L’intervento di Giuseppe Giordano (Federcaccia)
Ad aprire i lavori, dopo la presentazione della serata da parte del Dott. Sergio Santoro, promotore della lodevole iniziativa insieme alla comunità di Solano e ad altri cacciatori dei comuni ricadenti nella Zps Costa viola, è stato il Dott. Giuseppe Giordano, Presidente Regionale di Federcaccia che ha definito la delibera n. 3/2024 “un’ingiustizia aberrante”, ricordando che non vi è alcun obbligo comunitario né alcuna fondata ragione tecnica, giuridica o scientifica, che possa giustificare tale scelta della Regione Calabria. Giordano ha denunciato l’esclusione delle associazioni venatorie, dai tavoli decisionali, e dal comitato tecnico delle aree protette istituito con la legge regionale n. 22, dove di converso sono presenti, invece i rappresentanti dalle associazioni ambientaliste.
Il Presidente Giordano ha sottolineato i rischi per l’equilibrio faunistico e per l’agricoltura locale. Ha spiegato che la ZPS Costa Viola (Zona di Protezione Speciale) nasce con la Direttiva Uccelli, quindi è finalizzata alla tutela dell’avifauna migratoria, dove le specie oggetto di tutela come rapaci e cicogne (specie protette non di interesse venatorio). Le ZSC (Zone Speciali di Conservazione) invece derivano dalla Direttiva Habitat e hanno un obiettivo diverso: ripristinare e tutelare gli habitat naturali (vegetazione, ambienti, ecosistemi), non la fauna. Molte Regioni – compresa la Calabria – hanno commesso un errore grave: hanno introdotto nei formulari e piani di gestione delle ZSC misure di protezione della fauna, quando in realtà la fauna non è oggetto di tutela diretta nelle ZSC. Pertanto, introdurre divieti diretti sulla caccia nelle ZSC non solo è illegittimo, ma anche contraddittorio rispetto allo spirito della Direttiva Habitat, frutto di scelte burocratiche e ideologiche, non di necessità scientifiche né di obblighi europei.
Per questo motivo addirittura l’Italia è sotto procedura di infrazione comunitaria. Giordano spiega che, subito dopo l’emanazione del cosiddetto “decreto Vinca” (in realtà due distinti provvedimenti), Federcaccia con i propri uffici tecnici e legali ha presentato contestazioni formali alla Regione, fornendo documentazione tecnica e legale per dimostrare che la decisione di posticipare la caccia non aveva basi normative ma sono frutto di un’impostazione ideologica e non tecnica.
ZPS, ZSC e collegamenti col piano anti-bracconaggio
La Regione, secondo Giordano, avrebbe potuto e dovuto ritornare indietro perché i decreti erano deboli sul piano giuridico e privi di obblighi comunitari. Giordano contesta con forza il collegamento fatto da un dirigente regionale tra il rinvio della caccia e il piano nazionale contro il bracconaggio, definendolo un ragionamento “offensivo” verso l’intera categoria dei cacciatori che esercitano legittimamente l’attività venatoria. Ricorda che i cacciatori, al contrario rispettano le regole e sono spesso impegnati in attività di interesse pubblico (es. monitoraggi, contenimento e depopolamento delle specie invasive o aliene). Per lui, usare il piano anti bracconaggio come pretesto per limitare la caccia è un insulto al mondo venatorio.
PSA e richieste di modifica alla delibera
Infine, sul tema della PSA, i cacciatori hanno dimostrato il loro ruolo indispensabile: hanno effettuato attività di monitoraggio e depopolamento dei cinghiali su richiesta delle autorità, assumendosi responsabilità e sacrifici. A ottobre, molto probabilmente dice Giordano, il territorio metropolitano interessato, dovrebbe uscire dalla zona di restrizione sanitaria, anche e soprattutto per merito dell’impegno e del sacrificio dei cacciatori. Per lui è assurdo che, dopo questo impegno, i cacciatori vengano “premiati” con un’ulteriore penalizzazione come lo slittamento della stagione venatoria. Secondo Giordano quindi, la Regione deve modificare parzialmente la delibera, con il ripristino nella Zps e nelle altre ZSC dell’apertura al 1 ottobre, ovvero concedendo almeno una deroga per la stagione 2025/2026; urge la necessità di un fronte unitario tra cacciatori, agricoltori e Sindaci della Costa Viola; si dovrebbe considerare una possibile manifestazione pacifica per dare forza alla protesta.
