Il 10 aprile scorso si è tenuto a Roma un vertice cruciale tra Italferr, il presidente della Regione Siciliana Renato Schifani e il sindaco di Taormina Cateno De Luca, per discutere della nuova stazione ferroviaria di Taormina e del raddoppio della linea ferroviaria Giampilieri–Fiumefreddo, inseriti nell’ambito del più ampio progetto di potenziamento dell’asse ferroviario Palermo–Catania–Messina, finanziato anche tramite fondi PNRR. Se da un lato l’incontro è stato presentato come un passo avanti verso una mobilità più sostenibile e intermodale per il comprensorio ionico, dall’altro ha riacceso interrogativi importanti sul ruolo e sulla coerenza dei territori nelle scelte infrastrutturali di rilievo strategico nazionale.
Il paradosso del parere favorevole “dimenticato”
Non può passare inosservato – come documentato anche da SiciliainProgress.com – che sia il Comune di Taormina che quello di Letojanni avevano già espresso parere favorevole alla localizzazione della nuova stazione nel corso della Conferenza dei Servizi, strumento tecnico-amministrativo pensato per garantire una valutazione complessiva e condivisa dei progetti infrastrutturali.
Eppure, oggi si assiste a una marcia indietro, con dichiarazioni che mettono in dubbio scelte già formalizzate. Il sindaco De Luca ha avanzato perplessità sull’attuale collocazione dell’infrastruttura, chiedendo una revisione in nome di una maggiore sostenibilità ambientale e sociale. Ma viene naturale domandarsi: perché questi elementi non sono stati sollevati prima, quando le decisioni erano in fase di definizione tecnica e politica?
La coerenza delle istituzioni locali: una questione di credibilità
Le grandi opere infrastrutturali non possono essere oggetto di ripensamenti estemporanei, soprattutto se già approvate nelle sedi istituzionali competenti. Cambiare idea “in corsa” per convenienze politiche, pressioni locali o esigenze elettorali significa mettere a rischio non solo i tempi di realizzazione, ma anche la credibilità dell’intero processo decisionale. Non si tratta solo di infrastrutture: in gioco c’è la fiducia tra amministrazioni locali, enti attuatori e cittadini. Le comunità hanno il diritto di essere ascoltate e coinvolte, ma chi le amministra ha anche il dovere di essere coerente e responsabile, soprattutto quando si tratta di opere finanziate con fondi europei e PNRR, dove il rispetto dei tempi e degli impegni è condizione essenziale.
Il rischio di perdere un’occasione storica
Il raddoppio ferroviario e la nuova stazione di Taormina rappresentano un’opportunità concreta di rilancio per il turismo e la mobilità dell’intero comprensorio. Dopo anni di immobilismo e progetti incompiuti, la Sicilia ha finalmente ottenuto risorse e avviato cantieri di portata epocale. Tornare indietro ora, o rallentare l’iter per giochi politici locali, significa tradire l’interesse generale e minare la possibilità di un vero salto di qualità infrastrutturale.
Il caso Taormina-Letojanni insegna che la governance delle grandi opere deve basarsi su un dialogo strutturato e trasparente tra enti locali, tecnici e cittadini, ma anche su un patto di responsabilità. Una volta compiute certe scelte, e se esse sono state condivise nelle sedi opportune, è doveroso portarle avanti, salvo che emergano nuovi e documentati elementi tecnici di reale impatto. Se i territori vogliono giustamente contare, devono però anche saper rispondere delle proprie decisioni. Altrimenti, si finisce per bloccare tutto in nome del “tutti contro tutti”, perdendo tempo, risorse e credibilità.
