Lo ha preso. Letteralmente “strappato”. Con la forza. Fabio Caserta si è preso il Catanzaro di prepotenza e ora vuole portarlo verso vette inesplorate, nonostante predichi – saggiamente – calma. Lo fa per proteggere la squadra dall’esterno, da facili entusiasmi e condizionamenti, anche se è scontato, banale e anche normale pensare ad altri obiettivi che non siano la salvezza. Perché ai propri ragazzi va infusa tranquillità ma anche l’ambizione di chi non ha nulla da perdere e di chi non ha le pressioni di dover vincere per forza. Questo è, probabilmente, il messaggio trasmesso ai suoi in privato, fuori dalle telecamere. “Siamo nel ballo e balliamo”. Anche perché ora – a scoprirsi pubblicamente – è anche il Presidente Noto, con dichiarazioni pubbliche diverse rispetto a quelle di qualche settimana fa, in cui anch’egli predicava calma. Ora è lì e vuole sognare.
E se può sognare, il Presidente, è per tanti meriti suoi ma anche per tanti meriti di chi ha scelto per la panchina. Fabio Caserta sta stupendo tutti. Forse anche sé stesso, che non si aspettava il quarto posto in questo momento del campionato. Ma sta stupendo non perché fosse scarso e quindi sia lì per caso, ma perché – come ribadito più volte – era difficile pensare a una riconferma, addirittura a fare ancora meglio, dopo il ciclo vincente con Vivarini e la mezza rivoluzione tecnica e di organico. Statisticamente, quasi sempre, la squadra che fa benissimo al primo anno da outsider e neopromossa, se poi non va in Serie A fatica molto nella stagione successiva. Chiedere, per esempio, al Bari di De Laurentiis, a 60 secondi dalla Serie A due stagioni fa e a due partite dalla Serie C lo scorso anno, salvatosi solo dopo il playout contro la Ternana.
Record e numeri: come Caserta ha cambiato il Catanzaro
Il Catanzaro ha sovvertito anche questa statistica, oltre una serie di record già stracciati: è la squadra che ha perso meno partite quest’anno (solo 3) insieme a Sassuolo e Spezia; ha battuto i liguri in casa propria, lì dove non perdevano da un anno; ha eguagliato l’imbattibilità esterna del Napoli di Conte, che si è fermata a 12; questo significa che in caso di vittoria o pari a Cremona, il Catanzaro andrebbe a 13 gare senza sconfitta fuori casa, record assoluto in Italia. Insomma, i numeri sono numeri e, come scritto ieri, per questo il calcio è come la matematica, non è un’opinione.
Fabio Caserta ha avuto il merito di crederci prima di tutti, rimanendo equilibrato nei momenti negativi e in quelli positivi. Che poi, di negativo, quest’anno c’è stato poco. Come possono esserci momenti negativi quando si perde solo tre volte in circa sei mesi? I tanti pareggi di fila, nella prima parte di torneo, avevano fatto storcere il naso a qualcuno, unitamente a un Iemmello ancora da ritrovare e a un gioco non più sbarazzino e spumeggiante come quello di Vivarini, a cui il pubblico si era abituato.
Ma la forza del tecnico è stata proprio questa: non adattarsi al collega predecessore – anche perché tanti interpreti erano cambiati in estate – ma aprire un nuovo ciclo avendo pazienza di “attutire” il colpo nella prima fase, rendendolo meno doloroso possibile. Solitamente, quando si cambia tanto, il rischio è di un contraccolpo pazzesco, che può compromettere un’intera stagione. A Catanzaro, invece, non si è andati oltre qualche pareggio, non perdendo quasi mai e rimanendo “attaccati” al treno che contava. Quindi si è raggiunto più equilibrio, più solidità difensiva, meno spettacolo, ma più pragmatismo e concretezza, avendo bene cura di non far sentire troppo “pesante” l’importante flusso di cambiamento estivo in diversi uomini e dal punto di vista tattico.
Trovata la quadra, sia a livello di modulo che di uomini e atteggiamento, è uscita fuori la vera natura: quella di una squadra ora solida, ora difficile da scardinare nelle trame difensive, ora cinica e spietata, ora quantomai consapevole. E la consapevolezza si legge tutta nella personalità con cui è andata a giocarsela a La Spezia. Pochi rischi, tanto equilibrio ma anche tanta intensità e zero paura quando c’era da andare a proporre gioco. Sfruttando quello che nel calcio conta di più: gli episodi, ovvero il rosso a Lapadula e il cambio vincente di Pittarello, che quest’ultimo ha premiato con un gol da attaccante puro, tra l’altro il primo in giallorosso.
Rivincita in atto
Questo è il capolavoro di Caserta; così il tecnico si è preso il Catanzaro e non solo. L’allenatore reggino, infatti, si è preso anche una bella rivincita, con la sua Calabria. Un anno fa, più o meno di questi tempi, Fabio Caserta veniva infatti esonerato dal Cosenza. Ingiustamente, aggiungeremmo. Anche lì, come quest’anno a Catanzaro, in questo periodo aveva trovato la quadra, iniziando a volare e trovando in Tutino lo Iemmello di turno. Qualche risultato un po’ così, altalenante (in mezzo, però, anche un pari in casa della capolista Parma), aveva però condizionato la società, a tal punto da essere sollevato dall’incarico. Una mossa scellerata, anche considerando l’immobilismo e il caos regnanti a Cosenza in questa stagione.
Ma Caserta ha incassato, in silenzio, ripartendo di nuovo da un’altra città calabrese. Il suo sogno sarebbe stato farlo anche nella sua città Natale, Reggio Calabria, ma questo non gli è riuscito da calciatore e – per il momento – neanche da allenatore. Doppia rivincita, dunque. Una rivincita sana e silenziosa, con la sua Calabria, a dimostrare che alla fine Fabio Caserta ce l’ha fatta. E ora non si vuole fermare…
