
Il tutto, secondo quanto emerso nel corso del processo, solo perché un carabiniere libero dal servizio ed intento a spingere il passeggino del figlio per le vie del paese, aveva “osato” invitare un giovane del clan Soriano a moderare la velocità della propria moto vista la presenza di bimbi piccoli nella zona. Per tutta risposta, si erano invece registrati una serie di atti intimidatori nei confronti dei familiari del carabiniere.
Nel mirino del clan, con l’incendio dei mezzi ed il ritrovamento sul cantiere di proiettili e taniche di benzina, anche un imprenditore che stava realizzando delle costruzioni a Mesiano, nel Vibonese. Associazione mafiosa, estorsioni, danneggiamenti, detenzione di armi ed esplosivo i reati, a vario titolo, contestati agli imputati.