Reggio, conversazione su “Galluppi & De Agostini. Una collaborazione ‘trascurata’ dagli storici”

La conversazione si è svolta venerdì 26 aprile al Circolo Culturale “L’Agorà” con la ricercatrice toscana Elena Pierotti

StrettoWeb

Si è svolta nella giornata di venerdì 26 aprile la conversazione sul tema “Galluppi & De Agostini. Una collaborazione “trascurata” dagli storici”, organizzata dal Circolo Culturale “L’Agorà”. L’incontro, organizzato dal sodalizio organizzatore reggino, ha visto la partecipazione, in qualità di relatrice, della ricercatrice toscana Elena Pierotti, già presente in altre occasioni culturali organizzate dall’associazione reggina.

La storia

I primi indizi ci rimandano al Piemonte del 1840, dove i fratelli Gioacchino e Paolo erano noti giornalisti e proprietari di una tipografia, ubicata in quel periodo in via della Zecca, e pubblicava i libri di Silvio Pellico e di Don Bosco. Gioacchino De Agostini era nato a Torino nel 1808. Divenne un religioso, non sappiamo a quale Ordine appartenne. Studiò all’Università di Torino e nel 1817 fu licenziato come Maestro di 4° e fu professore di Rettorica. Insegnò nei più prestigiosi Collegi Piemontesi del tempo, in Lanzo, in Biella, dove divenne professore di Quintino Sella, in Cuorgnè, Casale Monferrato e molti altri prima di divenire professore e poi Preside del Liceo di Vercelli, dove si stabilì.

Unì però all’attività di docente quella di giornalista e di scrittore. Gioacchino De Agostini si faceva notare con i suoi articoli pubblicati in diverse testate giornalistiche vercellesi come “Il Vessillo della Libertà” poi “Vessillo d’Italia”, ed altre testate come “La Sesia”. Pubblicò diverse orazioni, anche di stampo politico, una di queste dedicata nel 1849 all’ex Sovrano Sabaudo Carlo Alberto. Egli come giornalista è considerato l’antesignano del moderno giornalismo piemontese. Scrisse sul «Messaggere Torinese» di Angelo Brofferio, sul «Carroccio» di Casale Monferrato che cofondò con Carlo Cadorna, fratello del Generale, e con Luigi De Marchi.

Fu ricordato spesso dalla “Gazzetta Piemontese” diretta da Felice Romani, organo ufficiale del Regno Sabaudo; ma anche in precedenza sulla stessa “Gazzetta Piemontese”, diretta da Giuseppe Favale. Egli ebbe grande familiarità con i principali protagonisti del nostro Risorgimento, a cominciare da Luigi Cibrario, Palma di Cesnola, Angelo Brofferio, i fratelli Valerio, che presumibilmente furono suoi allievi; il gabinetto di Monsignor Pino in Torino; i d’Azeglio, il Generale Giuseppe Avezzana; Silvio Pellico; gli ambienti manzoniani sia nella figura di Padre Calandri, Chierico Regolare Somasco ed amico di Manzoni, che in quella di Don Giulio Ratti, prevosto di San Fedele a Milano e confessore dello stesso Manzoni. Fu intimo dell’Abate Vincenzo Gioberti. Frequentò anche quelli del British Museum di Londra perché nel 1848 egli abbandonò l’abito talare per sposare Adelaide Galli Dunn, figlia del fuoriuscito piemontese Fiorenzo Galli di Carrù, trapiantato a Londra.

La consorte era nata a Londra nel 1833 e per parte materna aveva rapporti di parentela col pittore David. Adelaide Galli Dunn si convertì al Cattolicesimo per sposare De Agostini nel 1849. Ebbero due figlie, Luigina e Fiorenzina, che rimasero orfane in tenera età perché la madre morì intorno al 1860. Gioacchino De Agostini in quel periodo aveva già in Vercelli dei giornali suoi: il «Vessillo della Libertà», che aveva rilevato dalla società degli azionisti e trasformato proprio in quel periodo in «Vessillo d’Italia». Gioacchino De Agostini era uomo Mediterraneo, era uomo del Sud, collaborando politicamente con il noto filosofo Pasquale Galluppi come attestano i documenti archivistici. Pasquale Galluppi, è uno dei maggiori esponenti della cultura meridionale del suo tempo. Ma anche uno dei filosofi che hanno anticipato il Risorgimento.

