Fiorello svela gli scherzi sopra le righe con Baudo: “gli dicevo ‘suca’ e lui rispondeva ‘forte'”

Baudo - Fiorello, un ultimo gesto d’amore sotto forma di ironia, quella tipica dei siciliani che sanno dirsi tutto con una battuta capace di custodire un mondo intero

di Francesco Marrapodi – Un ricordo insolito ma che comunque nasconde un grande affetto, immenso. Un ultimo gesto d’amore sotto forma di ironia, quella tipica dei siciliani che sanno dirsi tutto – anche l’addio – con una battuta capace di custodire un mondo intero. Così Rosario Fiorello, intervistato dal Corriere della Sera all’uscita della camera ardente, ha voluto ricordare Pippo Baudo. “Quando ci telefonavamo”, ha raccontato, con la voce spezzata ma un sorriso negli occhi, lui mi diceva: “non dobbiamo mai dimenticare le nostre radici”. Io rispondevo: “hai ragione Pippo… suca” e lui: “forte“. E poi giù a ridere insieme”. Un dialogo che dice tutto. Più delle cerimonie, più delle parole solenni. Perché tra loro c’era un’amicizia vera, profonda, nutrita da quella complicità rara che unisce gli uomini che parlano la stessa lingua dell’anima: la Sicilia.

La commozione di Fiorello

Ma Fiorello, dietro l’ironia, lascia spazio alla commozione più sincera per sottolineare come il loro era un rapporto che andava ben oltre la comune amicizia. Era radicato nel paisanesimo, in quell’identità che Pippo non ha mai rinnegato, anzi, ha sempre celebrato. Poi, con un tono che mescola l’amaro della perdita e la gratitudine, aggiunge: “la Rai dovrebbe fargli una statua. Dovrebbe sostituire la statua del Cavallo a Viale Mazzini con quella di Pippo Baudo”.

Pippo Baudo se n’è andato pochi giorni fa, ma il senso di vuoto che ha lasciato sembra ancora incolmabile. Con lui non è scomparso solo un conduttore, ma un pilastro della nostra memoria, un uomo che ha saputo attraversare i decenni senza mai smettere di credere nel talento, nella cultura, nel valore dell’identità.

Funerali

E proprio questo sentimento profondo si tocca con mano nella folla che da ore, ininterrottamente, rende omaggio al suo feretro. Una fila composta e silenziosa di persone comuni e volti noti, tutti uniti dallo stesso desiderio: salutare Pippo, dirgli grazie, stargli accanto un’ultima volta. La camera ardente chiuderà alle 13 per poi riaprire alle 15. I funerali si terranno alle 16, celebrati dal vescovo di Caltagirone, monsignor Calogero Peri, con la concelebrazione di sedici sacerdoti, tra cui don Giuseppe Luparello, parroco di Militello, e don Giulio Albanese, padre spirituale di Baudo, che pronuncerà l’omelia.

Alla cerimonia saranno presenti anche le più alte cariche dello Stato: il Presidente del Senato Ignazio La Russa, il Ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso, il Sottosegretario alla Cultura Gianmarco Mazzi, in rappresentanza del Governo, e il Presidente della Regione Sicilia Renato Schifani.

Perché Pippo Baudo non è stato solo un volto televisivo. È stato un simbolo. È stato l’uomo che ha accompagnato gli italiani per oltre mezzo secolo, nelle case, nei salotti, nei cuori. Ed è per questo che oggi, da nord a sud, l’Italia lo piange. Ma soprattutto lo ricorda. Con un sorriso. Con una battuta. Con una stretta al cuore. Perché Pippo era uno di noi. E lo sarà per sempre.