l’applicazione della misura della custodia cautelare in carcere nei confronti di :
- FUMIA Placido, nato a Messina il 24.11.1958, ivi residente in via Liguria n° 140 is.11/bis, sc. 11, dipendente dell’ATM;
- BATESSA Giovanni, nato a Messina il 31.03.1965, ivi residente in via Santa Lucia pal. 15 s.n. – Contrada Campolino;
l’applicazione della misura cautelare degli arresti domiciliari nei confronti di :
- URBINO Giuseppa, nata a Messina il 09.11.1967, ivi residente in via Santa Lucia pal. 15 s.n. – Contrada Campolino, coniuge di BATESSA Giovanni;
- RIZZO Vennero, detto “Nando”, nato a Messina il 20.11.1973, ivi residente in Via Palermo n° 23, is. 13/C;
Tutti ritenuti responsabili dei reati previsti dall’art. 416 c.p. ed art. 625 n.7 c.p. (associazione per delinquere finalizzata alla commissione di furti aggravati);
la misura dell’obbligo di dimora nel comune di residenza nei confronti di:
- ALLEGRA Rosario, nato a Messina il 21.02.1961, ivi residente in Via Polveriera n° 50/2 pal. F.
ritenuto responsabile del reato previsto dall’art. art. 625 n.7 c.p. ( furto aggravato)
nonché, l’applicazione della misura cautelare dell’obbligo di presentazione alla P.G. nei confronti di :
- SIRACUSANO Antonino, nato a Messina il 06.03.1974, ivi residente in via Marco Polo n° 477;
- PANDOLFINO Antonino, nato a Messina il 22.11.1965, ivi residente in via Paterna snc, Larderia Inferiore
- LUCA’ Letterio, detto “Lillo”, nato a Messina il 12.02.1980, ivi residente in via Palazzine n° 14;
- JARIB Mohamed, nato a Sattat (Marocco) il 28.07.1978, residente in Messina in via San Sebastiano n° 8, Larderia Superiore;
tutti ritenuti responsabili del reato previsto dagli artt. 81 e 648 c.p. (ricettazione continuata).
Nel corso della medesima serata, circa a mezzanotte, il BATESSA usciva di casa per recarsi con l’autovettura Alfa Romeo presso la sede dell’ATM attendendo un segnale del complice FUMIA per entrare all’interno del piazzale con il proprio furgone e parcheggiarlo tra gli autobus. Quindi prelevava numerosi bidoni dal proprio mezzo e li riempiva con il gasolio che sottraeva dagli autobus con l’ausilio del complice che sovraintendeva alle operazioni controllando che nessuno li sorprendesse. Finita l’operazione, il BATESSA caricava i bidoni sul furgone che subito dopo parcheggiava nei pressi della sede dell’ATM per fare poi ritorno a casa. Il predetto recuperava quindi il furgone contenete il gasolio nelle prime ore del mattino. L’attività di P.G. consentiva di scoprire la presenza nel piazzale adiacente l’abitazione del BATESSA, sita in Santa Lucia Sopra Contesse, di un vero e proprio impianto di distribuzione deputato alla vendita del carburante a prezzi concorrenziali ove si recavano quotidianamente autovetture e addirittura pulmini i cui serbatoi venivano riempiti tramite pompa che attingeva direttamente dai bidoni collocati su una scala posta fuori dal box. Tali operazioni illecite erano solitamente precedute da telefonate fatte dal BATESSA ai successivi acquirenti del gasolio e viceversa.
