Sanremo 2025, le pagelle di StrettoWeb: Achille, Giorgia, Olly e Brunori promossi. C’è un 4.5

Le pagelle di Sanremo 2025 dopo la prima serata: Achille Lauro, Giorgia, Olly e Brunori promossi, sorprende Lucio Corsi, male Tony Effe

La prima è andata! Tutti e 29 i cantanti d’un fiato. Magari. Anche i co-conduttori, le gag e i momenti seri, Jovanotti super ospite, i collegamenti dall’esterno e tutto il solito circo colorato che Sanremo si porta dietro anche nella 75ª edizione. La prima serata è sempre la più attesa, non solo per fare i confronti con le annate precedenti (quest’anno più che mai visto il cambio di direttore artistico) ma anche e soprattutto per ascoltare i brani dei cantanti in gara.

Il primo ascolto raramente è veritiero: l’emozione dei cantanti all’esordio, le 29 esibizioni una dopo l’altra, la stanchezza generale nelle fasi finali rischiano di alterare le pagelle. E poi si sa, le canzoni di Sanremo migliorano sempre con il passare delle serate e degli ascolti. Chi ha ben impressionato fin dalla serata inaugurale però parte con una marcia in più. Quindi, basta chiacchiere: ecco i nostri giudizi sulle canzoni di Sanremo 2025.

Le pagelle della prima serata di Sanremo 2025

Gaia ‘Chiamo io chiami tu’ – 6

Comfort zone per Gaia, un po’ “Chaga” un po’ “Sesso e Samba”. Brano da ballo ma non da sballo. “Chiamo io chiami tu” è un martello pneumatico che ripete all’infinito, forse troppo. Mezzo voto in più perchè rompe il ghiaccio.

Francesco Gabbani ‘Viva la vita’ – 6

Dimenticate il mood da “Occidentalis Karma”. Va verso un blues più raffinato e melodico, l’orchestra sostiene l’interpretazione dando una marcia in più. Canta del senso della vita, forse non parte fino in fondo e rischia l’effetto testimone di geova.

Rkomi ‘Il ritmo delle cose’ – 5.5

Si presenta vestito di bianco e a petto nudo. Canzone urban, una critica al ritmo della musica (della discografia) moderna. Sblocca il vocabolo “Decrescendo”. Chissà se, invece, lui crescerà con il tempo. I tempi di “Apnea” sono lontani e forse non torneranno più…

Noemi ‘Se t’innamori muori’ – 7

Classic. Ferma immobile, voce graffiante come ci ha abituato nelle versioni migliori. L’orchestra dà una certa enfasi, lei è potente e impattante.

Irama ‘Lentamente’ – 6

Look da Napoleone, non convince fino in fondo ma ‘bonaparte’ dell’interpretazione si salva. Si sente la mano di Blanco. L’amore che canta è tormentato, in pieno stile Irama. Le fan approveranno.

Coma_Cose ‘Cuoricini’ – 6.5

Ve li ricordate i Coma_Cose indie? Speriamo di no. Perché dopo la recente svolta pop, il reggae di “Malavita” arriva “Cuoricini” che porta allo step successivo: estate, villaggio turistico, baby dance. Qualche particolarità nel testo li sposta dallo Zecchino d’Oro a Sanremo. Nel bene e nel male, martelleranno e torment(on)eranno.

Simone Cristicchi ‘Quando sarai piccola’ – 7

Una canzone profonda con un testo di spessore. La malattia della madre costringe il figlio a responsabilizzarsi, a diventare genitore del proprio genitore. Strappalacrime e strappa applausi. Lui intenso nell’interpretazione recitata. Prenota il Premio della Critica.

Marcella Bella ‘Pelle diamante’ – 5.5

Empowerment femminile che sprizza da tutti i pori. Lei ci sa fare, l’esperienza si vede e si sente, peccato forse non aver accettato fino in fondo lo spot di tormentone in stile Ricchi e poveri.

Achille Lauro ‘Incoscienti giovani’ – 8

Il primo punto esclamativo del Festival. Niente tutine, niente colpo di scena. Solo una grande interpretazione, malinconica e maledetta, che sorprende. L’evoluzione artistica di Achille Lauro è sorprendente e, negli ultimi tempi, volge verso un pop romantico che disegna quadri di strada, una delle tante sfumature di un’artista poliedrico e credibile in tutto ciò che fa.

Giorgia ‘La cura per me’ – 8

Favorita della vigilia, favorita dopo le prove, favorita dopo la prima serata? Giorgia ha un brano perfetto per la sua vocalità, scritto insieme a Blanco. Una performance nobile e impeccabile. Vogliamo trovare il pelo nell’uovo? Ci aspettavamo tutti questo da Giorgia, lo ha fatto senza sorprendere. Solitamente, quando fa così, poi applaude un altro vincitore.

Willie Peyote ‘Grazie ma no grazie’ – 7

La quota politica di Sanremo 2025. Coriste stile Articolo 31, cita i Jalisse, si diverte e fa divertire. Fra i coristi appare il comico Luca Ravenna a sottolineare il mood della canzone. “Grazie ma no grazie” è già meme.

Rose Villain ‘Fuorilegge’ – 7

La continuazione di “Click boom!”, annunciata. Un po’ più semplice del precedente e forse funziona meglio. La sua voce esplode, lei tiene il palco ammiccante e grintosa. Bella la parte gospel finale. Si becca un “Sij na pret!” (sei figa, ndr) da uno fra gli spettatori più educati.

