Messina, Fiumara D’Arte piange Hidetoshi Nagasawa: grande scultore, performance artist e architetto [FOTO]

StrettoWeb

L’artista è uno dei pilastri fondanti dell’arte contemporanea e degli artisti di Fiumara d’Arte, celebre per le sue sculture tra cui la Stanza di Barca d’Oro (Parco Fiumara d’Arte), Mistero per la Luna (museo-albergo Atelier sul Mare), eRinascita (centro culturale “I mercati generali” Catania)

Hidetoshi si è sempre distinto per la ricerca infrenabile del tempo perduto che è la storia della sua creatività” – dichiara il mecenate Antonio Presti – “Il tempo è l’elemento imprescindibile per tutti gli artisti, con esso devono fare i conti musicisti, registi, poeti, ma più di ogni altro chi crea un ambiente, un percorso. “Stanza di barca d’Oro” che ho progettato insieme al mio grande amico Hidetoshi in Contrada Romei a Mistretta, ne è l’esempio più lampante. Mentre l’espediente di sigillare la stanza per cento anni nega il passaggio del tempo, noi siamo costretti a confrontarci con esso tutti i giorni. La bellezza dell’arte non muta perché risiede in un’idea e dura più a lungo di quella umana: L’Arte e il Bello ci sopravvivono”.

Negli anni ’80 Nagasawa conosce Antonio Presti con il quale dà vita ad uno stretto sodalizio intellettuale e artistico.  Nel 1989 insieme realizzano “Stanza di Barca d’Oro”. Scavata in una parete del monte che lo delimita, nel letto del fiume Romei (Mistretta – Messina), l’opera è di una straordinaria suggestione e bellezza: un vano ipogeo, introdotto da un corridoio sotterraneo di 35 metri rivestito di lastre metalliche, nel quale si evidenzia la sagoma di una barca capovolta rivestita di foglie d’oro, raccordata al suolo dal suo albero maestro in marmo rosa. Dal silenzio materiale, anche se animato dalle mille sottili voci della natura circostante, si accede al grande silenzio spirituale della stanza, nella quale la barca è sospesa al centro. L’opera concettuale è nata per essere chiusa per 100 anni, ed è stata sigillata con una porta per far sì che essa potesse vivere “solo attraverso l’energia mentale della memoria”.  Altra componente indispensabile dell’opera è lo spazio, uno spazio che noi sappiamo esistere, ma che ci viene negato, una soluzione molto vicina al concettualismo degli esordi di Nagasawa: rendere visibile l’invisibile, ma anche il suo inverso. La luce non è visibile, la trasformazione alchemica dell’oro non è osservabile eppure l’energia fisica che viene sprigionata è percepibile, l’opera si colloca sulla soglia, in uno spazio Zen, luogo mentale.

Altra considerevole presenza dell’artista Nagasawa nella ricca collezione della Fondazione Antonio Presti – Fiumara d’Arte, è la stanza d’autore Mistero per la Luna  (museo-albergo Atelier sul Mare, Castel di Tusa – Messina). La stanza-meditazione è costituita da due ambienti caratterizzati da una essenzialità fortemente cercata e dall’uso esclusivo del bianco nelle pareti e dell’oro dei lastroni di ottone con cui è realizzato il pavimento. L’unica illuminazione artificiale concessa è quella di una candela in una piccola nicchia anch’essa imbiancata che ne diffonde la luce, e quella del riverbero della luna o del sole sul pavimento. Punto energetico ma anche individuazione fisica ulteriore di “una stanza nella stanza”, l’ottone ritorna in una struttura a se stante, staccata dalle pareti, che ne segna il perimetro. La stessa struttura viene riproposta nel bagno ma dipinta. Il letto centrale è scultura funzionale, emergenza, letto ma anche punto di appoggio, scrivania. Il processo di creazione dell’artista non ha come fine il “mettere”, l’aggiungere (luci, suppellettili) ma il “togliere”, tornare all’essenzialità nell’esclusivo rapporto tra la luce e la materia.

Sempre su commissione del mecenate e artista Antonio Presti, Nagasawa realizza l’installazione Rinascita: Quarantanove barche sospese tra la memoria e la luce.  Il viaggio è sempre stato un elemento importante nella vita di Hidetoshi Nagasawa. Il viaggio è la ricerca di un’idea, non un percorso stabilito e stimolante, ma alquanto pericoloso perché non sappiamo partendo dove stiamo andando e se possiamo tornare. La poetica nelle opere di Nagasawa è il miracolo dell’equilibrio, l’idea di tensione e di precarietà, la percezione dei sensi. “Ogni fenomeno dell’universo” – dichiarava Nagasawa – “nasce come un’onda di interferenza tra il tempo presente ed il tempo passato, oppure il tempo presente ed il tempo futuro. Cioè un flusso che influenza anche a ritroso il presente che può influenzare il passato. Insomma, vorrei dire che il tempo non esiste”. L’installazione Rinascita è la “barca”, metafora del viaggio di Nagasawa, affiora il 17 giugno 2000 a Catania, nel laghetto del circolo culturale “I Mercati generali”. Una barca che si trasforma ne “le 49 barche luminose”, divenendo multipla e rendendosi manifesta a tutti con sette grandi canoe dorate, che, a loro volta dentro il loro ventre, ne contengono ciascuna altre sette. 49, in tutto, è cioè rinascita, secondo l’antica cabala. In un dinamico equilibrio tra esterno e interno, spiazzando la percezione con l’inganno visivo, le tante presenze oscillanti sull’acqua si accendono la sera per testimoniare la continuità di un percorso creativo che riesce a superare il senso e il segno del tempo.

Nato a Tonei, in Manciuria nel 1940, Hidetoshi Nagasawa è stato non solo un grande scultore, ma anche un performance artist e un architetto. Iniziò infatti la sua carriera proprio come architetto, dopo aver frequentato il corso di “Architettura e interior design” presso la Tama Daigaku di Tokyo, dove si laureò nel 1963. All’età di ventisei anni decise di smettere la carriera di architetto per dedicarsi esclusivamente all’attività artistica. Lasciò così il Giappone e con soli cinquecento dollari e una bicicletta raggiunse la Turchia, ma mentre si accingeva a far ritorno in patria l’ascolto alla radio di un’opera di Mozart lo spinse a proseguire: s’imbarcò così su un traghetto che lo avrebbe portato in Grecia e, da lì, con la sua bicicletta, sbarcò a Brindisi. Il viaggio per l’Italia, toccò Napoli, Roma, Firenze, Genova e Milano. In quest’ultima cIttà, gli rubarono la bicicletta (come lo stesso Nagasawa ha raccontato), e così decise di fermarsi nell’agosto del 1967. Il viaggio di Nagasawa seguiva un pensiero tipicamente zen: non proporsi dove arrivare, ma far tesoro di ogni esperienza vissuta per il raggiungimento del profondo sé, che per l’artista si sublimerà con la pratica dell’Arte. A partire dal 1969 cominciarono le varie mostre ed esposizioni nazionali ed internazionali che avrebbero contribuito a diffondere la fama dell’artista giapponese in tutto il mondo – in particolare in America, Belgio e Giappone – e rendere le sue opere pezzi ricercati sul mercato internazionale. Nel corso della sua carriera pluriennale, Nagasawa ha preso parte a varie edizioni della Biennale di Venezia (1972, 1976, 1982, 1988, ecc.)  e, nel 1992, alla 9ª edizione di Documenta, la più importante esposizione di arte contemporanea a livello mondiale.

Condividi