L’attività investigativa acclarava il proseguo dell’attività criminosa sino alla data odierna cristallizzando alcuni comportamenti standardizzati che mettevano in luce come tra i componenti dell’associazione a delinquere necessitavano pochissimi cenni d’intesa per concordare l’esecuzione dell’attività criminosa ormai collaudata in tutti i suoi aspetti operativi. Infatti, il FUMIA attendeva il complice BATESSA all’entrata della sede dell’ATM dopo essersi dato il cambio con il collega del turno precedente quindi quest’ultimo si introduceva nell’area a bordo del suo furgone che veniva collocato tra gli autobus in sosta. Il FUMIA spostava un mezzo pesante per occultare la presenza del furgone e poi cominciavano a scaricare i bidoni vuoti al fine di riempirli del gasolio sottratto ai mezzi dell’ATM. L’attività di P.G. ha consentito di constatare che durante le notti in cui venivano commessi i fatti delittuosi era solo il FUMIA a svolgere il servizio di portineria anche quando per quel giorno vi dovesse provvedere altro dipendente dell’azienda municipalizzata. L’attività investigativa ha evidenziato che gli indagati si sono organizzati nei modi sopra descritti nei mesi di ottobre, novembre e dicembre 2013 nonché nei mesi aprile, giugno, ed ottobre 2014 per sottrarre ingenti quantitativi di gasolio in danno dell’ATM. Il dipendente infedele dell’azienda municipalizzata Fumia coadiuvava costantemente il Badessa nelle operazioni illecite presentandosi sul posto sia nei giorni in cui era comandato di servizio sia in quelli in cui era in riposo ottenendo cambi con i colleghi.
FUMIA Placido, BATESSA Giovanni, URBINO Giuseppe e RIZZO Vennero hanno dato vita ad un’organizzazione destinata a durare nel tempo nell’ambito della quale ciascuno forniva il proprio apporto. La ripetitività delle condotte illecite attuate secondo procedure consolidate dimostra come l’operato degli indagati, tutt’altro che episodico, si è tradotto in un’attività imprenditoriale di estrema redditività. In particolare, il FUMIA ha approfittato del suo ruolo all’interno dell’ATM per consentire l’accesso del BATESSA nel piazzale di deposito degli autobus sia nei giorni in cui era in servizio di guardiania sia allorquando lo erano altri colleghi complici o conniventi. Il BATESSA ha materialmente proceduto alla sottrazione del gasolio ed alla successiva vendita dello stesso a privati ad un prezzo scontato. La URBINO Giuseppa, moglie del BATESSA, seguiva il marito che portava il furgone nel sito in cui la sera stessa lo avrebbe utilizzato per caricare il gasolio rubato e lo riaccompagnava a casa a bordo dell’auto con cui precedentemente lo aveva scortato. La stessa in molte occasioni era presente allorquando i clienti dell’improvvisato rifornimento allestito nel piazzale antistante la propria abitazione si recavano per riempire i serbatoi dei propri mezzi.
Il RIZZO Vennero agevolava la fiorente attività della famiglia BATESSA provvedendo a rifornire di gasolio i clienti che di volta in volta si presentavano presso il rifornimento famigliare e forniva il suo aiuto al BATESSA, accompagnandolo presso la sede dell’ATM allorquando la moglie non era disponibile a farlo. L’indagine della DIGOS ha scoperto un’organizzazione che privava continuamente gli autobus destinati al trasporto pubblico del carburante occorrente evidenziando che gli odierni indagati non solo mostravano totale disprezzo per la cosa pubblica e per i bisogni della collettività, che conta su scarse risorse economiche, ma è scellerata anche per il rischio cui ha esposto la comunità. Infatti, il trasporto senza alcuna cautela di liquidi infiammabili, analogamente al versamento ed riempimento di recipienti del gasolio a mezzo di strumenti rudimentali, costituiscono espressione di una non comune pericolosità. Un conteggio sulla quantità di gasolio asportato dagli odierni arrestati, a far data dall’ottobre 2013 a tutt’oggi, fa rilevare una perdita da parte dell’A.T.M. di oltre € 80.000. Poichè sulla base dei riscontri, si suppone che l’attività illecita posta in essere dall’associazione criminale possa aver avuto avvio nel dicembre 2011, ben prima dell’avvio di questa indagine, se ne deduce che il conteggio empirico sulla quantità di gasolio illecitamente asportato, a far data dal dicembre 2011 a tutt’oggi, fa rilevare una perdita economica per l’A.T.M. di oltre € 250.000 ed il contestuale guadagno da parte dell’associazione criminale di oltre € 180.000. Nell’ambito del procedimento penale in voce risultano indagati ulteriori sedici soggetti, tra cui diversi dipendenti dell’A.T.M., in quanto ritenuti responsabili a vario titolo dei reati sopra indicati.