“Una lotta dura e infida percorreva l’Italia. Una lotta che, come nessun altra, aveva deciso la storia della Calabria, delle sue forme economiche e civili, della sua democrazia. Fu quella tra lo stato di diritto e la criminalità organizzata. Avevamo conosciuto il nemico per poterlo combattere, avevamo le idee chiare di chi era e come si comportava il più pericoloso avversario del popolo calabrese. Sapevamo che l’organizzazione pastorale era incessantemente animata da una spinta espansiva che l’avrebbe portata a colonizzare aree intere dell’Italia settentrionale, dell’Europa, dell’America, dell’Australia. Sapevamo che la vera forza della mafia stava al di fuori della ‘ndrangheta stessa e che, senza quelle fittissime reti, sarebbe stata ridotta all’impotenza. Era il “sistema mafioso” ad essere una forza sociale e criminale, che progettava di colonizzare quanto più territorio possibile, con una capacità unica rispetto alle altre organizzazioni criminali. Non si poté battere la ‘ndrangheta perché …”
Presentato a Gerace (RC) il libro di Cosimo Sframeli “A ‘Ndrangheta”
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