Reggio Calabria, ombre sull’omicidio di Santa Caterina: “era perseguitato da tempo, gli avevano rubato 50 mila euro”

La ricostruzione di Klaus Davi sull'omicidio di Santa Caterina di qualche giorno fa

StrettoWeb
Ascolta l'articolo

“Il ‘Polacco’ era un perseguitato. Era stato vittima di estorsioni e di furti anche in casa, più volte. È quanto emerge da alcune interviste svolte fra i suoi conoscenti e collaboratori in questi giorni da Klaus Davi e riportate sul profilo fb del giornalista. Si sentiva talmente poco ‘sicuro’ che avrebbe fatto installare alcune telecamere perfino in casa – sostengono alcuni suoi collaboratori. Impianto che sarebbe stato   fatto montare dopo l’episodio di vandalismo che aveva avuto come obiettivo il suo   magazzino gestito da cittadini indiani, episodio per il quale avrebbe sporto denuncia. Questo, almeno, è quanto lui consegnava  a collaboratori ed amici, da verificare se poi gli impianti di sicurezza siano stati effettivamente installati  nell’appartamento  o se sia stata fatta invece circolare la notizia per scoraggiare vandalismo o aggressioni”. Lo afferma in una nota Klaus Davi.

“Przemyslaw Krzysztof Grudniewski soffriva anche di diabete,  il che lo aveva notevolmente indebolito fisicamente ed era costretto a spostarsi in carrozzina. Ma questi suoi problemi non avevano impedito ai suoi persecutori di usargli violenza pubblicamente, sembrerebbe addirittura con alcuni episodi consumatisi perfino per strada. Chi lo minacciava sarebbe arrivato a farlo anche via cellulare, un po ‘ imprudentemente. Gli sarebbe stata sottratta una cifra di 50 mila euro, ha ricostruito sempre Klaus Davi grazie alle interviste raccolte . Qualcuno parla di immagini di individui di Santa Caterina intenti a contare i soldi ‘estorti’ contenute nel circuito chiuso che aveva installato in casa”. 

“Ma il dato è tutto da verificare, va precisato. Sta di fatto che non era proprio una vita facile quella di Remislav, soffocato nei giorni scorsi a Reggio in circostanze da chiarire. Economicamente pare che stesse bene e che avesse beneficiato di una piccola eredità familiare: qualche risparmio lasciatogli dai genitori che gli assicurava una certa tranquillità. Era di conseguenza una preda perfetta per i famelici appetiti della malavita di ‘rione’. La Procura però ha fatto trapelare di non credere alla pista ‘mafiosa’ ma piuttosto a motivazioni ‘personali’ nella ricostruzione dell’omicidio. Infatti, Rzemyslaw Krzysztof Grudniewski avrebbe fatto salire il suo o i suoi assassini aprendogli (o loro) la porta senza problemi. Un particolare che fa propendere per una conoscenza pregressa ben consolidata. Quindi, per quanto riguarda il soffocamento, il movente mafioso appare improbabile”.

“Stando a questa narrazione, l’omicidio e la condizione di vessazione in cui Grudniewski era costretto a vivere potrebbero non essere collegati. Ma il dato ambientale, secondo Klaus Davi, resta. Ossia che le vessazioni e le intimidazioni nei suoi riguardi fossero all’ordine del giorno e che Grudniewski si era lamentato più volte del ‘menefreghismo’ dimostrato dallo Stato dopo la denuncia del vandalismo subito, questo a detta  di alcune persone con le quali si era confidato. Non era, la sua, una condizione infernale ma ci mancava poco”.

“D’altra parte che il contesto di Santa Caterina non sia proprio paragonabile alla Finlandia è cosa evidente.  Solo due settimane fa lo stesso Klaus Davi ha pubblicato un video di un uomo che getta il contenuto di una tanica di benzina e incendia un noto locale del posto, come se nulla fosse. Solo l’ultimo di una lunga serie di episodi di violenza. Per non parlare del vile  attentato di cui è stato vittima un politico reggino l’on Cannizzaro, e in merito al quale non è stata ancora fatta chiarezza, consumatosi proprio fra Santa Caterina e Tremulini”.

Condividi