“Tra la terra e il cielo”. Si sarebbe dovuto chiamare così l’ambizioso progetto varato dall’ex amministrazione comunale di Roccaforte del Greco, qualche anno addietro, un’idea per ilrecupero e la riconversione dell’ex base “ U.S.AF. ” di Monte Nardello costruita nel 1965 insieme a quelle di Catania e Trapani per il controllo delle telecomunicazioni nell’area del Mediterraneo. La storia, o forse sarebbe meglio dire la telenovela di questa struttura ormai tristemente abbandonata nel cuore dell’Aspromonte, rappresenta oggi l’ennesima ferita inferta ad una montagna tanto bella ed affascinante quanto piena di cicatrici. L’uso dei satelliti determina la fine dell’operatività della Base di Nardello, correva l’anno 1985. Il sito, ubicato a circa 10 km da Gambarie a circa 1.750 metri sul livello del mare, ricade nel Comune di Roccaforte del Greco ed oltre a trovarsi in totale stato di degrado costituisce allo stato attuale anche una concreta minaccia ambientale. Lo sosteneva con forza qualche anno fa anche l’ormai ex primo cittadino di Roccaforte, Ercole Nucera, prima di rimanere vittima di uno dei tanti scioglimenti per mafia. Roccaforte, si sa, con questi provvedimenti ha parecchia dimestichezza, detenendo con qualche altro Comune il triste primato quanto a numero di provvedimenti.
L’altro giorno sono stato proprio a Roccaforte, mancavo da un po di tempo, e a guardare la situazione generale, mi è sorto spontaneo un interrogativo, mi sono chiesto, cosa hanno prodotto su questo angolo di Aspromonte, nei decenni questi tipi di provvedimenti ? mi sono detto, di sicuro non un cambio di rotta, al contrario rassegnazione diffusa, in larga parte di popolazione che oggi sente sempre più forte il richiamo delle marine, perdendo lo slancio utile anche solo ad immaginare un futuro all’ombra di Monte Scafi. Lui, intendo Monte Scafi, così come i suoi dirimpettai, Zumbello, Cropanè e Punta d’Atò, nomi che richiamano distintamente le origine greche di questa terra, rimangono bonari ad osservare con distacco il progressivo depauperamento di risorse umane e ambientali. Quanto a queste ultime, a fare il paio con lo scempio di Nardello, ci ha pensato il grande incendio di qualche anno fa, che a monte dell’abitato fino alle alte quote ci consegna uno scenario lunare che sembra, manco a dirlo, la cartina di tornasole dell’attuale situazione di questo centro, tra i più interni della provincia reggina. Ma torniamo per un attimo a Nardello. “Nel corso degli ultimi decenni, sosteneva allora proprio Ercole Nucera, sono state tante le iniziative che proponevano un recupero dell’area dell’ex Base militare. Istituti scolastici, enti locali, la stessa Regione Calabria e il Ministero dell’Ambiente e del Territorio hanno dichiarato il forte interesse ai fini dello sviluppo, e ciò nonostante, le procedure di dismissione hanno finora letteralmente bloccato quello che appare un diritto delle comunità locali: riappropriarsi di un bene ormai in disuso e che allo stato attuale costituisce fonte di pericolo e degrado.
L’idea dell’amministrazione Nucera era quella di offrire al territorio un luogo all’interno del quale ritrovarsi, recuperando il rapporto con la natura, attraverso la realizzazione di un Centro polivalente costituito da un Osservatorio astronomico, un laboratorio di didattica e educazione ambientale, un centro culturale di educazione alla pace, un museo della natura dei parchi della Regione Calabria, un parco tematico sui miti e le civiltà del mediterraneo tema con annessa una struttura di accoglienza e ospitalità diffusa. L’area dell’ex Base Nato avrebbe costituito così un attrazione per studiosi, appassionati di osservazione, studenti e ricercatori, escursionisti, associazioni, turisti in genere”. Unita all’idea della riqualificazione dell’area c’era poi quella di inserire il centro storico di Roccaforte come punto di approdo e di partenza in un percorso ideale da e verso Nardello con la creazione di posti letto sul modello del b&b. A distanza di qualche anno, torno da Roccaforte con un tuffo al cuore e con un bilancio estremamente desolante. L’andamento demografico, sta a testimoniare un’involuzione che appare sempre più inesorabile. La gestione commissariale sembra essere diventata nell’immaginario collettivo una soluzione scontata ed ineluttabile, come a testimoniare una sorta di assuefazione e di resa incondizionata, e poi Nardello, ecco stavo per dimenticare Nardello, che stà an cora la, forse con un po di ruggine in più e con una cornice di cenere che fa venire meno anche il verde rigoglioso che fino a qualche anno fa cercava inconsciamente di mitigare lo scempio, occultandolo. La gente di Roccaforte, si percepisce distintamente tra quelle viuzze, è palpabile nell’aria, ha smesso anche di farsi domande, in preda ad un pericoloso sentimento di rassegnazione, e mentre la politica resta a guardare, Roccaforte e la sua Base, rimangono la, sospesi tra la terra ed il cielo, proprio come l’idea di quel sindaco visionario che, cercando il rilancio ha trovato invece la scure affilata della giustizia. Senza voler entrare nel merito delle scelte delle autorità competenti ed evitando allo stesso tempo di mettersi il prosciutto sugli occhi negando l’esistenza di fenomeni criminali che esistono e sono ben presenti e opprimenti in molti contesti della provincia, servirebbe forse una serie riflessione su cosa realmente serva a piccole comunità che chiedono solo di non vedere cancellata la speranza di un futuro.