fundo, “Webuild assassini”, probabilmente paragonati agli israeliani, seguendo l’andazzo. Il solito mappazzone inutile, senza senso, slegato dalla realtà, con l’aggravante – questa volta – della tensione. Violenti, blasfemi, vandali, ma hanno anche dei difetti. Sono i protagonisti della “manifestazione” (sigh!) contro il Ponte sullo Stretto di sabato a Messina. Manifestazione volutamente tra virgolette, sì. Manifestazione un parolone, diciamo. Neanche 100 persone, di cui una metà circa mascherati di Carnevale e la restante metà travestiti di odio contro tutto e tutti. Una bella schifezza, in piena regola, una pagina vergognosa destinata a non placarsi.
Vergognosa, oltre che per i gesti, anche per il silenzio dei No Ponte locali calabresi, siciliani e nazionali. Ma li capiamo: qualcuno era impegnato con le proprie feste di Carnevale e qualcun altro a cercare – dopo giorni – Palazzo Zanca a Reggio Calabria. Ma l’avrà trovato? E se il clima di tensione è arrivato a uno stato tale, con l’avvicinarsi della decisione del CIPESS e l’avvio dei cantieri, la responsabilità è in primis loro, di quei No Ponte travestiti da ipocrisia, alla quale abbinano una cravatta adatta. Quei No Ponte silenziosi che ogni giorno – attraverso note stampa, articoli “strategici”, dichiarazioni – alimentano il clima di terrorismo mediatico, foriero di fake news. D’altronde, sono gli stessi pronti a urlare al fascismo quando qualche agente si permette soltanto di tirare fuori il manganello. Eppure, lorsignori, lo sanno che un agente è stato ferito?
Non ci si meraviglia, così, di scritte come “sbirri morti”, “carabinieri morti”, vari imbrattamenti a facciate di palazzi istituzionali, appena restaurati, o a chiese storiche. Significa praticamente andare contro la storia, contro la cultura, contro l’ambiente, tutti fattori che tanto professano di voler difendere perché “il Ponte deturperebbe questo spettacolo naturale”. Lo vedete, il controsenso? Urlare la voglia di difendere l’ambiente per poi rovinarlo. E’ lo stesso controsenso di chi si arrabbia con il Governo chiedendo un impegno per l’Alta Velocità all’estremo Sud – che significherebbe sviluppo e progresso – e poi si arrabbia sempre con il Governo per la costruzione del Ponte sullo Stretto. E che la fanno arrivare a fare, l’Alta Velocità a Reggio, se poi non può collegarsi ad altri 5 milioni di italiani?
Insomma, siamo alle solite. Confusione, ideologica, controsensi. Sempre da loro, dai soliti, dai silenziosi vestiti da ipocrisia con una penna in mano, un microfono alla bocca o una fascia tricolore al petto. Ora, come se non bastasse, i “nuovi-vecchi eroi” dei centri sociali, il disagio massimo che trasforma il mondo in guerriglia e rovina vergognosamente un pomeriggio di sabato che ha visto – in centro città – anche la presenza di tanti bambini. I quali, impauriti, magari avranno pensato: “ma che mondo ci stanno lasciando?”.