Olly ‘Balorda nostalgia’ – 8

La scuola genovese moderna in uno dei suoi esponenti più intriganti. ‘R’ moscia, stile è inconfondibile, cantautorato malinconico che, dopo un inizio timido, finisce in crescendo. Era uno dei favoriti e lo dimostra con personalità. Un’evoluzione importante rispetto alla sua prima volta sanremese.

Elodie ‘Dimenticarsi alle 7’ – 6.5

Elo-diva. La sensazione è che quando canti Elodie sia sempre troppo: troppo brava, troppo bella, troppo elegante. E poi la canzone passa in secondo piano. La melodia strizza l’occhio agli anni 70′, poi si mischia con l’elettronica che è un suo marchio di fabbrica.

Shablo feat. Guè, Joshua e Tormento ‘La mia parola’ – 7

Portano il rap anni 2000 (per intenderci, quello che non andava di moda) con Shablo alla consolle, il coro gospel, il ritornello di Josua, le rime stilose di Tormento. Dal Vangelo secondo Guè arriva “La mia parola” una street song che magari non sarà sanremese ma che è parecchio coraggiosa.

Massimo Ranieri ‘Tra le mani un cuore’ – 6

Voce inconfondibile su un pezzo scritto da Nek e Tiziano Ferro. Bello il sax. Interpretazione molto teatrale, un maestro che non sfigura fra tanti giovani e stile sicuramente più moderni.

Tony Effe ‘Damme ‘na mano’ – 4.5

Un mix di luoghi comuni fra il gangsta e il romano. Stona un po’, musicalmente e contestualmente. Voleva fare una ‘calafinata’ ha fatto una ‘cafonata’.

Serena Brancale – ‘Anima e Core’ 6.5

Grintosa, colorata, poliedrica. Si diverte e fa divertire l’Ariston, una bella sveglia a suon di jazz, elettronica e sound del sud. Forse un po’ caotica, sicuramente non passa inosservata.

Brunori Sas ‘L’albero delle noci’ – 8

Tenera dedica d’amore alla figlia Fiammetta nata nel 2021. Canta la gioia e le insicurezze di diventare genitore. Il testo è uno dei più belli per scrittura e immagini evocate. Ricorda De Gregori nello stile. Il ritornello emoziona.

Moda’ ‘Non ti dimentico’ – 6

Canzone da Modà, romantica e malinconica. C’è poco da aggiungere. La voce di Checco, nonostante lo scivolone nella giornata delle prove, è forte. Cita Kandinskij in maniera raffinata.

Clara ‘Febbre’ – 5

Clara ha un look impressionante, una bella voce, la freschezza della gioventù e poi non fa centro. Il pezzo pesca un po’ qui e un po’ là da tanto che già si è visto e sentito in giro. Racconta di essere la tipa che sta in balcone alle feste. Un po’ di profondità non guasterebbe.

Lucio Corsi ‘Volevo essere un duro’ – 7

Strano. Nel senso più buono del termine. Look farfallesco, viso dipinto di bianco, caccia fuori un cantautorato fine e delicato. “Volevo essere un duro” e alla fine si è scoperto solo Lucio. Fragile, sensibile e allo stesso tempo unico. Cambiate ‘strano’ con originale.

Fedez ‘Battito’ – 6

Occhi neri da alieno anche in scena. Parla di depressione e lo fa personificandola (qualcuno ci vedrà una dedica di fondo a Chiara). L’interpretazione è quasi ansiogena e probabilmente calza con il mood generale della canzone e con il messaggio.

Bresh ‘La tana del granchio’ – 6

Il cantautorato genovese si unisce a sonorità moderne che spaziano dalla trap al pop e fra i tanti talenti emersi (Tedua, Izi, Alfa, Olly) spunta anche Bresh. Una ballad che parla delle sue radici genovesi e “se il mare è salato è perchè un marinaio ci ha pianto sopra“.

Sarah Toscano ‘Amarcord’ – 5

Un tentativo di cavalcare il filone dance sulla scia di Paola e Chiara ma senza riuscirci (eppure dietro ci sono Merk & Kremont). Giovane ed emozionata, paga forse lo scotto dell’essere un po’ acerba. L’Ariston non è propriamente Amici.

Joan Thiele ‘Eco’ – 7

Ecco, la gioventù in questo caso non si sente. Joan Thiele è particolare, esce fuori dal piattume e dal pattume. Apre con una chitarra dalle vibes di Morricone, poi regala una ballata rock che merita molto di più rispetto alla considerazione con la quale si è presentata al Festival.

Rocco Hunt ‘Mille vote ancora’ – 6.5

Rocco Hunt torna a Sanremo con un rap dal sound leggero che parla della sua terra e delle sue radici. Messaggi sociali importanti “sti figlie anna capì, sta guerra addà fernì” cantati fra italiano e napoletano come ci ha abituato a fare.

Francesca Michielin ‘Fango in paradiso’ – 6

Infortunata (per una caduta alle prove) e sfortunata per un problema a inizio esibizione. Non si può non empatizzare con Francesca Michielin. Revenge song contro un ex che l’ha fatta soffrire. La voce non ha infortuni.

The Kolors ‘Tu con chi fai l’amore’ – 6.5

Fosse il Festival Bar avrebbero vinto a mano basse. Come sempre del resto. La citazione a Mykonos fa tanto piano per le ferie. Stile anni 80 e si balla come sempre. Non ne sbagliano una.