Lungro è un delizioso paese in provincia di Cosenza, anima pulsante della cultura arbëreshë nella regione. Fondato dai profughi albanesi nella seconda metà del XV secolo, infatti, il luogo è un importante punto di riferimento per la cultura e la comunità albanese nel nostro Paese, una sorta di capitale religiosa, oltre che sede dell’Eparchia di rito greco-bizantino.
Fin da un primo sguardo, d’altronde, Lungro tradisce le sue origini: l’architettura urbana segue la tradizione orientale, con una struttura circolare degli edifici, che sono raccolti intorno alle due piazze centrali del paese, con i vicinati a rappresentare dei nuclei sociali con regole specifiche.
Al centro della piazza principale è collocato il busto di Giorgio Castriota Scanderberg, condottiero, patriota e principe albanese, che guidò il suo popolo alla ribellione contro l’occupazione dell’Albania da parte di turco-ottomani. Per questa sua azione è ad oggi considerato l’eroe nazionale albanese.
Scanderberg ebbe particolare notorietà anche in Italia, dove non mancano le sue gesta militari. Nel 1459 si recò infatti nel nostro Paese per aiutare Ferdinando I, re di Napoli, figlio del suo protettore Alfonso d’Aragona, nella lotta contro il rivale Giovanni d’Angiò e il suo esercito. Due anni dopo contribuì a riconquistare Trani, che era stata presa da Jacopo Piccinino per conto degli angioini. L’offensiva di altre due armate turche costrinse Scanderberg a tornare in patria frettolosamente nel 1462, al fine di guidare il suo esercito alla vittoria contro il nemico.
Tornando alla struttura del paese di Lungro, il centro abitato è caratterizzato da piccole cappelle e strette viuzze, portali medievali e antichi palazzi signorili. Oltre alle consuete presenze architettoniche religiose e civili, il paese ben conserva anche diverse strutture di archeologica industriale e alcuni luoghi di protezione simbolica, come le edicole votive (quelle di San Leonardo e Sant’Elia sono poste lungo le omonime strade).
Il Museo del Sale
Numerose sono le attrazioni che potrebbero costituire un buon motivo per organizzare un viaggio in questa località. Tra quelle civili citiamo sicuramente il Museo del Sale, inaugurato qualche anno fa per celebrare la storia di un mestiere antichissimo, quello dei salinari.
Passeggiare nelle sale del museo significa ricostruire fedelmente le caratteristiche del lavoro di questi operai, capaci di scendere in profondità nella terra (fino a 250 metri) attraverso i gradini di sale, nel buio, per estrarre il prezioso prodotto.
L’Eparchia di Lungro
Come abbiamo anticipato in apertura di questa guida, la città di Lungro deve la sua notorietà anche al fatto che proprio qui fu istituita la sede della prima Eparchia d’Italia, nel 1919, proseguendo idealmente il legame con Costantinopoli.
L’Eparchia di Lungro degli albanesi dell’Italia continentale comprende le comunità italo-albanesi che hanno scelto di rimanere fedeli alla tradizione religiosa, con un rito ricco di fascino e di simbolismo.
La Cattedrale di San Nicola da Mira
Per quanto attiene invece i monumenti religiosi più celebri, quello più noto è sicuramente la Cattedrale di San Nicola da Mira, realizzata nel XVIII secolo dalle maestranze napoletane dopo la distruzione del precedente edificio religioso. Particolarmente imponente, la facciata esterna è stata però più volte rimaneggiata nel corso degli anni, fino a mostrare le attuali forme neoclassiche. Originariamente fu progettata dall’architetto Armentano, nei primi anni ‘20 dello scorso secolo.
Una volta entrati all’interno dell’edificio, la Cattedrale si presenta con una pianta di tipo basilicale, con tre navate in stile barocco. Ricca di mosaici, presenta un Cristo Pantocratore che ricopre l’intera superficie della cupola centrale. Sia l’opera principale che quella della cappella del fonte battesimale sono state eseguite dal pittore albanese Josif Droboniku.
Il rito del mate
Tornando ai riti e alle tradizioni che rendono così unico questo luogo, non possiamo certamente dimenticarci del rito del mate, una bevanda di origine argentina che a Lungro ha trovato terreno molto fertile: la sua diffusione pare iniziò subito dopo l’unità d’Italia, quando diversi emigrati tornarono dall’Argentina in Calabria, contribuendo a diffondere questa bevanda prodotta dalle foglie del mate, un’erba molto comune in America Latina, utilizzata per la sua preparazione.
Ancora oggi il mate è preparato in diversi locali della città, permettendo a tutti i curiosi e agli interessati di poter assaggiare i suoi sapori più autentici.
