
Le indagini sono nelle mani dei due pm, Stefano Musolino e Teodoro Catananti, i quali, con il Procuratore Federico Cafiero de Raho, nelle scorse settimane avevano chiesto il fallimento dell’Atam, basandosi su un’informativa della Guardia di Finanza che attestava, a carico dell’azienda (formalmente privata, ma nei fatti di “proprietà” del Comune di Reggio Calabria, che detiene l’intero pacchetto azionario della società), un’imponente mole di debiti e una serie di falsi di bilancio.
Tra le “strane” circostanze che avrebbero portato ad indagare sulla vicenda, c’è anche il fatto che in diversi anni sarebbero state iscritte delle poste in Bilancio assolutamente false: un esempio a riguardo, si rifà al valore del parco macchine (gli autobus) assolutamente sproporzionato rispetto al reale stato dei mezzi, “vecchi” di 15 anni.
Un’altra situazione contestata è quella relativa ai reali crediti dell’azienda nei confronti della Regione Calabria, anche questi parecchio superiori rispetto a quanto davvero dovuto per il servizio di trasporto pubblico locale effettuato sul territorio.
