L’appello del Comitato “Rhegion” – “Messana”: “elezione diretta dei Sindaci-Presidenti delle Città Metropolitane a Reggio e Messina”

L'appello del Comitato “Rhegion” – “Messana”: "no alla legge truffa che elimina il ballottaggio nei Comuni superiori a 15.000 abitanti. Si al rilievo del quorum di affluenza del 50% + 1 in qualunque competizione elettorale"

Il Comitato Civico “Rhegion” – “Messana”, nato nel 2022, nel cuore del centro storico messinese del IV Municipio in Via Ettore Lombardo Pellegrino  148, p.t. anche per le finalità di garantire un maggiore coinvolgimento dei cittadini e l’attuazione degli istituti di partecipazione popolare, finanche a mezzo della proposta dell’immediata istituzione di una Consulta “Riforme per la rappresentatività e per l’attuazione dell’Area Metropolitana dello Stretto”, ai sensi dell’art.17 dello Statuto del Comune di Messina,  rivolge un appello al Capo dello Stato perché utilizzi il potere di invio dei messaggi alle Camere, ex art. 87 comma II Cost., per bloccare il tentativo di modificare  gli articoli 72 e 73 del testo unico delle leggi sull’ordinamento degli enti locali, in materia di elezione del Sindaco al primo turno nei comuni con popolazione superiore a 15.000, con il DDL (1451) MALAN e altri, eliminando il ballottaggio. Ciò  andrebbe a  produrre una c.d. legge truffa, peggiore dell’intendimento diabolico sotteso alla Legge Acerbo del 1923 “tagliata su misura ai desiderata dell’esecutivo in carica”.

Ddl Malan

Infatti, la soluzione del DDL (1451) MALAN, in discussione al Senato in  1ª Commissione Affari Costituzionali di prevedere l’elezione del candidato sindaco al raggiungimento della soglia del 40 per cento dei voti  e non già del 50% + 1 dei voti validi,  com’è attualmente, su scala nazionale, sin dal 1993, significherebbe, con un astensionismo in media superiore al 50%, consegnare i 2/3 dei seggi del Consiglio Comunale, cioè oltre il 60% dell’assemblea cittadina a colui il quale, da Sindaco, con tali percentuali di suffragio bassissime in voti assoluti, non sarebbe portatore di una rappresentanza, neppure pari al 20% delle preferenze  degli aventi diritto al voto. “Ma vi è di più! Tale modifica legislativa, distorsiva dei principi costituzionali, taciuta dagli organi di comunicazione e/o da alcuni sottovalutata – prosegue il rappresentante del Comitato Civico “Rhegion” – “Messana” avv. Gabriele Trimboliha un’aggravante sugli effetti che tale emendamento potrebbe ulteriormente produrre, da un lato,  una mancanza di rispetto, così palese, del corpo elettorale, già sfiduciato e rifugiato nell’astensionismo, non farebbe altro che aumentare la diffidenza nei confronti dell’attuale sistema politico, provocando altra disaffezione al voto. dall’altro, costituirebbe il coronamento del desiderio, ben celato, nel silenzio generale dei mass – media, di trovare il c.d. grimaldello giusto (in tal caso cambiando a maggioranza le regole del gioco con una c.d. legge elettorale “sartoriale”, prima per i Comuni superiori a 15.000 abitanti poi, seguendo la stessa linea guida, per il  Parlamento, dopo che siamo già sulla via del tramonto di codesta XIX Legislatura)  per conservare “i pieni poteri a vita”, da parte dell’attuale minoranza di governo (che con il 44% dei voti nel settembre 2022 ha avuto assegnati il 56% dei seggi sempre per il sistema distorsivo vigente, a turno unico, senza ballottaggio e/o voto disgiunto nel collegio uninominale maggioritario); perciò, solo la moral suasion del Quirinale potrebbe fermare  questo sciagurato disegno eversivo, ben camuffato, che, senza dubbio, aggrava l’allontanamento dei cittadini dalle urne, ormai considerati come “vassalli non partecipanti” alle regole del gioco ad hoc costruite dal potere costituito, per la sua autoconservazione perpetua”.

“Solo durante il fascismo si arrivò a tanto”

