Capistrano: un piccolo borgo dalle origini antichissime

Nel cuore delle Serre vibonesi, Capistrano incanta con la sua storia millenaria, i paesaggi incontaminati e un patrimonio artistico unico, tra cui un affresco attribuito a Renoir e il fascino del borgo abbandonato di Nicastrello

Capistrano è un piccolo borgo che si trova in provincia di Vibo Valentia, nell’entroterra calabrese, nella zona delle Serre. Il piccolo centro è circondato da un bosco in cui prevale la natura incontaminata, offrendo a tutti i viaggiatori interessati la possibilità di godere di un’esperienza di turismo lento, ideale per chi cerca la tranquillità lontano dalle rotte più battute.

Il borgo si trova inoltre nelle vicinanze dell’Oasi WWF del Lago Angitola, l’unica presente in Calabria, ed è stato candidato come Capitale della Cultura 2024 insieme a Diamante.

Le sue origini

Le origini di Capistrano risalgono probabilmente a un periodo anteriore al IX secolo, quando i monaci basiliani edificarono il Monastero di Santa Maria delle Grazie, tuttora esistente. Il centro abitato vero e proprio risalirebbe al 950 d.C., periodo in cui faceva parte dei 18 Casali di “Rocca Angitola”.

Nel corso dei secoli il territorio passò sotto diverse dominazioni, e ciascuna di queste lasciò i suoi segni sull’area: oltre alle origini basiliane di cui abbiamo già fatto cenno qualche riga fa, infatti, la gestione passò ai normanni, per poi diventare un feudo dello “Stato di Arena”, ed essere infine incorporato nei feudi di Mileto e Soriano Calabro. Con l’abolizione del feudalesimo nell’Ottocento, Capistrano acquisì lo status di Comune autonomo.

Per quanto invece riguarda il suo nome, l’etimologia di Capistrano dovrebbe derivare da vincastro, anche se altre teorie riconducono il nome al greco Capistikon (“sotto il monte”) e ancora a capestro, con riferimento al rapporto di sudditanza che i residenti avevano verso i basiliani che un tempo avevano un convento qui.

Cosa vedere a Capistrano

La Chiesa madre di Capistrano, ricostruita più volte a causa dei terremoti, presenta uno stile tardo barocco caratteristico della regione. In quello che può essere considerato come l’ideale punto di partenza per l’esplorazione del territorio, l’elemento di maggiore interesse è l’affresco “Il battesimo di Gesù nel fiume Giordano“, che diversi esperti attribuiscono al pittore impressionista francese Pierre Auguste Renoir, il quale avrebbe visitato il borgo lasciando come testimonianza questa opera d’arte. Le ricostruzioni storiche fanno sapere che il pittore si recò qui su invito del prete capistranese don Giacomo Rizzuti, conosciuto a Napoli, e che Renoir giunse a Capistrano favorito dal fatto che doveva recarsi a Palermo per fare un ritratto a Wagner.

L’edificio religioso custodisce anche alcuni interessanti busti in marmo e diverse pregiate statue lignee della Scuola del Canova, oltre a quadri e vetrate antiche. All’esterno sono visibili ruderi di origine basiliana.

Le bellezze naturali e le altre attrazioni

Per quanto ovvio, uno dei motivi per cui vale la pena visitare Capistrano è legata alla sua posizione, che offre scorci panoramici davvero notevoli: dal centro è possibile ammirare il lago Angitola, le colline che degradano verso il Tirreno e, nelle giornate limpide, il mare. I tramonti da questa altura risultano dunque particolarmente suggestivi, regalando momenti indimenticabili a chi avrà la fortuna e la pazienza di recarsi nelle migliori location dell’area.

Poco distante dal centro abitato si trova la scultura del Cristo Redentore, opera dello scultore Murat Cura, che costituisce un ulteriore punto di osservazione del paesaggio circostante. Il territorio montano del Monte Coppari circostante è caratterizzato da faggete, pinete e alberi secolari, offrendo numerose possibilità per escursioni e passeggiate nella natura.

Il borgo abbandonato di Nicastrello

Tra le altre attrazioni del territorio non possiamo poi non citare Nicastrello, oggi frazione di Capistrano ma un tempo comune indipendente, un insediamento – probabilmente fondato nel 1633 – che iniziò a spopolarsi gradualmente negli anni ’60 del secolo scorso. Il borgo un tempo aveva una forte vocazione agricola e boschiva, conoscendo altresì una buona espansione tra il Settecento e l’Ottocento, fino a giungere alla già citata autonomia.

Oggi del borgo rimangono numerosi resti che raccontano quali fossero le abitudini di vita dell’epoca, con una scuola, attività artigianali, tre cave di pietra calcarea, frantoi e mulini, abitazioni e la Chiesa dedicata a San Filippo e Sant’Elena, che si possono visitare durante escursioni nell’area. Insomma, un vero e proprio viaggio nel tempo che completa e integra la propria visita a Capistrano, regalando la testimonianza ancora vivente di una comunità poi disgregatasi ufficialmente a metà degli anni ‘70 dello scorso secolo.