Il Circolo Culturale “L’Agorà” ha organizzato un incontro sul tema “Effetti delle sanzioni verso la Federazione russa e i suoi oligarchi. All’incontro è intervenuto Andrea Guerriero (socio del sodalizio organizzatore e cultore di storiografia economica)
“L’aggressione della Russia contro l’Ucraina, ha comportato una serie di pacchetti sanzionatori, più incisivi, di quelli posti in essere dall’Europa nel 2014, quando la stessa Russia, invadeva la penisola di Crimea. Le sanzioni del 2022, nelle sue parti più importanti, vanno a colpire il sistema bancario e finanziario russo, in particolare, con il blocco del sistema dei pagamenti bancari denominato SWIFT, che per conseguenza impedisce di reperire valuta estera, bloccando le attività commerciali con l’estero“. È l’analisi di Andrea Guerriero, cultore di storiografia economica.
“Tutte le operazioni svolte dalla Banca Centrale Russa son state vietate, insieme alla fornitura ed esportazione di banconote in euro, per evitare l’accesso al contante. Le altre sanzioni riguardano il blocco delle attività commerciali di esportazione di diversi prodotti, da e verso la Russia, con esclusione dei prodotti alimentari e farmaceutici, per non danneggiare la popolazione civile. Sono state interdette le attività di tutti i vettori, aerei, marittimi e di trasporto terrestre della federazione russa. – prosegue Guerriero – Soltanto per le operazioni di trasferimento, temporaneamente, del gas naturale dalla Russia, ed i relativi pagamenti in valuta a mezzo SWIFT, non sono state imposte limitazioni. Sanzioni individuali verso i vertici politici e dell’oligarchia economica, con divieto di viaggio e sequestro dei loro beni al di fuori della Russia, sono state rigidamente applicate.
Il quadro delle attività economiche italiane di interscambio commerciale con la Russia, dati 2021, è rappresentato dall’1,65%, circa 8mld di euro, delle esportazioni totali italiane, essendo una percentuale minima, beni e servizi, possono essere ricollocate presso altri Paesi, non solo, la Commissione Europea ha previsto dei sostegni economici per le aziende che hanno subito danni per il blocco delle esportazioni. Le importazioni con 14 mld di euro, rappresentano quasi il doppio nel rapporto con l’export, di questi circa 10mld, consistono in prodotti petroliferi e gas naturale. Appare chiaro che il problema delle sanzioni riguarda, per importanza, le forniture di gas naturale, 30% del ns fabbisogno, una sua contrazione, potrebbe creare problemi al sistema produttivo ed alle famiglie italiane. La Russia minaccia l’Europa di ridurre le forniture, la chiusura della linea Nord Stream 1 e l’incendio provocato al confine finlandese di enormi quantità di gas, sono visti come segnali ricattatori.
Comunque, la circostanza del fermo del flusso del gas verso l’occidente, si presenta alquanto remota, poiché la fonte maggiore del budget statale russo è dato dagli introiti del gas naturale, a conferma di ciò, dall’inizio della guerra, gli oleodotti che attraversano l’Ucraina, fornendo gas all’Europa, per i quali la Russia paga circa un miliardo di euro anno ,alla stessa Ucraina, non sono stati scalfiti dalle bombe e dai missili di Putin, mentre vengono regolarmente pagate le royalties dovute dai contratti. La questione del prezzo elevato del gas in Europa, riguarda solo marginalmente l’imposizione delle sanzioni, infatti, il prezzo del gas viene determinato dal mercato all’ingrosso del gas naturale, avente sede ad Amsterdam, denominato TTF, son gli operatori del settore attraverso le loro contrattazioni a stabilire il prezzo, giornaliero e/o a scadenza, il prezzo di offerta sul mercato libero, è legato all’indice TTF, a cui si aggiunge un margine, che rappresenta il guadagno del fornitore“.
Guerriero chiarisce inoltre: “per confutare la diceria, che sono le sanzioni che fanno salire il prezzo della bolletta, nell’anno 2021, senza guerre e sanzioni, il prezzo del gas ebbe un aumento del 500%, l’elemento speculativo fece la sua parte, come lo sta facendo adesso, viste le tensioni internazionali attuali. Quali sono gli effetti delle sanzioni internazionali in essere sull’economia della Federazione Russa? La responsabile della banca centrale russa Elvira Nibiullinaha dichiarato che l’attività economica è in declino, ciò porterebbe ad un impatto negativo nel lungo termine. Molti dei cittadini russi più talentuosi hanno lasciato il Paese in cerca di una vita migliore, centinaia di migliaia di accademici, lavoratori tecnologici, giornalisti, artisti, imprenditori e altri membri della forza lavoro qualificata hanno lasciato la Russia, dall’ulteriore invasione dell’Ucraina da parte del Cremlino nel mese di febbraio.
