Dopo 4 serate trionfali in termini di share, l’ultima delle quali, il venerdì dei duetti, ha raggiunto numeri clamorosi, questa sera Sanremo 2025 termina con la tanto attesa finale. Oggi verrà eletto il vincitore della 75ª edizione del Festival e verranno assegnati anche tutti gli altri premi definiti ‘secondari’ ma che rivestono comunque una grande importanza nella carriera di un artista. Parliamo del Premio Giancarlo Bigazzi (miglior composizione musicale), del Premio Sergio Bardotti (per il miglior testo), Premio della Sala Stampa “Lucio Dalla”, Premio della Critica “Mia Martini”.
L’importanza del Premio della Critica
Fra i premi del Festival, il Premio della Critica è sicuramente più importante, quasi al pari del vincitore. Il premio è stato ideato nel 1982 da tre giornalisti, Gio Alajmo, Cristina Berretta e Santo Strati ed è stato vinto per la prima volta da Mia Martini, dalla quale prende il nome (le fu dedicato nel 1996, un anno dopo la morte).
Il Premio della Critica ha grande valore all’interno di Sanremo perchè viene assegnato da una “giuria di qualità”, composta da esperti e critici musicali. È un premio elitario che spesso viene assegnato a una canzone diversa da quella che vince il Festival (nonostante siano state diverse le occasioni in cui il vincitore si sia portato a casa la doppietta).
Il Premio della Critica dà peso alla competenza musicale, alla qualità della canzone, escludendo i giudizi del pubblico, magari meno esperto in materia e più legato a preferenze di pancia o di fanatismo verso il cantante.
Perchè Cristicchi non merita il premio della Critica
Fin dai pre-ascolti, quelli che addirittura precedono le prove e che quindi non rendono pienamente contezza di come il brano sarà presentato sul palco dell’Ariston, il giudizio è sembrato unanime da parte di stampa e addetti ai lavori: Simone Cristicchi vincerà il Premio della Critica. Giudizio confermato anche dopo la prima serata.
Una valutazione che, a nostro avviso, è falsata dall’argomento della canzone. L’amore per la mamma malata di Alzheimer, la sensibilità verso la malattia romanticizzata, hanno reso questa canzone quasi intoccabile agli occhi del pubblico piangente. Del resto, mai toccare la mamma agli italiani. Se poi ci mettiamo di mezzo anche il politically correct dell’incriticabile malattia…
Cristicchi ha fatto la furbata, lo abbiamo già spiegato. Tema pesante, melodia struggente e stile recitato che compensa una voce non proprio fra le migliori del Festival. Sentimenti che vanno a influire anche sul testo. L’Accademia della Crusca, massima autorità in termini di lingua italiana, gli dà 7/8 ma mette in guardia: “intenti nobili, linguaggio alto e solenne. Ma il rischio di retorica è sempre dietro l’angolo”.
Dunque, se non eccelle per voce, melodia e testo: perchè Cristicchi dovrebbe aver già vinto il Premio della Critica? Per l’Alzheimer? Se Tony Effe avesse scritto un testo sul cancro avrebbe vinto lui?
Furbata che per altro Cristicchi ha tentato di riproporre nella serata Cover con “La cura“, magnifico pezzo del maestro Battiato, reso ancor più gravoso dai versi in aramaico del Salmo 51 (Miserere) cantato dalla moglie Amara. Questa volta, i riferimenti più sofisticati e meno diretti (mancava la mamma), hanno fatto meno presa sul pubblico che lo ha lasciato fuori dalla top 10.
Perchè Brunori merita il Premio della critica
Il rischio, ancor più grande, è che a essere penalizzato possa essere Brunori Sas. Il suo è certamente il miglior testo. L’Accademia della Crusca gli dà 9 (il voto più alto) spiegando: “il suo è un testo da cantautore classico, dal respiro ampio, con molte immagini poetiche o parapoetiche […] Molte figure colpiscono per originalità […] Lingua di matrice letteraria, ricca e sontuosa, ma anche oscillante tra noto e nuovo cui si può perdonare qualche eccesso di sentimentalismo“.
Singolare la chiosa finale. Da sempre la musica tocca le emozioni della gente. Brunori parla della figlia Fiammetta, della moglie, delle gioie e delle insicurezze di diventare genitore. Ma non mette quel sentimentalismo, come giustamente riconosce la Crusca, in primo piano rispetto al resto. A differenze di Cristicchi che punta soprattutto sulla pietas che rischia di diventare retorica, anche qui, come giustamente riconosce la Crusca. Assodato a chi debba andare il Premio Bardotti. Lungi da noi giudicare la melodia che, “de gustibus”, ci sembra sicuramente più godibile, così come la voce. Insomma si riascolta senza angoscia.
Brunori ha tutte le carte in regola per vincere il Premio della Critica con una piccola perla di cantautorato, delicata, romantica, ma al tempo stesso musicale e con un linguaggio per nulla scontato, ricco di immagini e riferimenti alla sua terra, al suo cuore. Non privatelo del Premio della Critica, se lo merita.
