“Silvia presentaci i tuoi ospiti: chi c’è con te stasera?” Mezzanotte è passata da un po’, siamo a metà dicembre, fa freddo e la gente sta già dormendo quando Bianchina in diretta su Rete 4 apre il collegamento con Silvia De Santis da Torre Faro (Messina). La brava inviata di Mediaset descrive con grande precisione la situazione in cui sorgerà il Ponte sullo Stretto, l’altezza dei piloni, la vista sulla Calabria, e spiega chi c’è con lei: “Alla mia sinistra potete vedere i cittadini favorevoli al Ponte, alla mia destra quelli contrari“.
Ma non c’era neanche bisogno: i telespettatori avevano già capito tutto. Da un lato c’erano quelli vestiti normali, dall’altro una sorta di carro allegorico degno del carnevale di Acireale con cartelli surreali, magliette colorate, manine che salutavano la telecamera stile Paolini e una numerosa clauque a supportare i protagonisti, evidentemente incapaci di presentarsi da soli. Come invece hanno fatto i sostenitori del Ponte sullo Stretto.
In prima fila, tra i No, c’è ancora lui: Renato Accorinti. Il Sindaco in pantofole che ha governato Messina per cinque anni dal 2013 al 2018 quando sia alla Regione Sicilia che al Governo Nazionale c’era la sinistra, e aveva promesso “tutte le alternative al Ponte: la flotta dello Stretto, i collegamenti veloci, l’acqua gratis per tutti” e altre favole. Ovviamente non ne ha realizzata neanche una e alle elezioni comunali del 2018 è stato bocciato clamorosamente: con appena il 14% delle preferenze, è arrivato addirittura quinto tra i candidati a Sindaco. Un record assoluto nella storia d’Italia per un primo cittadino uscente: mai nessuno ha fatto così male.
I messinesi lo hanno bocciato, e lui è ancora lì. In prima linea, a battagliare contro il Ponte “da oltre 20 anni” come giustamente precisa l’inviata di Mediaset. Accanto a Renato, che nella vita fa l’insegnante di educazione fisica, c’è il fedele Daniele Ialacqua, già assessore all’ambiente della giunta Accorinti, e la signora Emanuela Scarcella, esproprianda di Torre Faro. Sono sempre loro. E parlano tutti e tre, Accorinti più volte e più a lungo di tutti, alimentando il dibattito in studio dove per Claudio Borghi, economista e senatore della Lega, e l’ottimo giornalista Francesco Borgonovo, è facile smontare tutte le fandonie dei No Ponte avendo di fronte intellettuali del calibro di Marco Furfaro e Marina La Rosa. Se fossero davvero queste le argomentazioni del nopontismo, già oggi il 99% dei cittadini sarebbe favorevole. Tanto che il delirio più folle è stato proprio quello di Furfaro e l’ex gieffina in studio, rispetto ad Accorinti & company (sarà che a loro ci siamo abituati…).
La bella figura dei pro-ponte a Torre Faro
Di certo possiamo dire che i pro-Ponte hanno vinto in trasferta. La trasmissione di Bianchina non è certo orientata a sostenere la realizzazione della grande opera che unirà Calabria e Sicilia, ma Silvia De Santis è stata molto corretta ed equilibrata e ha dato voce a tutti. Anzi. Avrebbe voluto far parlare anche l’ing. Giuseppe Palamara, ideatore dei piloni panoramici appena inseriti nel progetto definitivo aggiornato dell’opera, ma Bianchina urlava dallo studio perchè voleva sentire ancora Accorinti. Probabilmente il buon Renato le ricordava le fattezze dell’amato Maurizio Corona. E così il povero Palamara, tra l’altro l’unico ingegnere presente, si è preso due ore di freddo a Torre Faro senza avere la possibilità di dire neanche una parola. Ma in TV funziona così, può succedere e poi l’ha deciso Bianchina. Quella è casa sua ed è giusto che comandi lei.
