L’operazione di terra “Carri di Gedeone” lanciata da Israele nelle scorse settimane si sta rivelando un successo oltre le aspettative. Secondo i rapporti dell’Idf, l’aeronautica militare israeliana ha colpito più di 170 obiettivi nella Striscia di Gaza nei giorni scorsi, mentre le truppe avanzavano a Gaza City. A Gaza, la 98esima Divisione ha diretto attacchi con droni su circa 20 obiettivi, tra i quali: un agente terroristico che stava pianificando un attentato, altri uomini armati e un deposito di armi. Anche la 162esima e la 36esima divisione, operative a Gaza City, hanno colpito infrastrutture militari usati dai jihadisti e ucciso agenti terroristici.
L’operazione “Carri di Gedeone” era stata, inizialmente, osteggiata dagli stessi comandanti militari di Israele a causa dei possibili alti rischi per l’esercito di trovarsi invischiato in una lunga guerra urbana. In realtà, il temuto reclutamento di nuove reclute da parte di Hamas e la riorganizzazione del gruppo terroristico sarebbe stato solo frutto della solita, vuota, propaganda. L’esercito Israeliano avanza spedito e, al netto di qualche perdita minima (una decina di unità rispetto alle centinaia / migliaia temute, Hamas parla, senza conferme, di un carro armato distrutto).
700.000 palestinesi evacuati nella zona umanitaria sicura
E la popolazione? 200mila dei 400mila abitanti che erano rimasti a Gaza City hanno evacuato le loro case in 3 giorni: diventano 700mila in tutta la Striscia gli abitanti che si sono avviati verso la “zona umanitaria” designata da Israele nel sud di Gaza secondo le stime dell’Idf citate dal “Times of Israel”. Netanyahu aveva descritto Gaza City come “l’ultima roccaforte di Hamas“. In realtà, come fa notare il sito “Ynet Global”, non è più così: “i militari hanno affermato che, in pratica, non esistono più roccaforti fisse nel senso convenzionale del termine“.
Operazioni lente per preservare l’incolumità degli ostaggi. E Hamas fa guerriglia
Orio Giorgio Stirpe, Colonnello della riserva e analista militare indipendente dopo esserlo stato per 12 anni presso il Comando Nato Nrdc Italy di Solbiate Olona (ovvero il comando multinazionale di corpo d’armata ad alta prontezza operativa), citato da “Libero Quotidiano”, ha spiegato che Hamas sia a livello minimo come forza combattente: “ora è un problema esclusivamente politico“, ha dichiarato.
Lion Udler, esperto di sicurezza, antiterrorismo militare e strategia militare israeliano, ha spiegato perchè le operazioni di terra vengano comunque condotte a ritmi più bassi di quelli che ci si potrebbe attendere: “le operazioni vengono condotte molto lentamente a causa della presenza di una parte degli ostaggi in città, pertanto, bisogna procedere con molta cautela per non colpirli Si tratta quindi di un’operazione militare assolutamente necessaria visto che l’organizzazione terroristica si rifiuta di rilasciare gli ostaggi, ma allo stesso tempo molto rischiosa. Le truppe dell’ldf evitano in questo momento le zone dove c’è certezza, sulla base di informazioni di intelligence della presenza di ostaggi, ma ad un certo punto si dovrà affrontare anche quelle, procedendo presumibilmente con le forze speciali di antiterrorismo nel tentativo di liberare uno o più ostaggi presenti in città.
Se, dopo le operazioni a Gaza City, l’organizzazione terroristica non si arrenderà, bisognerà procedere ancora nei campi centrali come Al Bureij, Al Nuseirat e Deir Al Balah. Stiamo parlando di un’organizzazione terroristica di matrice jihadista, fondamentalista e molto estremista – ha sottolineato l’esperto – che non considera minimamente la morte come un male, anzi, sono persone che elogiano la morte e pregano per essa.
Hamas oggi ha un’organizzazione terroristica più ridotta del passato, ma tutt’ora ci sono ancora migliaia di terroristi che in città combattono come formazioni paramilitari e non in modo isolato come fanno nel resto della Striscia di Gaza, dove sono già stati sconfitti come un’organizzazione organizzata ma continuano con attacchi di guerriglia“.
