di Francesco Marrapodi – In un tempo in cui l’informazione, soprattutto quella politica, sembra smarrirsi tra voci che urlano e divisioni che appaiono insanabili, emerge un uomo che sceglie la via più saggia: quella del dialogo. Tommaso Labate, figlio diletto di Gioiosa Ionica (RC), si erge come condottiero della ragione e della parola. Con Realpolitik (in onda il mercoledì alle 21:20 su Rete 4) non si limita a condurre un programma televisivo: plasma uno spazio nuovo, un’agorà moderna, dove le idee si incontrano senza timore e la politica ritrova la sua dignità. La voce di Labate è limpida, mai volgare, e conquista consensi e audience: il pubblico lo segue come una comunità che riconosce in lui la nobiltà di chi antepone verità e merito a ogni schieramento.
Eppure, le polemiche non mancano: “Mediaset apre le porte alla sinistra…” gridano alcuni. Ma abbiamo davvero il diritto di indignarci quando qualcuno cerca di costruire ponti anziché muri? Abbiamo a lungo denunciato la monocromia dell’informazione e ora temiamo il colore del pluralismo? Chi ritiene che la diversità delle voci sia un pericolo ha dimenticato la più grande lezione della storia: la democrazia esiste solo se appartiene a tutti, senza eccezioni e senza padroni.
Del resto, Labate non ha mai rivendicato appartenenze ideologiche. Ma anche se lo avesse fatto, quale colpa ci sarebbe? Essere di destra o di sinistra non è un delitto, è un diritto: è il battito stesso della libertà, la linfa che alimenta la democrazia. La politica non dovrebbe misurarsi o confrontarsi più sugli steccati invalicabili, ma sulla capacità di ascoltare, di rispettare, di trovare, nell’incontro, la forza che conduce al benessere dei popoli.
Ed è qui che risplende la visione di Pier Silvio Berlusconi, che compie un gesto coraggioso e proiettato al futuro. Aprire la televisione a tutte le idee non è compromesso, ma dichiarazione di fede nella libertà. È un atto che vale più di mille proclami: affermare davanti al Paese intero che l’informazione non è privilegio di parte, ma diritto universale. Finalmente la TV diventa spazio del popolo: luogo in cui ciascuno può ascoltare, capire, scegliere.
E ci vuole coraggio – ci vogliono i cabasisi, direbbe Andrea Camilleri – per ricordarci che destra e sinistra devono coesistere, dialogare, crescere insieme. Perché una democrazia senza opposizione è mutilata, e chi sogna un potere senza contrappesi non costruisce libertà, ma dittature. Questa nuova stagione dell’informazione non è un episodio isolato: è un faro che proietta la sua luce verso il futuro, indicando un orizzonte più ampio. Un orizzonte in cui le differenze non dividono, ma arricchiscono, e il bene comune si colloca al centro della politica. E in questo cammino, Tommaso Labate e Pier Silvio Berlusconi si presentano come custodi della libertà, del pluralismo, della speranza. Ci ricordano, insomma, che la vera forza della politica non sta nel dominio, ma nella fratellanza delle idee, e che solo aprendoci al futuro e alle circostanze potremo davvero chiamarci uomini liberi in una nazione libera.
