Peste Suina nel Parco dell’Aspromonte, il Gruppo Adorno: “da parte nostra solo critiche fondate”

Il Gruppo Adorno intende ritornare sulle vicende riguardanti i provvedimenti di controllo della Peste Suina Africana nel Parco Nazionale dell’Aspromonte

StrettoWeb

Il Gruppo Adorno intende ritornare “sulle vicende riguardanti i provvedimenti di controllo della PSA (Peste Suina Africana) nel Parco Nazionale dell’Aspromonte. Le critiche avanzate dall’associazione in due note stampa (la prima originata dal singolare silenzio dell’Ente Parco sull’uccisione a colpi di fucile di un Lupo appenninico sul suo territorio) sono del tutto legittime, motivate e documentate. E al contempo ingiustificate devono considerarsi le accuse di falsità che ci sono state rivolte a mezzo stampa. Nel dettaglio, i provvedimenti del Parco: prevedono interventi di contenimento di una specie selvatica in assenza di dati scientifici sulla sua consistenza numerica nel territorio protetto (riduzione a 2 cinghiali per km2 senza avere effettuato alcun censimento, basandosi solo sulle denunce di danno presentate dai proprietari dei terreni); non prevedono che la vigilanza su tutte le attività di prelievo sia svolta esclusivamente dai Carabinieri Forestale, così come prescritto per tutte le aree protette dalla Legge n. 29 (articolo 1 punto 5); intervengono solo sulla specie selvatica (il cinghiale), tralasciando gli interventi, per quanto di competenza dell’Ente, sugli altri potenziali vettori della malattia, mentre il Piano Regionale per la prevenzione della PSA prevede che gli interventi debbano essere effettuati sia sulla specie selvatica che sugli allevamenti di suini. Eppure, nell’area protetta sono presenti grossi branchi di maiali ed ibridi allevati allo stato brado anche abusivamente, visto che nelle aree a maggior tutela (Zone A) l’art. 31 del Regolamento del Parco dell’Aspromonte vieta ogni attività pastorale; non prevedono forme di contenimento della specie selvatica attraverso metodi ecologici (ad esempio somministrazione di anticoncezionali per via orale attraverso il cibo), come richiesto dalle Leggi n. 29/2022 e n. 157/1992, e come sta avvenendo con successo  in alcuni Parchi italiani, come quello della Maremma”. 

Il Gruppo Adorno ritiene che “la circolazione e l’uso delle armi nel territorio protetto, oggi vietate, se non controllate con le modalità previste dalla legge 29, si presteranno ad abusi e determineranno situazioni di pericolo per la pubblica incolumità, danneggiando anche le attività escursionistiche, che sono una delle principali attrattive dell’area protetta. I turisti e gli escursionisti dovranno tener conto della possibilità che all’interno del Parco circolino e siano utilizzate armi molto pericolose, quali quelle impiegate per l’abbattimento di fauna di grossa taglia. Mentre le catture con le gabbie trappola, che sono metodi cruenti, provocheranno inutili sofferenze negli animali selvatici, sia quelli bersaglio che quelli di cattura accidentale”. 

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