Condizioni meteo e mare permettendo, la Flotilla di Greta Thunberg, dopo è pronta a partire dopo i rinvii dei giorni scorsi. La missione è quella di attraversare il mare in 20 giorni circa, per forzare il blocco imposto da Israele e portare cibo all’interno della Striscia di Gaza. Una missione che difficilmente andrà a buon fine poichè, come già accaduto in passato, le navi saranno intercettate da Israele.
Ed è anche un bene. Perchè tale cibo andrebbe sprecato, finendo nelle mani di Hamas che ha già buon gioco nel depredare gli aiuti umanitari inviati da Israele, figuriamoci quelli che arrivano direttamente da chi ha fra le sue fila una Ong terroristica pro-Hamas.
Il pretesto del cibo e la risposta del governo Meloni
Ben 70 barche acquistate nel silenzio da acquirenti che avrebbero potuto utilizzare tali fondi per canali più sicuri ed efficaci. Per cosa poi? Portare una quantità di cibo che impallidisce difronte ai 221 camion arrivati all’ingresso di Kerem Shalom e Zikim, mentre 331 aspettano di essere ancora ritirati, sono stati diffusi 50 milioni di pasti e a Gaza apre il Nutella Cafè.
Greta Thunberg in prima fila, passata dai cambiamenti climatici alla nuova protesta monetizzabile, dietro di lei attivisti internazionali, attori e 4 politici italiani che hanno chiesto a Meloni di essere protetti e che il governo ha rassicurato suggerendo “la possibilità di avvalersi di canali alternativi e più efficaci di consegna” di aiuti a Gaza ma “preso atto che l’iniziativa possa avere anche una finalità di natura simbolica o politica, e che quindi si intende portare avanti a prescindere da quanto sopra esposto, il Governo italiano assicura che saranno adottate tutte le misure di tutela e di sicurezza dei connazionali all’estero in situazioni analoghe, come sempre garantito finora“. Una risposta magistrale.
A bordo della Flotilla l’intento è nobile: aiutare innocenti e affamati, donne e bambini. E gli ostaggi israeliani? Quali ostaggi? Nessuno ne parla. Quelli rapiti da Hamas. Anche su Hamas, bocche cucite.
La Ong terrorista che festeggia i massacri di Hamas
A bordo delle barchette di Greta c’è anche l’organizzazione Samidoun, che ha celebrato a Neukölln, quartiere berlinese a maggioranza araba, il massacro del 7 ottobre 2023 perpetrato da Hamas in cui hanno perso la vita 1200 persone e 250 sono state rapite, distribuendo dolcetti con tanto di foto postate sui social. Samidoun ha inneggiato anche alla ‘resistenza’.
Gli USA (di Biden, non di Trump eh) e il Canada designarono immediatamente la ong come “entità terroristica“, descrivendola come “un ente di beneficenza fittizio che funge da raccolta fondi per il Fronte popolare per la liberazione della Palestina“. In Germania, nel 2023, il cancelliere Scholz parlò in questi termini al parlamento di Berlino nell’annunciare la messa al bando di Samidoun: “il nostro diritto che governa le associazioni è una spada affilata e noi, in quanto stato di diritto forte, sguaineremo questa spada“.
Jaldia Abubakra, coordinatrice di Samidoun in Spagna, movimento internazionale incentrato sul “benessere dei prigionieri palestinesi”, compresi i terroristi, e condannati all’ergastolo nelle carceri israeliane, è presente a bordo.
Uno dei leader di Samidoun, Khaled Barakat, è stato inserito nella lista nera degli Stati Uniti nel 2024 per i suoi legami con il terrorismo, in particolare con il Fronte popolare per la liberazione della Palestina, responsabile di numerosi attacchi contro civili israeliani e nelle black list di organizzazioni terroristiche dell’Unione europea, Stati Uniti, Canada e Giappone.
Il gruppo in questione, nel 1976 dirottò insieme a un gruppo della Germania dell’Ovest un volo Air France su Entebbe, in Uganda. Nel 2001 assassinarono il ministro del Turismo israeliano Rehavam Ze’evi, la famiglia Fogel nel 2011 (padre, madre e tre figli piccoli sgozzati nel sonno), organizzarono il massacro della sinagoga di Gerusalemme nel 2014 e uccisero la diciassettenne Rina Shnerb nel 2019.
Quando il ministro israeliano Itamar Ben-Gvir annuncia di trattare “come terroristi” delle barche con terroristi a bordo, pronte a violare un blocco navale riconosciuto come legale da USA ed Europa, per portare del cibo che probabilmente finirebbe nelle mani di un’organizzazione terroristica, non ha poi tutti i torti.
Il “Telegraph”, lo scorso giugno, ha rivelato che a contribuire nell’organizzazione delle spedizioni di Greta sarebbe stato Zaher Birawi, uomo accusato da anni di essere un operativo di Hamas a Londra. L’uomo ha negato ogni accusa.
L’augurio, è che se dovessero riuscire a sbarcare a Gaza, gli attivisti della Sumud Flotilla possano avere un destino diverso da quello dell’ultimo attivista italiano sbarcato a Gaza (che per altro ha dato il nome alla nave principale partita da Barcellona “Vic”): rapito, torturato e ucciso da un gruppo di jihadisti palestinesi.
