Chi ha paura del Ponte sullo Stretto? La grande opera che darà sviluppo, ricchezza, lavoro e crescita all’Italia del Sud viene osteggiata quotidianamente. Ma da chi? Da coloro che avranno danni dalla sua realizzazione? Dalle aziende del traghettamento che dovranno ristrutturarsi e cambiare lavoro? Dalla mafia e dalla ‘ndrangheta che vedranno venir meno la loro linfa vitale della manovalanza della disperazione? Nulla di tutto questo. Ad osteggiare la costruzione del Ponte sullo Stretto, in questo mondo al contrario, sono i Sindaci di Villa San Giovanni e Reggio Calabria, le aree che avranno il maggior beneficio dell’opera, i partiti politici di sinistra, che teoricamente dovrebbero inseguire un’ideologia dalla parte degli ultimi e dei poveri, coloro cioè che dal Ponte beneficeranno maggiormente; e il principale sindacato italiano, la Cgil, che ovviamente è contrario al più grande investimento della storia del Mezzogiorno d’Italia che darà lavoro a decine di migliaia di disoccupati!
Quando mai un sindacato come la Cgil è contento di lavoro, ricchezza e sviluppo? E quando mai il Pd e il Movimento 5 Stelle sostengono lo sviluppo e la crescita delle Regioni del Sud? Le loro posizioni contro il Ponte sullo Stretto non sono soltanto ideologiche e politiche, ma molto di più. Oggi, infatti, la Cgil di Landini ha annunciato un ricorso all’Ue per bloccare la realizzazione del Ponte. Falcomatà e Caminiti, Sindaci (entrambi Pd) di Reggio Calabria e Villa San Giovanni, avevano già presentato un ricorso contro la grande opera. E’ evidente che a fronte di azioni così dirompenti che non hanno precedenti per altre grandi opere d’Italia, ci sia qualcosa di più. Non solo ideologia, non solo politica. Ma paura tremenda che il Ponte si faccia davvero, e tolga fette di potere, logiche di assistenzialismo, interessi consolidati nell’orbita della sinistra, del Pd e della Cgil.
Altrimenti non si spiega che i Sindaci del territorio e il sindacato dei lavoratori assumano una posizione così estrema per tentare di bloccare la grande opera. Se Landini fosse davvero un sindacalista con a cuore gli interessi dei lavoratori, non potrebbe che essere super favorevole alla realizzazione del Ponte. E invece con questo atto si è smascherato, se ancora ce ne fosse bisogno: è soltanto un braccio del Pd che opera per interessi politici.
L’unica realtà è che a fronte di queste battaglie retrograde e reazionarie, il Ponte sullo Stretto si farà: il Governo ha dato l’accelerazione decisiva e in meno di due anni è arrivato al Cipess, che nei prossimi giorni darà l’ok definitivo a cui seguirà l’immediato avvio dei lavori. I ricorsi all’Unione Europea lasciano il tempo che trovano. Anzi. Fanno ridere. L’Unione Europea, infatti, chiede all’Italia da decenni proprio la realizzazione del Ponte sullo Stretto, per proiettare il Sud del nostro Paese in un contesto di trasporti e infrastrutture degno degli standard comunitari.
Finirà come il ricorso dei No Ponte, già bocciato dal Tribunale di Roma che ha condannato i ricorrenti al pagamento delle spese legali. Chi pagherà le spese dei ricorsi di Falcomatà, Caminiti e Landini? Saranno i contribuenti? Già, perchè gli esponenti della sinistra non hanno depositato ricorso personalmente ma a nome di Comune di Villa San Giovanni, Città Metropolitana di Reggio Calabria e Cgil. I giudici contabili della Corte dei Conti sono già con le antenne dritte per un eventuale danno erariale. E poi sono loro a parlare di sprechi di denaro e di scippi nei confronti del Sud…
