Messina, Camera di Commercio: i sindacati spingono per l’accorpamento, Picciotto scrive ai dipendenti

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Non si placano le polemiche sul futuro dell’ente camerale cittadino. Ieri il commissario De Francesco ha fatto il punto della situazione nella sede di Piazza Cavallotti, condividendo con le organizzazioni del sistema la scelta sul futuro accorpamento.

Cgil, Cisl e Uil hanno espresso, nel corso dell’incontro, la propria posizione favorevole rispetto all’istituzione di una Camera della Sicilia Orientale. Questa, com’è noto, dovrà raggruppare Messina, Catania, Siracusa e Ragusa. “Tale opzione – dicono in coro le tre sigle – è l’unica, a normativa vigente, capace di garantire futuro occupazionale e il pagamento delle pensioni, insieme alla piena capacità di promuovere le imprese e il sistema economico del territorio e, per tale via, sviluppo e occupazione. Qualora la politica ritenesse di modificare il percorso della riforma, prevedendo la presenza delle Camere di Commercio in tutte le Città metropolitane, sarà sufficiente adottare i necessari provvedimenti legislativi con le relative coperture finanziarie. A quel punto – concludono Cgil, Cisl e Uil – sarà necessario adeguarsi al mutato quadro normativo“.

All’incontro erano presenti 14 organizzazioni. Non c’era la Confcommercio di Carmelo Picciotto. Questi, dopo aver diffidato De Francesco dal ratificare qualunque atto abbia una rilevanza politica sul futuro dell’ente, ha scritto una lettera ai dipendenti della Camera, rispedendo al mittente le accuse che lo vedevano artefice di un piano redatto a danno dei lavoratori. “Qualcuno – scrive Picciotto – ha generato un falso allarme, sostenendo che a giugno prossimo non saranno pagati gli stipendi. Questo non è assolutamente vero. La Confcommercio e le altre associazioni che si stanno battendo per l`indipendenza della Camera di Commercio di Messina sono consapevoli del fatto che la «battaglia» possa essere vinta, perché al Senato sarà discusso un emendamento per evitare l’accorpamento agli Enti delle città metropolitane che non raggiungono il tetto delle 80mila aziende. Il termine del 28 febbraio prossimo, contrariamente a quanto detto, non è perentorio ma ordinatorio. Da ultimo – conclude il numero uno di Confcommercio –  vorrei aggiungere che nel caso non fosse possibile ottenere la deroga, non è detto che la nostra Camera di Commercio si debba accorpare a Catania. Esistono altre possibilità che le associazioni datoriali hanno il diritto di valutare serenamente“.

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