Ultimi. Lo eravamo, lo siamo ancora. Nella classifica della Qualità della Vita stilata dal Sole 24 Ore, giunta alla sua 36ª edizione, Reggio Calabria risulta in 107ª posizione, ovvero l’ultima del ranking, stessa posizione occupata l’anno scorso. La riconferma di una maglia nera che dovrebbe far riflettere, ma che tanto nel 2024, quanto nel 2025, stupisce alcuni cittadini, suscita moti d’orgoglio da parte della politica che governa (contenta di questa doppietta), viene commentata con il sorrisetto di chi è convinto che che i dati siano fuori dalla realtà.
Possono dei freddi numeri, degli indicatori di ‘dubbia identità’, interpretare correttamente la reale qualità della vita a Reggio Calabria? Secondo il reggino medio, assolutamente no. Matematica, studi, indicatori vengono messi in secondo piano rispetto alla percezione del reggino che, confinato nelle quattro pareti ben definite della sua chiusura mentale, non vuole sentire ragioni.
Perchè c’è il mare, c’è il sole, tutto sommato si sta bene. Sì, ci si lamenta per natura, perchè siamo tutti “un po’ così”, però poi Reggio è Reggio, manca a tutti quando ce ne andiamo, non vediamo l’ora di tornarci. Il problema è che appena messo piede fuori dalla città ci si rende conto anche di una cosa importante, che nelle sviolinate social con foto di tramonti e sfondi da cartolina spesso viene dimenticata: il grande divario che c’è con il resto d’Italia.
Il maledetto campanilismo, orgoglioso e ignorante, non ci fa ammettere che di problemi ce ne sono. E sono pure tanti. L’indagine del “Sole 24 Ore” si basa su 90 indicatori, suddivisi in 6 macrocategorie tematiche (a loro volta composte da 15 indicatori): ricchezza e consumi; affari e lavoro; ambiente e servizi; demografia, società e salute; giustizia e sicurezza; cultura e tempo libero. E Reggio è nei bassifondi in tutte.
Perchè Reggio Calabria è ultima per Qualità della Vita?
Se anche fossimo “primi nel mare” e “primi nel sole”, nel resto dei parametri siamo collocati in posizioni imbarazzanti. Reggio Calabria occupava una posizione oltre la 100ª per 16 indicatori su 90 nel 2024, nel 2025 è peggiorata con 27 indicatori su 90. Al posto di scalare la classifica, continua a ‘scavarla’. I problemi sono sotto gli occhi di tutti, tant’è che bisognerebbe parlare anche di “qualità della vista” per chi fa finta di non vedere, o non capire.
Parliamo di strade dissestate, di acqua che d’estate latita e nel resto dell’anno diminuisce superato un certo orario. Parliamo degli annosi e irrisolti problemi con la spazzatura, o delle difficoltà lavorative che spingono giovani e professionisti a cambiare città per costruirsi il proprio futuro. Dello sport non ne parleremmo nemmeno, invece. Come spesso sottolineiamo, è lo specchio della città: Reggina in un “momento magico” a centro classifica in Serie D; Viola in B Interregionale (categoria equivalente), squadre abituate a vivere la Serie A in anni in cui la qualità della vita a Reggio Calabria era decisamente più alta.
E ancora, il turismo, migliorato grazie al potenziamento dell’aeroporto, ma che si scontra con una mediocre offerta culturale-sociale e le problematiche ricettive che, per stessa ammissione dell’Amministrazione risalente a quest’estate, costringono i turisti a soggiornare una notte e poi andare via impedendo di capitalizzare al meglio la presenza anche di un flusso maggiore. Certo, se poi il Sunsetland con l’Arena vuota è il massimo che offriamo…
Esagerazioni? Reggio Calabria è alla posizione numero 107 (l’ultima) per la somma di diversi pessimi piazzamenti: 107ª per “Affari e lavoro”, per “Ambiente e servizi”, 101ª per “Ricchezza e consumi”. Redditi bassi e famiglie con Isee sotto i 7000 euro che rappresentano il 40.6% del totale, il reddito medio pro capite è poco più alto di 15mila euro, più basso della pensione di vecchiaia (21mila euro), ma l’inflazione (2%) è il doppio di quella nazionale.
Nella categoria “Affari e lavoro”, la città dello Stretto è praticamente ultima o nelle ultime posizioni in tutti gli indicatori. Un dato da collegare al 7° posto della natalità: chi nasce e cresce a Reggio Calabria, poi scappa in cerca di futuro. E non emigrano solo i giovani, se ne vanno anche i pensionati per raggiungere i figli al Nord e cercare una sanità più efficiente: Reggio diventa 106ª per saldo migratorio e 102ª nell’emigrazione ospedaliera.
Quel che è peggio, è che da ultimi si può solo migliorare, ma non succede. Senza scomodare Trento capolista o le tante città del Nord presenti nella metà alta della classifica, vediamo come Vibo Valentia migliori di una posizione (101ª), Cosenza di due (100ª), peggiora Catanzaro che però è 92ª, stabile Messina 91ª. In tutte le città vicine si vive meglio rispetto a Reggio Calabria e si migliora (l’unica stabile resta Crotone 105ª, ndr). Reggio resta ultima a specchiarsi tra mediocrità e convinzione.
Dalle elezioni 2026 il primo passo per risalire
Il quadro è preoccupante, anche se non lo si vuole ammettere. Prendere un aereo o un treno, viaggiare per lavoro o per svago, confrontarsi con una realtà differente, permette di squarciare la cataratte campanilistiche e vedere la realtà com’è. Reggio è bella, ha una posizione geografica invidiabile e un potenziale clamoroso e clamorosamente inespresso.
La colpa non può che essere di chi l’ha governata negli ultimi anni. Nel 2026 cambierà il sindaco, se fanno fede i risultati delle Regionali, ci sarà anche una guida di destra. L’augurio è che possa essere il primo passo verso una risalita, non solo in classifica.
In sede elettorale, i reggini mettano da parte il campanilismo e guardino la realtà per quella che è, non con disprezzo, ma con una presa di coscienza volta al miglioramento. Perchè vanno bene il mare e il sole, però un po’ di pioggia e standard di vita migliori non guasterebbero.
