Pizzo è una meravigliosa località in provincia di Vibo Valentia, tra le perle più ammirate di tutta la Costa degli Dei. Ideale porticciolo di partenza da cui organizzare le escursioni per le isole Eolie, Pizzo regala a tutti i suoi visitatori delle spiagge incantevoli, un centro storico irrinunciabile e diversi monumenti storici che costituiscono, ancora oggi, la sua più prelibata cartolina.
Un territorio da cartolina
Pizzo è un borgo arroccato sulla costa del Golfo di Sant’Eufemia: un territorio frastagliato, in cui aree scogliose lasciano spazio a spiagge sabbiose. In particolare, sulla costa nord-orientale si estendono quasi 9 km di spiagge sabbiose, mentre dalla fine della contrada Marinella si alza la montagna di Vibo, che segna il confine con Maierato. A sud si sviluppa il centro abitato di Pizzo, in una costa che diventa sempre più rocciosa, rivelando piccole calette e diverse grotte, come la Grotta Azzurra, recentemente riaperta dopo alcuni interventi di protezione.
La storia di Pizzo
Come molte altre località della regione, anche Pizzo ha origini nell’antica Magna Grecia. Secondo il mito, sarebbe stata fondata da Nepeto, ai tempi dell’antica Grecia, motivo per cui ancora oggi gli abitanti vengono chiamati napitini. Quel che è invece certo è la presenza di un borgo a partire dal 1300 e dell’esistenza di una comunità di monaci basiliani.
La posizione privilegiata del luogo, oltre che la presenza di un forte aragonese costruito nel XV secolo (l’odierno Castello Murat, così chiamato perché è qui che fu tenuto prigioniero e condannato a morte Gioacchino Murat, re di Napoli e cognato di Napoleone Bonaparte) contribuirono alla crescita del borgo, tendenzialmente marinaro, specializzatosi soprattutto nella pesca del tonno.
Tra gli interventi storici più importanti della zona si ricorda quello dei Borboni, con traccia evidente del viaggio del 1854 di Re Ferdinando II, che si recò in Calabria con l’esercito napoletano e con il figlio Francesco. Stando alle storie dell’epoca, una notte il sovrano rimase impantanato in prossimità della foce del fiume Angitola, e i pizzitani gli offrirono ospitalità. Il re volle però accettare quella del convento di San Francesco di Paola, di cui era molto devoto.
Cosa vedere a Pizzo
Sono numerose le architetture religiose e civili che meritano una visita nel proprio soggiorno a Pizzo. Su tutte c’è la Chiesa Matrice di San Giorgio, che si trova al centro del paese, edificio barocco eretto nel 1632 e caratterizzato da un portale in marmo. Opera dello scultore Fontana, presenta anche una statua che raffigura il Battista e che è attribuita a Pietro Bernini. È nella chiesa principale che si trova la tomba di Gioacchino Murat.
Tra le altre architetture religiose di maggiore importanza citiamo poi la Chiesa di Maria Santissima Immacolata e San Ferdinando Re, detta della Marina, edificata sulle rovine di quello che un tempo era il Convento dei Padri Agostiniani per volontà di Ferdinando II Re del Regno delle due Sicilie, al suo sbarco in terra pizzitana. Distrutta dal terremoto del 1783, in origine fu solo una cappella intitolata a Santa Maria del Soccorso. Solo nel 1857 venne elevata al titolo di parrocchia.
Una volta entrati nella struttura si può ammirare un gruppo di affreschi di artisti locali di grande spessore come Grillo e Zimatore, mentre ai lati si trovano due grandi quadri raffiguranti San Rocco e San Giovanni, e Maria Assunta in cielo e Santa Lucia.
Altra chiesa da visitare è quella di Piedigrotta, scavata nella roccia arenaria da un gruppo di naufraghi napoletani nel ‘600, per ringraziare Dio di aver avuto salva la vita.
Tra le altre architetture civili e militari, invece, il principale monumento è quello già accennato: il castello di Pizzo, o castello Murat (a cui è stato dedicato dopo la sua morte, avvenuta il 13 ottobre del 1815 per fucilazione), fu eretto sul finire del ‘400 da Ferrante d’Aragona. La costruzione si erge proprio a picco sul mare e dall’altro lato è difesa da un profondo fossato. All’interno si trova un residuo di una scultura di Antonio Canova.
Oggi si può accedere all’edificio attraverso un ponte tradizionale, realizzato in pietra calcarea. Originariamente, invece, si poteva superare il fossato solo attraverso un ponte levatoio che era stato realizzato in mezzo ai due torrioni.
