A Sanremo non c’è solo Brunori: Tormento rappresenta Reggio e la Calabria. E sta facendo la storia

Non solo Brunori, la Calabria (e Reggio Calabria) rappresentate all'Ariston da Tormento che con il suo rap sta facendo la storia all'Ariston

Da martedì stiamo raccontando giornalmente su StrettoWeb il Festival di Sanremo con contenuti di vario tipo e un focus principale sulla Calabria al Festival. Eccellenze culinarie, promozione del territorio, personaggi e anche artisti calabresi stanno conquistando l’Ariston. ArtistI, al plurale. Precisazione d’obbligo, perchè la grande popolarità che sta riscuotendo Brunori Sas rischia di far passare in secondo piano il conterraneo Tormento.

Il cosentino Brunori porta una canzone bellissima, “L’albero delle noci”, un pezzo che è finito già due volte in top 5 e che meriterebbe il premio per il miglior testo e quello per la critica. Magari anche una posizione sul podio, nonostante qui entrino in gioco dinamiche differenti. Nel suo testo la Calabria viene citata attraverso immagini descritte ad arte, come la scirubetta nata dal miele e dalla neve. Comprensibile quindi, al di là della bellezza della canzone dedicata alla figlia Fiammetta, l’amore e il grande sostegno dei calabresi nei suoi confronti.

Tormento, dal parco di via Melacrino al palco dell’Ariston

Un sostegno, sotto il vessillo della bandiera calabra, che ci piacerebbe venisse mostrato anche a Massimiliano Cellamaro, aka Tormento (qualcuno lo ricorderà anche come Yoshi). Il rapper nato a Reggio Calabria il 6 settembre 1975 è uno dei più grandi nomi dell’hip-hop italiano. Con i Sottotono ha fatto la storia del genere regalando singoli indimenticabili come “La mia coccinella”.

Proprio a Sanremo, nel 2001, a causa di una colluttazione con Staffelli (per la consegna di un Tapiro per presunto plagio) e delle censure al testo imposte dalla direzione, la carriera del gruppo iniziò una parabola discendente che portò allo scioglimento.

Ben 24 anni più tardi, Tormento è tornato in gara con Guè, Shablo e Joshua e il singolo “La mia parola“, scrivendo una pagina storica per il rap italiano con un singolo rap dalle vibes anni 2000 (per intenderci, quello che veniva snobbato a suo tempo in Italia dai grandi eventi e che non era di moda come adesso).

L’inconfondibile timbro R&B di Tormento si sposa alla perfezione con lo stile di Guè, figura di primissimo livello del genere e il beat cucito da Shablo, uno dei più grandi produttori in Italia. La voce calda di Joshua rifinisce un prodotto di primo piano che per molti “con Sanremo centra poco” proprio perchè a Sanremo non c’era mai stato prima. È stato sfatato un tabù.

L’Accademia della Crusca ha votato il testo con un solido 7/8, uno dei voti più alti, a riprova che il rap (quello fatto bene), possa tranquillamente stringere la mano al cantautorato. Il ritornello martellante e il coro gospel rendono il pezzo una vera e propria bomba in grado di risultare moderna anche con uno stile ormai passato di moda.

Dal parco di via Melacrino, quello dei “ricordi di Reggio” che cita nella canzone “Da dove scrivo“, al palco dell’Ariston: che bel viaggio quello di Tormento. Un percorso che merita di essere conosciuto e apprezzato, tanto quanto quello di Brunori. Due anime di una Calabria musicale e poetica.