“Una città del Sud come metafora”, la riflessione di Michele Bisignano

"Una città del Sud come metafora, urge una vera e propria rivoluzione culturale", la riflessione di Michele Bisignano

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“Un tempo il “mito” si ritrovava tra gli dei, in seguito nelle ideologie e nei simboli di tali ideologie, crollate le ideologie (o per meglio dire alcune di esse, perché altre rimangono ben salde) non avrei mai pensato che i miti, che spesso si tramutano in leggende, o le idee-forza che muovono la storia, in una determinata comunità, come la nostra, potessero venire identificati con infrastrutture, per altro “dissacranti” e “devastanti”. E’ quanto afferma Michele Bisignano, ex assessore della provincia di Messina. “Né posso credere che solo con la realizzazione di “grandi opere” si possa ridestare l’interesse in certe città largamente assuefatte alla gestione dell’esistente. Città quasi rassegnate alle logiche derivanti dal voto di scambio, che sia esso individuale che di gruppo, è sempre un elemento di distorsione nel rapporto tra cittadini e soggetti politici-istituzionale, e che, in ultima analisi, finisce con il tramutarsi, in un elemento di condizionamento per i vari contraenti“, rimarca Bisignano.

“Superare l’immobilismo”

“Penso, invece, che bisognerebbe adoperarsi per superare quell’“intrigante immobilismo” proprio di alcune realtà del sud, visto come prezzo per preservarle dal dilagante contagio della criminalità organizzata. Anche perché nel frattempo, come viene testimoniato dalla triste realtà, che inutilmente si cerca di esorcizzare, il contagio è ormai diffuso e articolato, e l’immobilismo, di conseguenza, non può più giovare come alibi. Per cui l’impegno non va rivolto ad ipotizzare miti che spesso ci fanno estraniare dalla realtà, nell’attesa fatalistica di un giorno, di un evento o di un’opera. Ma l’impegno va rivolto ad una realtà da modificare, superando la cultura del progetto che è cultura dell’attesa e che può divenire cultura dell’astrazione, e che è sempre legata alla mera gestione del potere; per passare a diffondere una cultura dello sviluppo che non sia riferibile solo a contesti sociali ed economici, ma che miri ad una sorta di piccola rivoluzione culturale, tendente a far prendere sempre di più coscienza ai cittadini, alla gente ed alle singole individualità del loro ruolo partecipe e non delegante”, rimarca Bisignano.

“Urge una rivoluzione culturale”

“Una rivoluzione culturale che tenda sia nella società civile che nella cosiddetta società politica (che è sempre correlata con la società civile) a diffondere i valori etici e che faccia riscoprire il gusto di reclamare ed esigere “diritti”, e non di pietire “favori”. Una rivoluzione culturale che guardi al vero mito-idea forza, dell’uomo e della donna artefici del loro destino, attuabile soltanto però in tutte le varie realtà in cui si possa agire senza padroni o “pastori” di vario tipo. Questo ritengo sia la più stimolante grande opera per cui valga la pena di impegnarsi. E non è lecito pensare che ciò sia impossibile, se volgiamo lo sguardo a quanto è accaduto in paesi soggetti in modo spietato a padroni-pastori. Con quella meravigliosa riscoperta di valori riscontrabili anche in realtà dove non mancavano certo le grandi opere di regime a significazione del potere ma non della potenza. Perché il “potere” deriva sempre da un esercizio arbitrario che si può riscontrare nella forza o nella violenza o in forme di persuasione occulta come l’utilizzo distorto dei mass media e dei social“, spiega Bisignano.

La “potenza” si fonda invece sui valori più solidi e più autentici della storia dell’umanità

“La “potenza” si fonda invece sui valori più solidi e più autentici della storia dell’umanità, quali la libertà intesa prima come conquista interiore e poi esteriore, la dignità, la tolleranza e la convivenza civile, e l’etica della responsabilità. Ed è proprio la significazione e l’affermazione di tali valori che danno sostanza alla democrazia. E certe realtà urbane del Sud non penso abbiano bisogno di eroi o di messia taumaturghi, perché tali soggetti che si “autodefiniscono”, si sentono portatori di certezze assolute, di dogmi assolutisti e di un manicheismo demonizzante, muovendosi sempre all’insegna di motivazioni irrazionali. E non tocca certo a me ricordare che il sonno della ragione genera “quasi sempre” mostri o mostriciattoli. Forse le mie semplici riflessioni possono sembrare in parte eccessivamente metapolitiche ed estranee alla realtà fattuale, o come un esercizio retorico per sfuggire alla stessa realtà. Ma è proprio la tristezza della realtà contingente in cui siamo immersi nei vari livelli, a partire da quello locale, che ci richiama alla non rassegnazione, ed alla resistenza morale, culturale e civica, ispirandoci a quell’empito rivoluzionario nel senso nobile del termine, richiamato dal grande ed incompreso meridionalista Guido Dorso”, conclude Bisignano.

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