Alle 3:26 della scorsa notte, una scossa di terremoto di magnitudo 4.8 ha svegliato e spaventato migliaia di persone tra la Calabria e la Sicilia. Il sisma si è verificato a 48 chilometri di profondità – un dato curioso per la coincidenza dei numeri – con epicentro localizzato nel Mar Jonio, al largo del basso versante jonico calabrese, in direzione est di Catania.
È stata proprio Catania la città dove il terremoto è stato avvertito più intensamente: nel capoluogo etneo, la maggior parte dei cittadini si è svegliata di soprassalto. Secondo l’INGV, che ha raccolto oltre 3.500 segnalazioni attraverso il servizio Hai Sentito il Terremoto, circa 600 sono arrivate solo da Catania.
A seguire:
- Reggio Calabria con 320 segnalazioni
- Messina con 280
- Siracusa con 190
- Ragusa con 110
- Modica 85
- Augusta 80
- Acireale 70
- Vittoria e Mascalucia con 60 ciascuna
La scossa è stata percepita in tutta la Sicilia e Calabria, con avvertimenti anche – seppur lievi – in alcune zone della Basilicata e della Campania, fino a Napoli. L’area con il maggiore risentimento sismico resta comunque la Sicilia orientale e la Calabria meridionale, come confermato dalla mappa dell’INGV:
Scossa tra Calabria e Sicilia: il terremoto attivato dalla Ionian Fault
Il terremoto che ha colpito nella notte l’area tra Calabria e Sicilia potrebbe essere collegato alla Ionian Fault, una delle faglie geologiche più complesse e attive del territorio italiano. Secondo una prima analisi del meccanismo focale, la scossa si sarebbe originata proprio lungo questa linea di frattura sottomarina.
La Ionian Fault è stata al centro di un approfondito studio pubblicato nel 2021 sulla rivista Nature, a cura della ricercatrice Tiziana Sgroi e di altri esperti. Nella ricerca, la faglia viene analizzata insieme alla Alfeo-Etnea, altra struttura tettonica rilevante dell’area. La mappa allegata allo studio mostra chiaramente la localizzazione degli epicentri dei principali eventi sismici registrati nella zona, compresi tre dei terremoti più forti mai avvenuti in Italia.
Questa nuova scossa, quindi, si inserisce in un contesto geologico noto per la sua alta sismicità, richiamando l’attenzione sulla necessità di monitoraggi costanti e aggiornati.
Gianluca Valensise, ricercatore dell’INGV, tra i più importanti sismologi italiani, spiega questa mattina ai microfoni di StrettoWeb che “la Ionian Fault limita verso sud la lunghezza della faglia del 1908. Il terremoto di oggi proverebbe che la Ionian Fault esiste, è attiva, ed è sismogenetica: anche se la sua distanza dalla costa e la probabile elevata profondità dei terremoti che genera (oltre 20 km) la rendono relativamente inoffensiva. Il quadro contribuisce a sostenere la tesi che il terremoto del 1908 fu leggermente più piccolo di quanto correntemente stimato. Oggi si sostiene 7.1, che è anche la magnitudo di progetto del Ponte sullo Stretto, ma secondo alcune approfondite ricostruzioni potrebbe in realtà essere stata di 6.9-7.0. Una differenza non significativa vista la vetustà del terremoto, ma che indica che il 7.1 in ogni caso è un limite massimo, non minimo. Le dimensioni di un terremoto sono controllate dalle dalle dimensioni fisiche della faglia che lo genera: e se quella faglia è tagliata da un’altra faglia perpendicolare – la Ionian Fault – oltre quel punto non si può estendere”. Valensise, quindi, smonta i catastrofismi che vorrebbero lo Stretto esposto a terremoti di magnitudo molto più alta.
Inoltre, sulla Ionian Fault Valensise aggiunge che “questa faglia si trova in mare aperto e anche se generasse terremoti più forti nella magnitudo, non somiglierebbero minimamente al 1908 o al 1783 proprio per la distanza dalla terraferma e dalla maggiore profondità. Questa faglia – conclude l’esperto – è relativamente nuova, nel senso che è di nuova acquisizione: essendo in mare, è stata evidenziata solo di recente, con tecniche di geologia marina moderne, ma la sua esistenza non modifica in modo apprezzabile la pericolosità complessiva dell’area“.
Il terremoto di oggi, fortunatamente, non ha causato danni né feriti, ma ha comunque lasciato un segnale importante: ha riacceso l’attenzione sul rischio sismico in una delle aree più sensibili d’Italia, ricordando alla popolazione l’importanza della prevenzione.
Terremoto senza danni, ma con un messaggio positivo: più consapevolezza e dati rassicuranti
Ma la scossa ha anche un risvolto positivo dal punto di vista scientifico. Secondo gli esperti, l’evento offre elementi rassicuranti rispetto alle ipotesi più estreme sulla magnitudo massima potenziale dei terremoti attesi nell’area dello Stretto di Messina. I dati raccolti, infatti, aiutano a migliorare la comprensione dei fenomeni sismici locali, ridimensionando scenari catastrofici e contribuendo a una gestione più razionale del rischio.
