Dalla rilevazione delle coordinate geografiche e con l’ausilio del SIM ( Sistema Informativo della Montagna)- in uso a tutti i Comandi Stazione del Corpo Forestale dello Stato- veniva accertato che la zona ricadeva all’interno del Parco Nazionale d’Aspromonte e allo scopo di individuare l’area segnalata venivano organizzati dei servizi appiedati stante la natura accidentata del terreno difficilmente raggiungibile con gli automezzi.
Individuata la zona, si constatava che si trattava della coltivazione di una piantagione di canapa indiana, composta da n. 105 arbusti con altezza variabile da cm 1,60 a cm 1,95 che venivano irrigate, tramite una fonte di acqua naturale posta a monte e collegata alla piantagione mediante l’interramento e l’occultamento di tubi di gomma che giungevano nelle vicinanze delle piazzole dove era stato realizzato un impianto idrico a goccia che rilasciava gradualmente l’acqua. Dopo alcuni giorni di appostamenti per cercare di sorprendere invano i “coltivatori”, il personale notiziava la Procura di Palmi, procedeva all’estirpazione e alla distruzione delle piante di canapa con l’eccezione di cinque piantine poste sotto sequestro e messe a disposizione dell’A.G. per le analisi di rito e in particolare per verificare la presenza del principio attivo Delta 9-THC. Il rinvenimento e la distruzione delle piante costituisce un duro colpo alle attività illecite delle famiglie criminali che operano nell’area ed avrebbe fruttato svariate migliaia di euro, e rientra nel costante servizio di controllo del territorio mirato alla prevenzione e repressione dei reati ambientali , compito precipuo del Corpo Forestale dello Stato.