Il nodo centrale della querelle verte sulla modalità di nomina dell’architetto Giovanni Foti, la cui ascesa contrasterebbe con quanto disposto dall’articolo 19 dello Statuto A.T.M. Esso, infatti, determina fra le altre cose i compiti del Direttore Generale, specificando che tale carica può essere assegnata solo attraverso un concorso pubblico, “bandito dal Consiglio di Amministrazione con l’intervento di almeno quattro Commissari oltre al Presidente”. Vi sarebbe pertanto, nella ribalta di Foti, un possibile vizio di forma rispetto a quanto stabilito dall’iter.
Di più: secondo Zuccarello, al momento “si parla di collaborazione tra le due Aziende, ma non si ha conoscenza dell’esistenza di alcun contratto o protocollo d’intesa che ne regoli il rapporto. E’ doveroso da parte di un’Amministrazione che si professa paladina della trasparenza, rendere edotto il Consiglio Comunale e i cittadini degli atti, modalità e direttive con cui procede alla gestione delle proprie partecipate”.
Da qui l’attenzione si sposta non già sul ruolo che Foti dovrà svolgere, già oggetto di notevoli perplessità, bensì sulle clausole presenti nel suo contratto. Nello specifico: ai 90 mila euro di base, quali benefit sono aggiunti? Non sarebbe opportuno, chiede Zuccarello, soddisfare la legittima curiosità del Consiglio, offrendo le opportune delucidazioni sul contratto e sul protocollo d’intesa?