Le posizioni di associazioni venatorie e agricoltori
A portare la voce degli agricoltori è stato Gino Vulcano, Direttore di Coldiretti Reggio Calabria. “Il mondo agricolo ha un alleato naturale: i cacciatori. I cinghiali e altre specie stanno devastando i campi, e la chiusura della caccia non è una risposta. Servono sinergia e responsabilità condivisa tra mondo agricolo e venatorio”, ha dichiarato.
Sulla stessa linea l’intervento del Dott. Giuseppe Spoleti (Arcicaccia), che ha ribadito come la perdita di un mese di attività venatoria sia “assolutamente assurda”. Spoleti ha richiamato il ruolo dei cacciatori come veri tutori del territorio e ha confermato la disponibilità di Arcicaccia e delle altre sigle a qualsiasi iniziativa, dai documenti ufficiali alle manifestazioni.
Per il Dott. Giuseppe Angiò (Enalcaccia) la Regione avrebbe potuto facilmente concedere una deroga provvisoria: “Non si tratta di straordinaria amministrazione, ma di volontà politica. Chi ha approvato senza sapere cosa stava votando è in malafede”. Angiò ha poi rilanciato l’idea di un tesseramento unico per superare le divisioni tra associazioni e ha lasciato aperta la porta possibili azioni legali.
Domenico Iero (Federcaccia) ha rimarcato i gravi danni derivanti dall’impossibilità di contenere i cinghiali nella zona 1 della ZPS fino al 1° novembre. “Qui ci sono almeno 2000 cacciatori coinvolti, non possiamo accettare un simile danno né per noi né per gli agricoltori”, ha detto chiedendo iniziative concrete e immediate.
Appelli all’unità e conclusioni
Il Professore Francesco Spoleti (Arcicaccia) ha argomentato circa la necessità di presentarsi uniti, “altrimenti la politica ci ignora. Dobbiamo rafforzare la collaborazione e pretendere risposte dai candidati che oggi chiedono i nostri voti”.
Un grido d’allarme dal territorio è arrivato anche da Carmelo Tripodi, esponente di Costa Viola News e della cooperativa agricola Terra della Costa Viola. Ha raccontato i danni gravissimi subiti dai vigneti e dai muretti a secco a causa dei cinghiali, paventando rischi concreti di dissesto idrogeologico a ridosso degli abitati: “Se non si interviene subito, domani assisteremo a tragedie”.
Il Presidente Provinciale di Liberacaccia, Antonino Ventre, ha insistito sulla necessità di respingere la narrazione che dipinge i cacciatori come criminali: “Noi siamo i primiambientalisti, tuteliamo il territorio e garantiamo la sicurezza. Serve coesione tra ATC e Associazioni, senza divisioni politiche”.
Infine, sono intervenuti nel mezzo del dibattito anche due appassionati cacciatori reggini, Domenico D’Agostino e Antonio Verna. Il primo ha invitato tutti all’unità: “Gli animalisti hanno forza perché sono uniti. Dobbiamo imparare da loro: la caccia, l’agricoltura e la pesca sono volani economici da difendere insieme. Uniti possiamo vincere”. Il secondo, infine, ha sottolineato con fervore ai presenti la necessità di una manifestazione dei cacciatori presso la Cittadella di Catanzaro “con le licenze di caccia e le tessere elettorali in mano” per dimostrare che i cacciatori non sono una minoranza e sanno essere incisivi nel manifestare per i loro diritti senza farsi condizionare dalle promesse elettorali di turno.
La serata di Solano Superiore ha segnato un momento di confronto e di compattezza tra cacciatori, agricoltori e associazioni. Dal dibattito è emersa la volontà di istituire un comitato tra cacciatori e agricoltori con le rispettive associazioni, i consorzi e le cooperative di produttori della Costa Viola e degli altri centri, per mettere in campo ogni iniziativa utile per chiedere a gran voce alla Regione Calabria una soluzione immediata che restituisca al mondo venatorio e agricolo il mese di ottobre, con l’apertura della caccia dal 1° ottobre, come sempre avvenuto negli ultimi anni.
