Riforma dell’Editoria: ecco il testo del decreto approvato dal Senato

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Il decreto editoria approvato oggi dall’Aula del Senato in prima lettura (scade il 20 luglio), ridisegna i requisiti di accesso ai contributi pubblici, in modo da renderli piu’ selettivi, per stampa di partito, societa’ cooperative e detta nuove norme sulla rete di distribuzione della stampa quotidiana e periodica, mentre e’ rimandato a un ordine del giorno il capitolo dell’emittenza radiofonica e televisiva locale. Il principale criterio scelto e’ la correlazione tra contributi e vendite effettive delle testate, con un determinante salto di qualita’ rispetto al requisito della legislazione precedente, ed ai livelli di occupazione professionale. Cosi’ il testo approvato dall’Aula di Palazzo Madama fissa per le testate nazionali in 25%, cosi’ come proposto da un emendamento del vicepresidente della commissione Cultura del Senato, Vincenzo Vita (Pd), e fatto propriodalla commissione, il rapporto tra copie vendute e distribuite (nelle edicole, escluso lo strillonaggio o le vendite in blocco), correggendo sia il 30% fissato nel testo del decreto che sforbiciava la quasi totalita’ degli aventi diritto, sia, in maniera significativa, l’attuale 15%, che al contrario rappresentava un filtro troppo esiguo. E’ del 35% il rapporto fissato per le testate locali. La definizione di testata nazionale e’ stata modificata da un emendamento della Lega Nord, fatto proprio dalla commissione, che indica quale testate nazionali quelle distribuite in almeno 3 regioni (precedentemente era 5 il numero delle regioni di copertura richiesta), con una percentuale di distribuzione in ciascuna di esse non inferiore al 5% della propria distribuzione totale. Per accedere ai contributi le cooperative editrici, oltre a garantire il fatto di essere composte esclusivamente da giornalisti, poligrafici, grafici editoriali, con prevalenza di giornalisti, e che abbiano la maggioranza dei soci dipendente della cooperativa con contratto a tempo indeterminato, cosi’ come previsto dal decreto varato dal Cdm, ”devono comunque essere in possesso del requisito della mutualita’ prevalente per l’esercizio di riferimento dei contributi”, cosi’ come stabilito in un emendamento inizialmente della Lega Nord, fatto proprio dalla commissione. Per il resto il requisito occupazionale prevede che le societa’ editrici di testate quotidiane abbiano almeno 5 dipendenti con contratto a tempo indeterminato per l’intero esercizio di riferimento, mentre per le testate periodiche tali dipendenti scendono a 3. Una novita’ e’ stata inserita nel passaggio in Aula nei contributi a favore dei periodici italiani pubblicati all’estero: con parere favorevole di relatori e governo a un emendamento Pd riformulato, ”a decorrere dai contributi relatovi all’anno 2012 e’ autorizzata la corresponsione dell’importo complessivo di 2 milioni di euro in ragione d’anno, di contributi a favore di periodici italiani pubblicati all’estero da alemno 3 anni e di pubblicazioni con periodicita’ almeno trimestrale esite in Italia e diffuse prevalentemente all’estero da almeno 3 anni anche a titolo oneroso per le pubblicazioni on line”. Approvato anche un emendamento Perduca-Poretti-Vita indirizzato specificataente a Radio Radicale, come ha sottolineato in Aula il senatore Ln, Sergio Divina che stabilisce come ”per i contributi relativi all’anno 2010 le imprese radiofoniche private che abbiano svolto attivita’ di informazione di interesse generale, mantengono il diritto all’intero contributo previsto. A tal fine si provvede prioritariamente nell’ambito delle risorse finanziarie disponibili per il riparto percentuale fra gli aventi diritto”. Per quanto riguarda i costi ammissibili cui commisurare il contributo, con l’approvazione di un emendamento dei relatori, Malan e Adamo, vale la ”quota fino al 50% dei costi sostenuti per il personale dipendente, per un importo massimo di 120 mila euro annui e di 50 mila euro annui rispettivamene per ogni giornalista e per ogni poligrafico assunti con contratto a tempo indeterminato, per l’acquisto di carta,, per la stampa, per gli abbonamenti ai notiziari