Nega, Arslan Khalid, 25enne pakistano arrestato con l’accusa di essere uno dei presunti scafisti dell’imbarcazione della strage di Cutro. “Non ho mai aiutato i 4 soggetti che si alternavano alla guida – ha detto nell’interrogatorio – né ho mai ricevuto disposizioni di nessun genere da questi. Riferisco che per intraprendere il viaggio mio padre ha pagato 7 mila euro ad un trafficante del quale avevo il recapito telefonico segnato su un foglio, il quale è andato perduto durante il naufragio. So che fa il sarto di mestiere in Pakistan ma di fatto si occupa di traffico di migranti. Non l’ho mai incontrato personalmente ma un conoscente mi ha messo in contatto con lui”.
“Non ho fatto niente di male, non ho aiutato nessuno degli scafisti ma sono venuto qui in Italia con l’intento di migliorare la mia vita”. Alla domanda su come avesse avvisato il padre al suo arrivo, l’indagato ha risposto: “Ho mandato un messaggio con il telefono di uno degli scafisti perché sono partito dalle coste turche già privo di telefono”, ha aggiunto. A supporto arriva anche la versione del fratello, che vive in Italia e che ha inviato una “prova” a supporto del biglietto pagato per viaggiare.
Salvatore Perri, Avvocato dell’indagato, ha parlato all’Ansa: “stanno emergendo elementi che dimostrano, come sostenuto sin dall’inizio, che il mio assistito era su quella barca come migrante al pari degli altri e non era lo scafista. Quanto sta emergendo conferma quello che il mio assistito ha detto fin dal primo momento agli inquirenti”.