Il filosofo Pasquale Galluppi nacque a Tropea il 2 aprile del 1770 dal matrimonio fra i cugini Vincenzo e Lucrezia Galluppi, appartenenti rispettivamente al ramo siciliano e al ramo calabrese della famiglia. Studiò sia in Calabria che a Messina. Qui incontrò in seminario il canonico Ragno e il Rettore Santacolomba che era noto per le sue simpatie gianseniste. Nel 1795 Pasquale Galluppi esordì presso l’Accademia degli Affatigati di Tropea confutando, secondo impostazione agostiniana ripresa dal giansenismo, la teoria delle virtù dei pagani, giudicate peccaminose perché non riferite al vero Dio.

Questo non bastò a non fargli comminare una denuncia presso la Santa Sede. Nel 1799 la rivoluzione napoletana coinvolge anche Tropea. Il filosofo tropeano è per indole lontano da ogni estremismo tra i due schieramenti, dei giacobini e dei sanfedisti, ma è vicino per formazione intellettuale alla causa giacobina. Nonostante non ci fossero prove concrete su di lui di collaborazionismo verso i Francesi se non nella veste di traduttore, fu imprigionato per un certo periodo dalle milizie del Cardinale Ruffo, venne ancora accostato al suo antico maestro Santacolomba come settario e il Vescovo di Tropea, Gerardo Gregorio Mele, dichiarò che il Galluppi non godeva di buona fama.

Fu inoltre fatto il suo nome come “settario” in una denuncia anonima che coinvolge il suo antico maestro Santacolomba; ma fu soprattutto il giudizio del vescovo di Tropea Gerardo Gregorio Mele a pesare sul suo conto: “non gode buona fama, perché si pretende aversi ingoiato collo studio vari errori della vana filosofia” Quando i Francesi ritornarono, Galluppi ottenne impiego di traduttore per la sua conoscenza della lingua francese, ottenne un impiego pubblico alle dipendenze del Fisco quale “controllo” della percezione delle contribuzioni dirette per il distretto di Tropea, incluso nella provincia di Calabria Ultra. Nonostante gli apprezzamenti per l’attività svolta e le proposte di promozione, ogni avanzamento sembrava però essergli precluso e la sua supplica per divenire sottointendente a Reggio Calabria non ricevette alcuna risposta (1812).

Ritornando al rapporto di collaborazione politica di Gioacchino Prosperi con il noto filosofo Pasquale Galluppi, ciò viene attestato da una serie di documenti archivistici. Pasquale Galluppi, è uno dei maggiori esponenti della cultura meridionale del suo tempo. Ma anche uno dei filosofi che hanno anticipato il Risorgimento. La posizione galluppiana in ambito politico-civile è fin da subito la categoria del liberalismo cattolico moderato. Ciò inserisce Galluppi nel movimento dello spiritualismo italiano che ha anticipato il Risorgimento, fondato sulla centralità delle istanze di libertà individuali, considerate come non negoziabili. Oltre che “filosofo del Risorgimento”, egli è poi la figura più rappresentativa del pensiero e della cultura meridionali del suo tempo.

Ha messo in campo una resistenza costante contro il conformismo soffocante della società dell’epoca. Altri documenti archivistici, come un fascicoletto, appartenuto al religioso Gioacchino Prosperi, dove lo stesso Prosperi cita in una sua lettera il Pio Legislatore di Nicotera come il suo ispiratore. Si tratta di Pasquale Galluppi, che aveva sostenuto la politica di Alfonso dei Liguori, a cui Prosperi si era avvicinato durante la sua esperienza forte nelle Amicizie Cristiane di Cesare d’Azeglio, ci mette nella condizione di affermare che quelle possibilità federaliste erano davvero forti e concrete.

Una rilettura attenta del filosofo di Tropea mette in luce quanto il Sud fosse, al pari del resto della Penisola, nella condizione di porsi in Europa e di porre la Penisola stessa non come Stato “improvvisato”, cosa che di fatto avvenne, ma come Stato Sovrano. Queste alcune delle cifre che sono state oggetto di analisi da parte della ricercatrice lucchese Elena Pierotti.

Condividi