Per i pro-Ponte, però, hanno parlato altri due personaggi importanti: un cittadino e un grande imprenditore. Il primo ad avere la parola è stato Franco Maricchiolo, fotografo, cittadino di Messina che sostiene la grande opera. Ha fatto bella figura: con una dizione impeccabile e un italiano perfetto ha detto che “il Ponte può essere una grandissima occasione di sviluppo per questa terra, per il Sud in generale. I Ponti uniscono e non dividono i territori. Può essere anche un volano per tante attività, ed è una delle pochissime – se non l’ultima – grande occasione per rilanciare l’economia del Sud Italia e della Sicilia in particolare“. Non solo ha detto cose sacrosante, ma ha mostrato all’Italia intera che a Messina c’è tanta gente che sogna il Ponte. E per come si è presentato, elegante, distinto, colto, ha fatto fare bella figura alla città e alla Sicilia intera. Mentre i No parlavano praticamente a gesti, emettevano versi, sembravano quasi usciti dalle caverne.
Poi l’inviata ha coinvolto anche Vincenzo Franza, amministratore delegato della Caronte & Tourist: è uno degli imprenditori più importanti della Sicilia intera, con i traghetti dello Stretto (e non solo) gestisce un business multi miliardario che inevitabilmente con il Ponte subirà un pesante contraccolpo. Eppure, evidentemente, Franza ama Messina e la Sicilia più delle sue tasche. Preferisce guadagnare un po’ di meno ma vivere in un territorio migliore, più ricco e sviluppato, anziché continuare ad avere il monopolio dei trasporti nello Stretto in un’area sempre più depressa, marginale, degradata e povera. E infatti Franza non usa mezzi termini, e smonta in pochi secondi tutti i luoghi comuni secondo cui gli armatori sarebbero contrari al Ponte sullo Stretto: “sembra strano ma è così – ha detto – ci sono vari punti di vista per cui non si può che essere favorevoli all’opera. Innanzitutto da imprenditore, un investimento di così grande importanza su Messina, su questo territorio, non può che portare benessere e ricchezza ad un territorio oggettivamente povero. Poi, da messinese, colgo l’occasione che quella che chiamiamo l’area integrata dello Stretto lo diventi veramente, unendo due territori importanti (Messina, Villa San Giovanni e Reggio Calabria contano 500 mila abitanti e con il Ponte diventerebbero la 7ª città d’Italia, ndr) e garantendo a Messina un ulteriore sviluppo. Messina è la principale area turistica della Sicilia con le Eolie e con Taormina e con il Ponte che può diventare esso stesso un’attrazione, e lo sarà ancora di più. Ma soprattutto da Siciliano mi rendo conto che grazie ad un collegamento stabile che ha una valenza prettamente ferroviaria, la Sicilia oltre ad essere un’isola al centro del Mediterraneo, al centro della storia del Mediterraneo, lo diventerà anche per la logistica del Mediterranea. Oggi quasi tutte le linee dell’Africa che partono non vanno in Sicilia, vanno nel Continente, vanno a Genova, vanno nel nord Europa“.
Franza alza il livello del dibattito, parla di Sicilia come polo della logistica, intuisce la reale valenza del Ponte sullo Stretto che è considerato “strategico” persino dall’Unione Europea proprio per il suo valore internazionale. Peccato che in studio tutto torna alla mediocrità, addirittura al complottismo. Furfaro, che fa le battutine stupide sui fantomatici “no-vax” di cui evidentemente il Pd è ossessionato, alimenta una serie di teorie da terrapiattismo sul Ponte. E Marina La Rosa lo segue a ruota, andando anche oltre. Siamo a livelli di scie chimiche, di sbarco sulla Luna inventato e girato a Hollywood e “non cielo dicono!!!“. Peccato, perchè davvero il collegamento da Messina con i cittadini è stato più edificante dello spettacolo in studio dove Borgonovo e Borghi hanno avuto vita facile: lo stesso Borghi, in apertura, aveva esordito limpidamente dicendo che “la Sicilia, per il numero di abitanti che ha e l’importanza che ha, e la vicinanza al resto del Continente, è un unicum mondiale, non c’è un’altra isola così che non è collegata con un Ponte, è l’unica, in qualsiasi altro posto del mondo il Ponte lo avrebbero fatto almeno negli anni ’50“. Ma poi il dibattito è scaduto in miseria, appunto.
