Il 05 dicembre 2017, i militari del Comando Provinciale Carabinieri di Messina, hanno dato esecuzione ad una ordinanza applicativa di misura cautelare, emessa dal Giudice per le Indagini Preliminari del Tribunale di Patti (ME) su richiesta di quella Procura della Repubblica, nei confronti di 33 soggetti (2 dei quali sono stati ristretti in carcere, 5 agli arresti domiciliari, 10 sottoposti agli obblighi di dimora e 16 a misura interdittiva dall’esercizio delle funzioni), ritenuti responsabili – a vario titolo – di associazione per delinquere finalizzata alla corruzione, truffa aggravata ai danni ai danni dell’INPS, falsa perizia, falso in atto pubblico e altro, e contestualmente sono stati notificati 69 avvisi di garanzia nei confronti di altrettanti indagati. Il provvedimento è scaturito da una complessa e prolungata attività di indagine, sviluppata sin dal 2015 dai Carabinieri della Compagnia di Patti, i cui esiti hanno consentito di documentare l’esistenza e l’operatività, nell’area tirrenica della provincia peloritana dell’hinterland pattese, di un’associazione per delinquere, comprendente un primo sodalizio criminale, complesso e ben strutturato, operante nella Giurisdizione del Tribunale di Patti e di un secondo di più lieve entità – costituiti da liberi professionisti operanti nel settore legale e in quello medico, nonché da funzionari pubblici e responsabili di diversi Enti di patronato – i quali, mediante la redazione di false perizie e mendaci certificazioni mediche, riuscivano a condizionare l’esito dei ricorsi giurisdizionali, promossi da privati cittadini dinanzi il Tribunale del Lavoro di Patti, avverso il mancato riconoscimento da parte dell’I.N.P.S. di una serie di benefici assistenziali (pensioni di invalidità civile, riconoscimento dello stato di portatore di handicap con diritto all’accompagnamento, etc.), ottenendo rimborsi che sono andati dagli 8 mila euro per le cause di minore entità ai 43 mila euro per quella più rilevante con un danno, per la Pubblica Amministrazione, stimabile in oltre un milione di euro. Nell’inchiesta, in cui sono state indagate 102 persone di cui 33 destinatarie della misura cautelare e 69 di avviso di garanzia (per concorso in truffa aggravata ai danni dell’INPS e falso in atto pubblico), figurano –tra l’altro – 2 avvocati e 2 collaboratori di studio, 27 medici specialisti tra CTU e liberi professionisti, 4 funzionari dell’INPS, 11 collaboratori di vari patronati, i quali si spartivano ingenti somme di denaro – direttamente proporzionali agli importi delle indennità ottenute indebitamente – e altre utilità. I militari dell’Arma hanno disarticolato una struttura organizzativa forte, ben congeniata e profondamente compenetrata nel mondo dell’assistenza previdenziale, con particolare riferimento alla parte giudiziaria, oggetto d’indagine. Una consorteria ad anelli saldamente concatenati, formata quindi da professionisti di alta caratura operanti in vari settori – legale, sanitario, giudiziario, pubblico ed assistenziale.
In particolare, l’avvocato RICCIARD
Per uno di questi episodi è stata documentata dalle intercettazioni videoambientali la dazione di denaro di 2500 euro da parte del cittadino che “artatamente “ aveva conseguito il giudizio favorevole in favore all’avvocato RICCIARDI e del dottore PISCITELLO che in quel procedimento era stato consulente tecnico del giudice (si allega il “video-ambientale”).
I funzionari I.N.P.S., coinvolti, abusando della loro funz
A titolo esemplificativo, nel corso dell’attività investigativa, tra i tanti, sono emersi due episodi particolarmente emblematici delle condotte illecite. Segnatamente, un primo caso in cui l’Avvocato Ricciardi comunica alla propria cliente che il CTU che giurerà è un’amica del “Dottore” (inteso Francesco Piscitello), invitandola a consegnarle subito i soldi in contanti in vista della loro consegna ad altre persone per agevolare il sistema evitando intoppi. E ancora, un episodio in cui il Dottor Piscitello, rivolgendosi al proprio cliente, gli riferisce che quando si sceglie un avvocato, bisogna “scegliersi quello giusto che si sa muovere”, promettendo nel contempo che, se la causa viene patrocinata da loro (intesi Piscitello e Ricciardi), al 99,9% è assicurata la vittoria in giudizio, anche ottenendo il 100% di invalidità. Nel contesto dello stesso colloquio si parla chiaramente di spartizione di denaro all’esito della causa con una percentuale del 40% dedicata agli stessi patrocinatori. E’ dunque chiaro come le finalità della materia previdenziale, ossia l’assistenza dello Stato a cittadini bisognosi di sussidio in ragione delle loro condizioni di salute, siano state asservite ad un disegno criminoso che trasformava preziose risorse economiche in occasioni di illecito guadagno a scapito della collettività. Gli indagati hanno infatti intravisto terreno fertile, pronto per essere sfruttato a convenienza, proprio nella particolare natura del settore di specie, caratterizzato da ampia facoltà di interpretazione dei tratti patologici di un periziando ed estrema soggettività e libertà nella redazione delle certificazioni mediche (sia per i referti – medici specialisti – che per le perizie – medici CTU), di fatto inconfutabili, che costituiscono il fulcro e il cardine della macchinazione delittuosa. In tale ambito, si ritiene intervenisse l’accordo finale, tra patronati, avvocati e medici, culminante nella redazione delle predette certificazioni sanitarie (per i liberi professionisti) e delle perizie ad hoc (per i CTU), che determinavano l’illecito profitto dell’interessato, in caso di vittoria in giudizio. Si evidenzia che in molte circostanze, l’INPS, doveva corrispondere all’istante, non solo l’indennità conseguenti al riconoscimento della malattia e del grado invalidante, bensì tutti gli arretrati che gli competevano a decorrere dal momento in cui egli aveva proposto la prima domanda di invalidità. Si parla di molte migliaia di euro, parte dei quali, in misura proporzionale e talvolta sino alla metà del valore percepito, costituivano il profitto illecito degli associati e patrimonio criminale, quindi, dell’associazione stessa. L’articolata attività investigativa svolta, coordinata dal Procura della Repubblica di Patti e riepilogata nell’ordinanza applicativa delle odierne misure cautelari eseguite, ha certamente sferrato un duro colpo al fenomeno delle truffe in danno dell’INPS che nel circondario di Patti ha costituito una consistente fonte di indebito guadagno per molti professionisti e cittadini.
