Reggio Calabria, sollevato il problema delle carceri: “sovraffollamento e carenza di personale”

Problema carceri a Reggio Calabria: la nota di Daniela De Blasio, Presidente della Lega dei Diritti Umani Reggio Calabria

StrettoWeb

“Nel corso dell’incontro organizzato a Palazzo San Giorgio di Reggio Calabria in occasione dell’inaugurazione dell’anno giudiziario, la Presidente f.f. della Corte d’Appello di Reggio Calabria, Olga Tarzia, ha posto l’attenzione sull’importanza di investire sul sistema carcerario, poiché la struttura attuale necessita di una profonda trasformazione. La Presidente Tarzia ha sostenuto la necessità di garantire una migliore accoglienza ai detenuti, consentendo loro condizioni minime di vita all’interno dei penitenziari”. Così in una nota Daniela De Blasio, Presidente della Lega dei Diritti Umani Reggio Calabria.

Le condizioni delle carceri: il sovraffollamento

“Infatti gli attuali problemi di sovraffollamento carcerario e la scarsità di personale addetto alla sicurezza degli istituti penitenziari rappresentano una situazione critica che richiede interventi immediati. E’ opinione diffusa che le condizioni di reclusione non devono cancellare il rispetto dei diritti inviolabili dell’uomo ma devono favorire il suo più completo reinserimento nella vita sociale civile dopo aver scontato la condanna, ma la realtà è spesso tutt’altra cosa. Il sovraffollamento carcerario influisce negativamente sia sulla salute fisica che su quella mentale dei detenuti e, unita alla mancanza di un numero sufficiente di agenti, contribuisce all’insorgere di tensioni e conflitti tra i detenuti, aumentando il rischio di violenza e instabilità all’interno delle carceri”, si legge ancora.

La carenza di personale

“La carenza di personale crea condizioni di insicurezza per i detenuti, ma anche per il personale penitenziario stesso. Per non parlare delle pessime condizioni igieniche, della mancanza di privacy e spazi personali, che compromettono il benessere dei detenuti e la loro riabilitazione, che può essere pregiudicata dalla coabitazione forzata che potrebbe avere un’influenza negativa sul loro percorso di recupero”.

Rinnovare il sistema carcerario per la sua finalità rieducativa

“Si impone, dunque, un’adeguata riflessione sull’apparato penitenziario, in ordine al modo di concepire la detenzione. Siamo tutti consapevoli che il carcere dovrebbe rappresentare la punizione per i reati commessi, ma non possiamo dimenticare la dimensione fondamentale della rieducazione, che è la parte che spesso viene tristemente trascurata. È fuorviante considerare la pena come l’unico obiettivo del sistema giudiziario, per questo bisogna lavorare per sviluppare programmi che mirino a riparare il danno causato e a reinserire i responsabili nella società”. 

“La struttura carceraria dovrebbe essere rinnovata non solo sotto il profilo dell’accoglienza e delle condizioni di vita dei detenuti, ma anche per favorire la riabilitazione e la restituzione della dignità a chi ha commesso un reato, affinché non sia etichettato ed emarginato dalla società. Fermo restando lo spirito del principio sancito dalla Costituzione in ordine alla finalità rieducativa e non afflittiva della pena, tesa al recupero del reo, l’obiettivo finale è quello di creare una struttura carceraria che non sia solamente punitiva, ma che dia l’opportunità ai detenuti di riguadagnare la propria dignità attraverso percorsi di reinserimento sociale e riabilitazione nonché la promozione di iniziative trattamentali che diano la possibilità ai detenuti di intraprendere, in concreto, un percorso rieducativo all’interno della struttura penitenziaria”.

“E’ infatti notorio quanto sia facile che l’esperienza del carcere si trasformi, soprattutto per i più giovani, in un’ulteriore e più importante addestramento alla devianza soprattutto nelle aree in cui la criminalità organizzata è più diffusa. Il carcere non è un non luogo ma è una realtà con cui bisogna confrontarsi; un sistema che deve garantire la sicurezza della collettività, ma che, al contempo, deve garantire il rispetto dei diritti umani e non può e non deve limitarsi solamente a un luogo di detenzione, ma deve svolgere un ruolo attivo nella rieducazione e nella riabilitazione di coloro che vi si trovano. La rieducazione rappresenta una delle principali finalità del sistema penitenziario che richiede un ripensamento del sistema carcerario, con una maggiore attenzione ai diritti dei detenuti e maggiori risorse umane e finanziarie allo scopo di garantire un ambiente più sicuro, dignitoso e con programmi di recupero concreti, rapportati con la realtà che i detenuti, una volta scontata la pena, incontreranno nel loro “nuovo” percorso di vita”. 

“La sensibilizzazione alle tematiche come queste è fondamentale per promuovere un cambiamento culturale e istituzionale, che dovrà necessariamente portare ad una maggiore attenzione verso il sistema carcerario e una migliore gestione delle risorse investite, in termini umani ed economici. Per questi motivi c’è il bisogno di offrire un percorso detentivo alternativo in cui gli strumenti del trattamento quali lavoro, istruzione, formazione professionale, rapporti con la famiglia, trovino piena attuazione ed in cui il tempo della detenzione sia tempo di recupero e di costruzione di sé”, si chiude la nota.

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