“A seguito delle revoche delle ordinanze sindacali e del conseguente ripristino dei parametri di potabilità dell’acqua destinata al consumo umano, nelle zone indicate di seguito, l’Unione Nazionale Consumatori Calabria, chiede la riduzione del canone del servizio idrico ed il risarcimento per la non potabilità dell’acqua relativa al periodo interessato”. E’ quanto sostiene l’Avv. Saverio Cuoco, responsabile regionale dell’associazione, ribadendo la normativa di riferimento.
Cosa dice la legge quando l’acqua non è potabile
“Secondo la giurisprudenza, se un Comune o l’Ente gestore forniscono acqua non potabile perché inquinata, questi sono da considerarsi inadempienti. Pertanto, se l’acqua che scorre dal rubinetto delle abitazioni degli utenti non è potabile, questi hanno diritto ad una riduzione del canone e allo specifico risarcimento acqua non potabile. Nel primo caso, la riduzione del corrispettivo dovuto per il consumo può arrivare fino al 50% del canone previsto. Per quanto riguarda, invece, l’inadempimento relativo all’acqua non potabile l’utente sarà legittimato a effettuare una richiesta di indennizzo e, nel caso di attività commerciali, ad un’azione risarcitoria per responsabilità contrattuale”.
Acqua non potabile: la sentenza della Cassazione
“Sullo spinoso tema, e in difesa dei consumatori, la Cassazione si è già pronunciata nel merito dell’acqua non potabile che scorre impropriamente dai rubinetti delle case degli utenti. La sentenza (Cass. Civ., Sez. I, 04.02.2016 n. 2182) prevede, infatti, che in caso di disservizi nella erogazione, l’utente ha diritto ad una riduzione del canone, nonché a ricevere un risarcimento per i danni subìti. Ne consegue che, se l’utente si ritrova ad avere a casa acqua non potabile, il gestore non può richiedere che esso paghi per un servizio di cui non ha di fatto usufruito”.