Dpcm e chiusure, i ristoranti aperti non potevano essere multati: la Cassazione dà ragione al movimento #IoApro

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Una sentenza della cassazione dà ragione ai ristoratori di #IoApro, in protesta le scorse settimane: i loro locali non potevano essere multati

Hanno chiuso per mesi le proprie attività, rispettando le regole nonostante le grosse difficoltà economiche di cui dovevano farsi carico e di cui si sarebbero fatti carico nei mesi a venire. Poi però, dopo tanta pazienza, la categoria dei ristoratori e dei commercianti ha detto basta, riaprendo i propri locali – nonostante i Dpcm – in segno di protesta contro le misure restrittive del Governo per l’emergenza Coronavirus. Tra i promotori dell’iniziativa anche il movimento #IoApro, nato a gennaio da alcuni ristoratori a difesa della categoria. Alla loro apertura, ovviamente, hanno fatto seguito le sanzioni. Ma, è notizia di pochi giorni fa, una sentenza della Corte di Cassazione ha dato ragione ai commercianti, affermando come il penale non possa essere applicato di fronte a quelle decisioni.

Tra i promotori di #IoApro c’è il ristoratore musulmano Mohamed El Hawi, per tutti Momi. “Abbiamo ricevuto questa notizia meravigliosa e cercheremo di far arrivare la notizia alle orecchie di quante più persone possibili perché è arrivato davvero il momento di dire basta. Basta alle chiusure, basta alla paura – ha detto alla Gazzetta di Lucca –  Le sanzioni? Dovrebbero essere illegittime anche quelle, ma al momento nessuno si è ancora esposto su questo dettaglio. Ci sono moltissime persone che non hanno riaperto proprio per paura delle ripercussioni penali, noi siamo qui per dirgli di non averne più, di riaprire tutti insieme”.

Il legale dei rappresentati di #IoApro, Lorenzo Nannelli, ha spiegato che “nessun titolare d’azienda può essere punito penalmente se apre, mentre le multe, come recentemente statuito dal tribunale di Reggio Emilia sono illegittime. L’iniziativa è lecita sotto tutti i profili”.

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