Scelte oculate e ragionate. Mai passi più lunghi della gamba. Ma anche zero rivoluzioni. La politica del Catanzaro è chiara: profilo basso. Non era così in Serie C, ovviamente, ma è così in Serie B. Floriano Noto non è il City Group, non è gli Hartono del Como. Il presidente lo sa e qualche mese fa si è anche “aperto” a nuovi ingressi eventuali. Dunque, anche in campo è profilo basso: “il primo obiettivo è la salvezza, poi prendiamo quello che viene”. E’ questo, in linea di massima, il messaggio che viene trasmesso dalla società da due anni a questa parte. Eppure, la squadra giallorossa ha sfiorato la finale playoff per la Serie A per due stagioni di fila, battagliando con club (e facendo anche meglio di loro) che hanno speso molto di più e che hanno capacità economiche maggiori.
E quest’anno, cosa è cambiato? Nelle dichiarazioni, nei comportamenti, apparentemente niente. L’ambizione rimane, così come la voglia di migliorarsi. Quella parola – “Serie A” – non è innominabile, non è tabù, anche perché lo stesso Noto non ha nascosto di sognarla, ma il profilo basso rimane, nelle intenzioni e nelle parole della società, così come in quelle del nuovo allenatore, che sa bene di aver aperto un nuovo ciclo. Ieri sera, però, ha parlato il capitano. E ha parlato come parlano i leader. Ha parlato in modo diverso rispetto a come fanno di solito i calciatori. Non frasi fatte, non parole banali e precostruite. In fondo, il capitano è il capitano. E il capitano infatti ha detto: “mi sono stufato di essere contento per i gol, ho 33 anni e qui ogni anno si rincorre. Dopo due semifinali playoff di fila dobbiamo alzare l’asticella, tutti”.
Perché Iemmello ha parlato così
Cosa c’è dietro le parole di Iemmello? Perché ha parlato così? In fondo, siamo solo alla prima giornata, c’è tutta una stagione davanti, il campionato è iniziato con un pari. Poteva andare meglio, certo, ma non è andata poi neanche così male. Perché questa fretta? Perché già da ora? Le tempistiche, probabilmente, non sono banali. Iemmello ha giocato in Serie A, categoria in cui potrebbe tranquillamente starci. Ha 33 anni, è nella fase finale della sua carriera e sa di non potersi accontentare, oggi. E sa anche, forse, che qualcuno potrebbe farlo. Potrebbe accontentarsi di mantenere il profilo basso, di raggiungere la quota salvezza e poi “fermarsi”. Perché, a parte qualche elemento, in pochi in squadra hanno vinto il campionato e in pochi sanno come si fa.
Insomma, la paura è che la piazza stessa possa cullarsi, accontentarsi. E Iemmello non vuole che sia così. Sarebbe un peccato, un “delitto”, dopo due finali playoff per la Serie A di fila sfiorate. E, dunque, ha parlato chiaro sin da subito, sin dalla prima giornata, quando tutti sono tranquilli, fin troppo. Un pari alla prima, in fondo, si può accettare, oggi. E invece il capitano ci tiene a ribadire che il bicchiere è da considerarsi mezzo vuoto. Scelte di tempo, coraggio, incisività. Per questo le parole di Iemmello non sono banali. Dietro c’è solo voglia di alzare l’asticella, ambire a “pensare” oltre. Resta da capire se, almeno pubblicamente, seguirà lo stesso pensiero da parte della società e del mister. Di certo, però, queste dichiarazioni non passeranno inosservate. E influiranno sicuramente sull’atteggiamento e sull’approccio della squadra.