“Solo durante il fascismo si arrivò a tanto, pensando di votare una legge così diabolica, con la stessa matrice “distorsiva” del maggioritario a turno unico, per perpetuare il potere di chi governa in eterno (basta ricordare che il c.d. ventennio “nero” fu fermato solo dagli esiti, per lo stesso infausti, della seconda guerra mondiale, altrimenti, con ragionevole probabilità,  sarebbe, ancora oggi, in piedi), di tal guisa che la legge elettorale del 1923 prevedeva almeno il raggiungimento dei 25% dei suffragi per avere il 66% dei seggi (oggi, con l’astensionismo cronico di oltre la metà degli aventi diritto al voto,  non siamo di fatto neppure al 20% dei consensi, per chi arriva al 40% dei suffragi, sicchè, in modo truffaldino e surrettizio, il Sindaco divenuto, in tal modo, di fatto un c.d. podestà di minoranza,  avrà il 66% dei seggi in Consiglio Comunale). Non c’è rispetto per i cittadini trattati come sudditi, né la volontà di dare rilievo al quorum di partecipazione nelle competizioni elettorali – afferma il rappresentante del Comitato Civico “Rhegion” – “Messana” avv. Gabriele Trimboli infatti la realtà odierna, è politicamente molto  più inconsistente e priva di tenutezza morale,  rispetto al secolo scorso; il silenzio dei mass – media può diventare  complice ed agevolare così tale disegno, ben elaborato; tant’è che si auspica un ravvedimento degli stessi organi d’informazione, laddove, rispetto alla netta  prevalenza di fatti di cronaca nera,riescano a creare più ampi spazi di discussione in questo Paese, sulle riforme “cucite ad arte”, dove la priorità non è sicuramente eliminare il ballottaggio nei comuni superiori a 15.000 abitanti, ma tale intervento ha il sapore solamente definibile di una c.d. legge truffa per tentare di arrivare, gradualmente, in modo soft, “ai pieni poteri”, istituendo dei c.d. Sindaci di minoranza”.

“Pertanto – continua il rappresentante del Comitato Civico “Rhegion” – “Messana” avv. Gabriele Trimboli l’occasione è utile per  lanciare un’ ulteriore riflessione sul dovere, viceversa, del Parlamento di dare rilievo al quorum di affluenza, prevedendo semplicemente una norma di rango costituzionale  per non far scattare il c.d. premio di maggioranza in ogni competizione nazionale, regionale o locale, nel caso di mancato raggiungimento del quorum di affluenza del 50% + 1 degli aventi diritto al voto e la suddivisione dei seggi, in quest’ultima fattispecie, con il metodo proporzionale, per garantire rappresentanza e rappresentatività, senza le attuali distorsioni del sistema maggioritario a turno unico, con un’affluenza media di votanti cronicizzata al 45%. In conclusione  – termina il rappresentante del Comitato Civico “Rhegion” – “Messana” avv. Gabriele Trimboli – si auspica un intervento del Capo dello Stato, ex art. 87 comma II Cost., quale garante di tutte le forze politiche, in una materia, così delicata, delle regole della competizione elettorale, che non possono essere stravolte a maggioranza (tanto meno nella prossimità della scadenza elettorale degli organi stessi. Infatti la stabilità del diritto elettorale rappresenta un valore costituzionale dell’Unione europea. Al riguardo il radicale Mario Staderini ed altri hanno chiesto alla Cedu di dichiarare con sentenza che “la legge elettorale non può essere modificata nell’anno che precede il voto”. Il ricorso, depositato alla fine di gennaio del 2023, riguarda “l’instabilità della legge elettorale italiana e la compatibilità” del Rosatellum “con il diritto dei ricorrenti a libere elezioni, garantito dall’articolo 3 del protocollo 1 della Convenzione europea dei diritti umani”.

Ricorso

“Se la Corte accoglierà il ricorso, il giudicato diverrà vincolante per l’Italia ed il Quirinale avrà un ulteriore  argomento da far valere contro le manipolazione delle leggi elettorali, approvate per convenienze politiche, nella prossimità delle scadenze elettorali, da un Parlamento di “nominati” dai capi partito e “non eletti” dal popolo) ed  affinchè, inoltre,  possa essere da stimolo e pungolo, perchè la Commissione Affari Costituzionali del Senato riprenda e concluda l’esame, “congelato” nel settembre 2023, sul disegno di legge, risultante dalla congiunzione dei DDL nn. 57, 203, 313, 367, 417, 443, 459, 490 e 556 di iniziativa parlamentare, sulla disciplina delle funzioni fondamentali e degli organi di governo e del sistema elettorale di elezione diretta, delle Province e delle Città metropolitane, la cui attuazione della ratio e dei principi  sottesi allo stesso è auspicata anche dal gruppo di Forza Italia al Consiglio metropolitano di Catania, a mezzo dell’intervento legislativo dell’Ars, per il ripristino, sin dal 2026, del  suffragio universale, per gli organi delle Metro City,  <<al fine di conseguire una maggiore partecipazione alle consultazioni elettorali>>, in quanto gli aventi diritto al voto verrebbero valorizzati e chiamati alle urne e non già svuotati d’impegno e d’importanza, come avviene attualmente con le c.d. tornate elettorali di II livello, introdotte nel 2014, per un taglio alla spesa degli enti locali che è stato solo un taglio della “democrazia provinciale”;  a ciò si aggiunga, per finire, la richiesta del conseguente accantonamento del  DDL (1451) MALAN che, sulla eliminazione del ballottaggio,  non presenta alcuna priorità per i cittadini e/o per la valorizzazione dei principi di rappresentanza e di rappresentatività, anzi, l’esatto contrario, quale distorsione degli stessi“, conclude Trimboli.