I problemi per la Russia, riguardano anche le sue relazioni commerciali alternative a quelle con l’Occidente, la Russia si sta impegnando per trovare nuovi fornitori e clienti per i beni che una volta aveva acquistato e venduto a livello globale. Dall’invasione russa dell’Ucraina nel febbraio 2022, le importazioni russe sono diminuite del 50%. C’è poi la questione degli enormi profitti registrati dalla Russia con la vendita di gas e petrolio, un business che è alla base del surplus commerciale presente in questo periodo. Ma sono proprio i Paesi Ue a garantire questo business grazie ai loro acquisti, ma i problemi per Mosca arriveranno nel medio termine. Bruxelles ha già varato l’embargo sul petrolio. Se dovesse fare lo stesso con il gas, per Mosca non sarà facile cambiare acquirente, perché, esportare grandi quantità di gas naturale in Paesi al di fuori dell’Europa non è una possibilità a breve o addirittura a medio termine per la Russia.
Oltre il 90 percento del gas russo viene trasportato tramite gasdotti e la stragrande maggioranza dei gasdotti russi si collega ai mercati e alle raffinerie in Europa. La Russia dovrebbe impegnarsi in ingenti investimenti in strutture di trasporto del gas per poter fornire i mercati asiatici, cosa molto difficile da attuarsi. Altro elemento che rafforza l’effetto delle sanzioni occidentali è il rublo, il governo russo ha affermato che il rublo è la valuta più forte dell’anno, senza menzionare che il suo valore relativamente alto è dovuto agli estremi controlli sui capitali che la Russia ha emanato ,il Cremlino ha vietato ai cittadini di inviare denaro all’estero, sospeso le vendite di dollari delle banche, richiesto agli esportatori di scambiare l’80% dei loro guadagni in rubli e costretto le imprese a pagare il debito estero in rubli. Queste misure hanno sostenuto il valore del rublo forzando gli acquisti della valuta e vietando le vendite. Queste dure restrizioni finanziarie hanno danneggiato sia le imprese che i cittadini russi. Infine, la qualità della vita dei russi, che secondo il Cremlino è rimasta la stessa nonostante le sanzioni, oltre 1.000 aziende internazionali in una vasta gamma di settori hanno lasciato la Russia nel 2022, con il risultato che i cittadini russi non hanno più accesso a beni e servizi di cui godevano una volta. Vari dati mostrano, come il terribile stato dell’economia russa abbia un impatto negativo sulla vita dei cittadini russi medi.
L’inflazione nei settori dipendenti dalle importazioni, come elettrodomestici e servizi ospedalieri, si è accresciuta del 40-60%. Nel maggio 2022, le vendite di auto nuove sono diminuite dell’84%, indicando che i consumatori in Russia non hanno la fiducia nell’economia per effettuare acquisti importanti. I rapporti indicano che la produzione interna russa in molti settori è stata gravemente interrotta, con effetti reali sui cittadini russi, le produzioni si sono bloccate Ad esempio, le aziende russe hanno smesso di produrre a causa della carenza di componenti necessari, importati prima delle sanzioni dall’Europa. Per la UE, le sanzioni varati dai suoi 27 Stati membri hanno provocato un danno all’economia russa e ai suoi oligarchi pari a circa 100 miliardi di euro. E determineranno un calo del Pil del 10,4% già nel 2022.La commissione Europea, in seguito alle restrizioni commerciali imposte a Mosca, ha previsto che le esportazioni verso l’Ue per il 2022 raggiungeranno un valore di 73 miliardi, meno della metà rispetto al volume del 2021.
La perdita è di 85 miliardi, e gli esperti Ue ritengono improbabile che altri Paesi come la Cina possano compensare più di tanto tale calo nell’export. A questa somma, si aggiungono i beni congelati ai russi, in particolare ai cosiddetti oligarchi, che rappresentano il cerchio di potere che sostiene la presidenza putiniana, che ammonterebbero a un valore di circa 13,8 miliardi di euro. Anche le riserve della banca centrale russa, che valgono miliardi, non sono più accessibili. Inoltre, bisogna anche conteggiare gli effetti sulla popolazione: i sondaggi mostrano che i russi stanno cominciando a patire i problemi con l’aumento dei prezzi e temono una nuova economia di scarsità. Finora, tali problemi sono stati affrontati con spirito nazionalistico, ossia come un sacrificio necessario per il bene della nazione, ma non è detto che il sentimento patriottico possa resistere a lungo senza portare a disagi sociali. Anche perché, si può fare a meno di beni di consumo occidentali, ma solo a patto che si trovino alternative: i problemi della catena di approvvigionamento e la mancanza di accesso a tecnologie straniere avanzate fermeranno sempre più, la produzione interna, gli investimenti e la crescita della produttività”.