Falcomatà e le deleghe alla Città Metropolitana: la memoria corta del sindaco

Il sindaco Giuseppe Falcomatà torna ad attaccare il presidente della Regione Roberto Occhiuto, accusandolo di non voler trasferire le deleghe alla Città Metropolitana di Reggio Calabria

di Giuseppe Romeo  – Il sindaco Giuseppe Falcomatà torna ad attaccare il presidente della Regione Roberto Occhiuto, accusandolo di non voler trasferire le deleghe alla Città Metropolitana di Reggio Calabria. Ma ancora una volta il primo cittadino sembra soffrire di una strana amnesia selettiva: dimentica, o meglio finge di dimenticare, tutto ciò che accadde tra il 2015 e il 2021, quando alla guida della Regione c’era il suo compagno di partito Mario Oliverio. Eppure i fatti parlano chiaro. Nell’ottobre 2015 il Consiglio comunale approvava un atto che impegnava proprio Falcomatà a istituire insieme a Oliverio una Conferenza permanente Regione – Città Metropolitana. Quella conferenza doveva rappresentare “un importante cambio di passo nella gestione del riparto delle deleghe”, garantendo il trasferimento delle competenze e un monitoraggio costante delle questioni da affrontare. Parole chiare, un impegno solenne. Risultato? Mai rispettato.

Nel 2016, in Commissione regionale, furono addirittura auditi il vicepresidente della Provincia di Reggio Verduci e il consigliere delegato Mauro proprio sulla proposta di legge n. 99/10ª di iniziativa della Giunta Oliverio, recante: “Primi interventi per favorire la costituzione della Città Metropolitana di Reggio Calabria (Allegato alla deliberazione di Giunta regionale n. 403 del 13.10.2015 concernente ‘Approvazione accordo con la provincia di Reggio Calabria sul trasferimento delle funzioni ed approvazione del disegno di legge’)”.

Il problema delle deleghe esiste da anni

Tradotto: il problema delle deleghe e dei rapporti con la Regione esisteva già allora, prima ancora che la Città Metropolitana fosse istituita formalmente, e con la Regione guidata dal PD. Non a caso, vista l’impossibilità di dialogare con Oliverio con la Regione che negava le deleghe nonostante gli innumerevoli incontri, Falcomatà chiese che il Governo nazionale inserisse anche Reggio Calabria tra le città con il compito di proporre la riforma della legge Delrio. E lì Falcomatà si gonfiava il petto: “La Città Metropolitana reggina esce rafforzata, imponendosi sul palcoscenico nazionale”. Anzi, chiedeva a gran voce che al Governo venisse data una spinta decisiva per garantire “autonomia assoluta e una chiara differenziazione delle deleghe oggi in capo alle Regioni” vista l’impossibilità di fatto di vedersi riconosciute le deleghe dal compagno di partito. Insomma: riconosceva apertamente che il problema era Oliverio, che non voleva mollare le deleghe. Prima per motivi ed equilibri di partito non ha mai battuto i pugni sul tavolo ma ha preferito chiedere una modifica della legge Delrio.

Sceneggiata

Oggi invece la sceneggiata sol perché al posto di Oliverio c’è Occhiuto, e la colpa — secondo Falcomatà — è tutta politica. Bene, allora sia chiaro: se il criterio è quello, anche Oliverio negava le deleghe per motivi politici. Ma questo il sindaco lo dimentica, forse perché da sempre litiga con chiunque nel suo stesso partito, persino con i suoi ex amici fedelissimi. La verità è semplice: la lotta per ottenere le deleghe è giusta e appartiene alla città, non a un partito. Ma basta prese in giro: dal 2015 in poi ci sono atti ufficiali, audizioni, note stampa che smentiscono il racconto a senso unico del sindaco. Falcomatà non pensi che i reggini abbiano l’anello al naso. È ora di smetterla con le bugie e con le strumentalizzazioni: Reggio Calabria merita una guida che lavori davvero per il territorio, non un sindaco che balla tarantelle e usa i cittadini come claque per guadagnare qualche voto in più.