Oltre all’Obelisco, sono messi in luce i vari elementi figurativi, e protagoniste sono pure le due chiese gemelle, come vengono chiamate Santa Maria in Montesanto (1675) e Santa Maria dei Miracoli (1678), e la moltitudine di persone chiamata in scena per servire a raffigurare l’importanza, il valore della mistica e la centralità del luogo.
Le croci reali sulle cupole e sui campanili sono vinte, forza e vigore, da figure umane che rendono esplicita l’intenzione pittorica di intravedere prospettive e spazi di dialogo e confronto fra i popoli e le varie religioni qui affrontate a partire dall’antico Egitto. Il punto cruciale – è il caso di dirlo – di questo sostanzioso dipinto sta dunque nel ritrovare le coscienze più fortemente collegate e tese alla condivisione di idealità e conoscenze quale prima grande percezione di una saggezza superiore.
Il linguaggio è svolto in piena libertà pittorica, le pennellate sono corpose, ben evidenti, e le cromie – fortemente contrastanti e prive di gradazioni e sfumature – favoriscono il ricordo del Mercato Orientale di Gerusalemme in Israele. Le tinte non contano più nella loro autonomia, ma sono fuse dalla luce, un colore assunto quale principio di luce ed in questa Luce si realizza il rapporto tra uomo e divinità.