Una testimonianza straziante a un mese da una tragedia di cui si continua ovviamente a parlare, anche per via delle indagini tutt’ora in corso. Il riferimento è al naufragio di Cutro e alle parole di Almolki Assad, un cittadino siriano superstite sentito stamani dal gip del Tribunale dei minorenni di Catanzaro nel corso dell’incidente probatorio nell’inchiesta sul presunto scafista 17enne. “Ho preso mio fratello – ha raccontato – e ci siamo buttati a mare. Eravamo tutti nel panico. Sono rimasto tre ore in acqua, sin dalle 4. Il bimbo è morto dopo un’ora. E’ rimasto sempre nelle mie braccia. Non l’ho lasciato andare dopo che è morto“.
Almolki Assad sapeva che il fratellino di 6 anni era morto, dopo qualche ora in acqua, ma ha continuato a tenerlo stretto alle sue braccia fino all’arrivo dei della Guardia Costiera. “Ci siamo fatti sentire – ha detto – e ci hanno recuperati. Ci siamo salvati grazie a un pezzo di legno, altrimenti eravamo tutti morti. Sono svenuto sulla barca della Guardia Costiera, sono stato condotto in porto e da lì mi hanno portato in ospedale”.
“I soldi – ha aggiunto confermando il racconto di un altro superstite – gli organizzatori li hanno presi nonostante il naufragio, anche quelli di mio fratello. Pensate a questa tragedia – ha detto Assad – come se fosse vostra. Gli organizzatori del viaggio hanno ammazzato mio fratello e io di sicuro non scorderò nulla”.