La Rai nella “casa degli orrori” di Reggio Calabria: “finte telefonate e complici per calmare gli anziani”

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Durante il programma “Estate in Diretta” si è parlato del caso che ha sconvolto la città di Reggio Calabria: gli anziani di una casa di cura erano costretti a dormire tra feci e urine, un uomo è anche morto. Le parole dell’avvocato dei familiari della vittima

Una vera e propria “casa degli orrori” in cui gli anziani venivano maltrattati, sedati per essere gestiti meglio, cibati con prodotti alimentari scaduti. Le telecamere Rai del programma “Estate in Diretta” sono approdate a Reggio Calabria per raccontare quanto terribilmente emerso dall’indagine investigativa dei Carabinieri del Nas che ha portato all’applicazione della misura cautelare personale degli arresti domiciliari nei confronti di due donne, titolari di una casa di riposo abusiva, e di tre loro dipendenti, gravemente indiziati, secondo l’ipotesi investigativa, dei reati di maltrattamenti verso conviventi e abbandono di persone incapaci, aggravati dall’aver cagionato la morte di un ospite.

L’inviata Sara Verta ha mostrato i sigilli posti nelle strutture della casa di riposo abusiva dove si sarebbero verificati presunti casi di abbandono di pazienti: persone coscienti, ma in condizioni di non essere autonome, che però venivano tenute senza riscaldamento e acqua calda. “I familiari avevano portato gli anziani per essere curati e invece hanno visto aggravare le loro condizioni di salute. Uno dei quindici ospiti della struttura ha perso la vita”, racconta la giornalista menzionando il lungo elenco di orrori commessi. “E’ una casa molto grande, le persone anziane non uscivano da lì, erano quasi tutti allettati”, racconta un uomo che vive nei pressi della struttura. “Dopo che i familiari si fidano, e pagano tanti soldi, queste cose non sono giuste, mi dispiace per gli anziani”, afferma una donna di fronte alle telecamere.

“Certamente vi erano delle condizioni igienico sanitarie scarsissime e certamente la persona deceduta non è stata trattata come doveva essere. Gli anziani venivano tenuti lontani dai propri cari affinché nessuno potesse venire a conoscenza di quanto stava accadendo”, spiega l’avvocato Attilio Parrelli, legale della famiglia della vittima. “Tanto era elevato il grado di malvagità che ad una signora è stato fatto credere che gli operatori stessero parlando al telefono col figlio, invece a parlare era un complice, un altro dipendente, che la invitava a restare lì perché la struttura era buona. In quella casa di riposo, però, in passato c’era stato anche qualche caso di scabbia in questi mesi, giusto per far capire in che condizioni venivano tenuti gli ospiti”, afferma il conduttore Gianluca Semprini. L’inchiesta comunque andrà avanti, si stanno raccogliendo altre testimonianze, tra cui quella di una dipendente che lamentava al titolare mancati cambi d’abito e delle poche docce fatte ai pazienti della struttura.

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