Reggina, Baroni vs Denis? “Ma anche no!”

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Reggina, si sta creando una sorta di dualismo tra Baroni e Denis che in realtà non esiste: uno ha la gestione, l’altro fa i gol. E va bene così

Parlare di “giochetto pericoloso” oggi è esagerato, forse un’eresia, ma non è detto che in futuro non possa portare a ben altre conseguenze, come quelle di creare un dualismo, una sfida, un confronto che – a mio avviso – all’interno non esiste. Baroni vs Denis? “Ma anche no!”. Da qualche settimana, in casa Reggina, non si fa che parlare di questo. Il mister elogia l’attaccante e lo usa con parsimonia, lui risponde sul campo (con annessa storia social).

Tutti felici? Nì. Felice è la squadra, nel suo complesso, che sta ottenendo buoni risultati anche grazie al Tanque. Felice è l’allenatore, che ha tirato il gruppo fuori dalle secche anche grazie al Tanque. Felice è l’argentino, che ieri ha segnato, ma forse sarebbe ancora più felice se giocasse sempre, magari dal primo all’ultimo minuto di ogni partita. E grazie al ***, verrebbe da aggiungere. Chi non vorrebbe giocare sempre? Infelice è invece una parte di tifoseria a cui piacerebbe un utilizzo più frequente di Denis, dall’inizio o comunque non nei minuti finali (che poi, a dispetto di qualche gara in cui non è entrato, spesso il mister lo ha inserito ad inizio o metà ripresa, non proprio nel finale).

Ecco. Già questa discussione, già il solo fatto di metterli a confronto, è un “giochetto pericoloso”. Perché non c’è alcuna rivalità da mettere in risalto e non si deve arrivare alla condizione di dover scegliere. Denis vorrebbe giocare di più come tutti e come tanti altri più esperti e potenziali titolari. Come Menez, come Bellomo prima di Reggina-Pordenone, come Montalto, come Liotti, come Situm e come chiunque altro. Ma la rosa della Reggina è composta da una trentina di calciatori e in campo ci vanno in 11, con la possibilità di 5 cambi. Esiste la gestione di un gruppo, che si fa via via più complessa quanto più è ampio l’organico. Esiste la condizione psicofisica di settimana in settimana di ognuno. Esistono le difese avversarie, che per caratteristiche ed atteggiamento non sono mai tutte uguali. Esiste l’andamento di una gara che può prendere una piega piuttosto che un’altra in base a tanti fattori e per cui occorre questo o quell’attaccante, questo o quel centrocampista.

Denis è stato utilizzato quando e come serviva. E’ stato utilizzato nel momento esatto in cui poteva far più male e contro avversari che per caratteristiche e sviluppo della gara potevano essere maggiormente travolti dalla sua voglia e dalla sua forza. Per German Denis le parole non sono finite e non finiscono mai. Siamo i primi, su queste pagine, a tessere le lodi di un calciatore che ormai qui è diventato bandiera (e non ne vedevamo da anni). L’impegno c’è sempre stato, ma quanto ha pagato lo stesso calciatore in termini di utilizzo nel girone d’andata? In mancanza di alternative, ha cantato e portato la croce, con la conseguenza di continue ricadute e di una condizione ottimale ritrovata solo ad inizio girone di ritorno. E non si dimentichi la scorsa stagione, quando è sceso in campo con costanza a ottobre inoltrato e si è sempre alternato ora con Reginaldo e ora con Corazza. Chiamasi gestione, sfruttando i momenti e le situazioni, e succede in ogni squadra del mondo (non si dimentichi Ronaldo nell’ultimo anno al Real, quando Zidane lo preservava dal campionato per averlo fresco in Champions).

La bravura di un allenatore sta anche nel far capire al calciatore che è importante e che lo è proprio perché viene utilizzato nel modo corretto. Che poi, a un professionista serio come German Denis, certe cose non le devi neanche spiegare. E siamo sicuri che Baroni non lo debba fare.

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