La figuraccia di Marina La Rosa: quante fandonie sul Ponte sullo Stretto, e non sa neanche cos’è il CIPESS…
Forse poteva andare anche peggio. Non ne siamo certi. Nel blocco precedente, sulla carenza idrica, in studio c’era Leo Gullotta. Bianchina, evidentemente, ha il pregio di voler dare voce a tutti, ma proprio a tutti. Ed ecco che dal grande fratello ad opinionista sul Ponte sullo Stretto, Marina La Rosa insinua dubbi sulla gestione del progetto: “perchè non fare le cose in modo trasparente? 239 prescrizioni che c’erano guarda caso sono sparite nel nulla e sono diventate 60? Sembra che sono tutti amici, questo CIPESS che adesso deve dare l’approvazione“. Interviene Bianchina: “Spieghiamo cos’è il CIVES” (sicuramente un lapsus, qualcuno ha pensato che Maurizio Corona le avesse inviato qualche bottiglia di CHIVAS, il whisky più popolare d’Europa), fatto sta che Marina arranca. Cos’è il CIPESS? “E’ il Comitato della…“, non ce la fa, deve aiutarla Bianchina. Marina fa finta di niente e rilancia: “Non c’è niente di trasparente. E’ uno specchietto per le allodole. E si sventra una città. La Società Stretto di Messina deve ancora rispondere su cose concrete, proprio pratiche, del tipo, una a caso, è dove prendiamo l’acqua per costruire questo ponte? Non lo sanno. Allora che fanno? Salvini dice intanto cominciamo e poi risponderemo di volta in volta in base alle necessità, quindi cosa rischiamo, che il comitato CIPESS dice sì, da l’ok ufficiale al Ponte, si fanno gli espropri e il Ponte alla fine non si farà mai“. Ovviamente è tutto falso. Anzi. La procedura è quanto di più trasparente ci sia mai stato nella storia delle opere pubbliche italiane, altrimenti avrebbero già bloccato tutto. E invece sono arrivate tutte le autorizzazioni. Le prescrizioni non sono “sparite magicamente” come insinua l’ex gieffina, bensì progettisti e i tecnici della Società hanno risposto producendo documenti, analisi, rilievi che hanno dato al Ministero dell’Ambiente tutte le certezze che chiedeva.
Così Borgonovo ha silenziato Accorinti
Nei collegamenti da Torre Faro, Accorinti ha urlato tutta una serie di assurdità: “che cosa volete che siano tre chilometri, se in Sicilia per andare da un posto all’altro ci vogliono 15 ore?“. Ovviamente è tutto falso, e quei tre chilometri sono proprio i più difficoltosi per i trasporti e la mobilità. Sono il collo di bottiglia più stretto d’Europa. “Il turismo non può mai decollare“, dice Accorinti, che poi aggiunge: “la gente non viene più in Sicilia con la macchina, ormai arriva con l’aereo“. Peccato che nello Stretto di Messina transitino 11 milioni di vetture l’anno. “Abbiamo bisogno di collegamenti – continua l’ex Sindaco – ma collegamenti stabili e seri, che sono le ferrovie per tutto il meridione“. Cosa c’è di più stabile e serio di un Ponte con l’alta velocità ferroviaria? Quale può essere un collegamento migliore del Ponte? Accorinti lo sa che senza il Ponte, l’alta velocità non può mai arrivare in Sicilia?
