Le frittole, cibo identitario di Reggio Calabria: tra tradizione, comunità e proposta di tutela

Enzo Cuzzola rilancia il valore culturale e gastronomico delle frittole di maiale, simbolo di convivialità e radici reggine, proponendo un disciplinare per garantirne autenticità e valorizzazione turistica

“Il cibo identitario. Ogni comunità porta con sé sapori e tradizioni che ne raccontano la storia meglio di mille parole. Si parla di cibo identitario quando un piatto non è soltanto nutrimento, ma diventa simbolo di appartenenza, memoria condivisa, legame con il territorio e con le sue genti. È un cibo che non si consuma solo per necessità, ma che si carica di valori sociali e culturali, diventando rito, festa, riconoscimento reciproco”. Lo afferma Enzo Cuzzola, noto professionista reggino e già assessore comunale di Reggio Calabria e Messina.

“Le frittole di maiale. Tra questi cibi, nel panorama reggino, le frittole occupano un posto di assoluto rilievo. Si tratta di un’antica preparazione che utilizza le parti meno nobili del maiale, cotte a lungo in grossi calderoni di rame, immerse nel loro stesso grasso, fino a diventare morbide, saporite e profumate. Tradizionalmente venivano consumate nei mesi invernali, spesso in occasione di feste e ricorrenze popolari, servite in piatti di terracotta o in carta oleata, accompagnate da pane caldo e vino locale.

Perché cibo identitario. Le frittole sono cibo identitario perché racchiudono in sé l’essenza della cultura reggina: il rispetto per l’animale allevato, l’arte del non sprecare nulla, la convivialità che nasce attorno al fuoco del calderone, il sapore deciso che racconta un popolo fiero delle proprie radici. Esse non rappresentano solo un piatto, ma un momento collettivo in cui si riafferma il senso di comunità e la continuità della tradizione”.

“Proposta per la valorizzazione. Per queste ragioni, è oggi opportuno promuovere la cultura delle frittole di Reggio Calabria, non solo come patrimonio gastronomico, ma come elemento di identità e di attrattività turistica. Ciò può avvenire attraverso l’elaborazione di un apposito disciplinare di produzione, che ne definisca con chiarezza i requisiti: materie prime locali, modalità di preparazione, tempi e strumenti tradizionali. In questo modo si potrà garantire tipicità e qualità, proteggere il nome e offrire al consumatore un prodotto autentico, degno di essere riconosciuto e tutelato come eccellenza del territorio reggino”.