delle agenzie di stampa” mentre restano esclusi i canoni di locazione per gli immobili destianti alla produzione e per la distribuzione. Con il via libera ad un’ulteriore emendamento Pd, si stabilisce che ”l’importo complessivo di tale quota non puo’ comunque essere superiore a 2,5 milioni di euro per i quotidiani nazionali (erano 2 milioni nel testo del decreto, ndr), a 1,5 milioni per i quotidiani locali e per le imprese editrici di quotidiani delle minoranze linguistiche francesi, slovene, tedesche e ladine delle Regioni Valle d’Aosta, Friuli Venezia Giulia e Trentino Alto Adige, e per i quotidiani italiani editi e diffusi alle’estero (legge 7/8/90 n.250) (rispetto a 1,3 milioni del testo del decreto) e a 300 mila euro per i periodici”. Ritoccati da 0,20 a 0,25 i costi riconosciuti per ogni copia venduta di quotidiani nazionali, da 0,15 a 0,20 per i quotidiani locali e da 0,35 a 0,40 per i periodici (emendamento dei relatori Adamo e Malan). Novita’ vengono introdotte anche per quanto concerne l’editoria digitale, che viene ‘delegificata’ (con una semplificazione delle norme giuridico-formali) per quanto concerne i periodici web e i blog o siti di piccole dimensioni. Un emendamento a prima firma del senatore Pd, Vincenzo Vita, fatto proprio dalla commissione, stabilisce che ”le testate periodiche realizzate unicamente su supporto informatico e diffuse unicamente per via telematica, ovvero on line, i cui editori non abbiano fatto domanda di provvidenze, contributi o agevolazioni pubbliche e che conseguano ricavi annui da attivita’ editoriale non superiori a 100 mila euro non sono soggetti agli obblighi” di legge previste per la stampa del mondo analogico. Lo stesso emendamento precisa che per ricavi annui da attivita’ editoriale si intendono i ricavi ”derivanti da abbonamenti e vendita in qualsiasi forma, ivi compresa l’offerta di singoli contenuti a pagamento, da pubblicita’ e sponsorizzazioni, da contratti e convenzioni con soggetti pubblici e privati”. Per il resto, l’art.3 del decreto editoria intende favorire il passaggio sul digitale delle testate fruitrici dei contributi, garantendo gli stessi nel caso di passaggio digitale on line anche non esclusivo (e anche a titolo non oneroso), ma garantendo almeno 240 uscite annuali e 10 articoli al giorno (novita’ quest’ultima introdotta in Aula con un emendamento Lega Nord) per i quotidiani, 45 per i settimanali e plurisettimanali, 18 per i quindicinali, 9 per i mensili, in formato non inferiore a quattro pagine per numero. In tal caso le testate sono esonerate dai requisiti di accesso al contributo posti per il cartaceo. Nei primi due anni sono previste inoltre ulteriori incentivazioni relative ai costi sostenuti per le pubblicazioni esclusivamente in formato digitale. Sempre restando in area digitale un emendamento trasversale, approvato in commissione, fa rientrare la pubblicita’ on line (e sulle diverse piattaforme anche in forma diretta, incluse le risorse raccolte da motori di ricerca, da piattafome sociali e di condivisione) nel paniere dei ricavi del Sic (Sistema integrato di comunicazioni) funzionale al calcolo del tetto del 20% previsto dalla legge. Le imprese concessionarie di pubblicita’ di cui sopra sono inoltre obbligate ad iscriversi nel registro degli operatori di comunicazione. Grazie all’approvazione di un emendamento della commissione si interviene quindi a sostegno delle associazioni non profit. L’emendamento approvato dalla commissione prevede che le associazioni onlus potranno avere le stesse tariffe postali agovolate cosi’ come i grandi quotidiani. Sulla distribuzione, infine, il decreto interviene imponendo a edicole e rivenditori, a partire dal primo gennaio 2013, la tracciabilita’ delle vendite e delle rese dei giornali quotidiani e periodici attraverso l’utilizzo degli opportuni strumenti informatici e telematici basati sulla lettura dei codici a barre. Per favorire l’adeguamento tecnologico degli operatori e’ previsto un credito di imposta per il 2012 nel limite di 10 milioni di euro, da finanziare attraverso risparmi. La disposizione mira anche alla diffusione della moneta elettronica.

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