Infine, l’ex Sindaco in pantofole urla a Borghi e Borgonovo che “voi non venite mai in Sicilia, vivete su un altro pianeta, parlate stando in un altro posto“. Ma da studio arriva la lezione di Borgonovo: “la situazione della Sicilia era drammatica anche prima del Ponte. Per anni hanno governato i No Ponte e non è cambiato nulla. Berlusconi voleva fare il Ponte, la sinistra lo ha bloccato ma non ha mai messo quei soldi nelle dighe, nei treni, nelle strade, nei deltaplani e in quello che volete della Sicilia. Questo è il punto. Ci sono governi che per decenni non hanno voluto fare il Ponte e lo stesso non hanno dato alla Sicilia alcuna alternativa, nè tantomeno l’acqua o le altre opere“. E proprio Accorinti è stato a lungo il Sindaco che aveva promesso tutto questo e che non è riuscito a fare nulla. Scacco matto.
Borgonovo, poi, ha aggiunto che “per gli espropiandi dispiace, non è certo una situazione simpatica quando si perde la casa o il terreno, ma funziona così, lo Stato funziona così da che mondo è mondo, l’abbiamo già visto milioni di volte per qualsiasi opera pubblica, e ci avete sempre detto che l’interesse pubblico supera quello individuale, quindi ora perchè per il Ponte sullo Stretto deve essere diverso? La verità è che qualcuno vuole fermare il Ponte solo per fare un dispetto a Salvini“.
Marco Furfaro dà il peggio della politica: Borghi con le mani ai capelli…
Ma ben oltre Accorinti e persino oltre Marina La Rosa c’è Marco Furfaro, dirigente e deputato del Pd tra le nuove leve: parla a raffica, spesso troppo e a sproposito, urla, è indisponente e si pone con arrogante presunzione su ogni tema. Sarà che da un esponente politico del Pd ti aspetti qualcosa di meglio rispetto al prof. di educazione fisica messinese o dall’ex gieffina, ma alla fine Furfaro è stato il peggiore di tutti, con Borghi sgomento costretto a portarsi le mani ai capelli. “La Regione Sicilia è governata da 70 anni dalla coalizione di centrodestra“, dice Furfaro la prima volta e passa in cavalleria. Poi rilancia: “la Sicilia è governata dalla destra da sempre“. E lì Borghi non ce la fa più e (per fortuna) interviene: “governata dalla Democrazia Cristiana, semmai, e gli eredi oggi sono tutti nel Pd“. Eppure tra 2012 e 2017 c’è stato anche Rosario Crocetta, a proposito di Pd… E dal 1998 al 2000 il governatore era Capodicasa, dei DS di D’Alema. Ma fosse solo questo il delirio di Furfaro…
Ringraziando Bianchina per i servizi “sulla siccità” (quelli commentati da Leo Gullotta poco prima del blocco sul Ponte), Furfaro parla di “RAI che è diventata Tele Meloni e non parla di queste cose, dei laghi prosciugati, degli animali che bevono nel fango, dei milioni di cittadini senz’acqua“… Peccato che è tutto falso. In Sicilia la siccità è finita da tempo. E’ stato, lo scorso autunno-inverno, un fenomeno climatico ciclico provocato da El Niño, come era successo due anni fa al Nord (ricordate i sassi dell’Adige portati da Bonelli in parlamento?). Poi la siccità è finita, e anche in Sicilia è tornata la pioggia. Abbondante. Adesso i laghi sono di nuovo pieni. L’acqua non manca a milioni di persone, ma a qualche decina di migliaia di siciliani governati tutti dal Pd e dalla sinistra, a Enna e Caltanissetta, non perchè non piove ma perchè le condotte idriche non funzionano: la dispersione supera il 60% e mentre la gente in casa non ha l’acqua, le tubature comunali perdono in strada. I cittadini sono scesi in piazza e si stanno ribellando non certo contro la siccità (che non c’è), ma contro la mala politica dei compagni di Furfaro.
Il delirio dell’esponente dem continua: “il Ponte è una grande mangiatoia“, e qui si avvicina al terrapiattismo di Marina La Rosa; e poi ancora “togli i soldi alle ferrovie per metterli sul Ponte“, ma anche questo è tutto falso. Mai la Sicilia ha avuto gli investimenti in infrastrutture disposti dal governo Meloni e dal ministro Salvini, con le nuove ferrovie, il raddoppio di Fiumefreddo, quello di Cefalù, l’alta capacità Messina-Catania-Palermo. I soldi sono già arrivati, i lavori sono in corso e li sta facendo WeBuild, il colosso che farà anche il Ponte sullo Stretto. Nessuno ha tolto un centesimo da niente, per la Sicilia, se non la sinistra che ha governato l’Italia per 11 anni dal 2013 (governo Napolitano-Monti) al 2024 (governo Draghi), passando per i premier Letta, Renzi, Gentiloni e Conte, senza un briciolo di investimento al Sud dov’è arrivato solo l’assistenzialismo del reddito di cittadinanza. In pieno stile Democrazia Cristiana: i poveri rimangono poveri per sempre ma almeno stanno buonini.
E invece no. C’è un Sud che vuole crescere, che vuole svilupparsi, e i pro-Ponte che ieri hanno fatto bella figura fuori casa l’hanno dimostrato. Mentre Furfaro continuava a delirare in studio: “io la mattina prendo il treno a Montale e arrivo a Roma, sono 320km e ci metto 2 ore e 20. Catania-Trapani ci mettono 10 ore ed è la stessa distanza“. E’ totalmente falso. Da Catania a Trapani si arriva in poco più di 4 ore, e pur essendo alla stessa distanza di Firenze-Roma, in mezzo a Catania e Trapani ci sono 4 enormi massicci montuosi mentre tra casa di Furfaro e la Capitale ci sono al massimo due collinette. E poi non si può in ogni caso paragonare Roma a Catania, tantomeno Trapani a Firenze. Perché Furfaro non si informa su quanto tempo ci vuole per arrivare da Siena a Belluno, o da Grosseto ad Aosta, o da Imperia ad Arezzo? Conviene dipingere la Sicilia come il terzo mondo, e Furfaro in chiusura lo fa senza mezzi termini: “A Messina non c’è nient’altro, il Ponte sarà una cattedrale nel deserto“. Ma non è così. Gli unici a non frequentare la Sicilia sono proprio loro.
E poi, nel finale, arriva il bello (sigh!).
Furfaro sbraita che “il governo Meloni ha tolto i soldi del fondo di coesione a Calabria e Sicilia per fare il Ponte“. Borghi a quel punto interviene: “ma non è che il Ponte lo fanno in Puglia…“. Sono soldi per Calabria e Sicilia, che tra l’altro senza Ponte tornano indietro e non vengono utilizzati. Interviene anche Borgonovo: educato, calmo, si mette al livello di Furfaro e con stile gli chiede: “allora come la vuoi rilanciare Messina?“. L’esponente Pd risponde “investendo nei trasporti“. Ridono tutti. Si è fregato da solo. “Lo stiamo facendo, il Ponte è il più grande e migliore investimento nei trasporti“.
Da Accorinti a Furfaro, i No Ponte chiedono infrastrutture e investimenti nei trasporti. Ieri notte grazie a Bianchina abbiamo scoperto che anche i No Ponte vogliono il Ponte. E ci fanno sbellicare in diretta TV. Dove i pro-Ponte danno lezione di cultura, di stile e di democrazia. Perché accettano l’invito anche in trasferta, vanno di fronte le case degli espropriandi nella trasmissione di Bianca Berlinguer e riescono pure a strappare applausi e consensi. Dopotutto, contro Marina La Rosa e Marco Furfaro è davvero facile. E’ proprio vero che i tempi sono cambiati. E’ proprio vero che stavolta il Ponte si farà davvero!
