
Anche zio prete amava la montagna, anche se i medici gliela proibivano per i problemi cardiaci, anche a me fu proibito, pensarci, dal mio santo medico. Ma zio prete non amava le proibizioni, era un testone, se una cosa la decideva lui bene, altrimenti … Altrimenti … mi raccomandava spesso, sottovoce per non essere udito da mio padre, di disobbedire ogni tanto ai medici, altrimenti ci fanno morire … di noia.
La vigilia di ferragosto, era un mercoledi, disse a mamma di preparare per il pic-nic, che saremmo andati a Gambarie, mio padre lo guardò, poi disse che sull’ape non c’era posto per tutti. Zio prete ordinò di preparare, che alla provvidenza non c’è mai limite. Mamma, che lo conosceva bene, ubbidì. La mattina ci svegliammo presto, alle otto in punto arrivò un taxi verde scuro e con il tetto nero, una fiat 1900 6 posti, zio prete lo aveva noleggiato per la gita. Vi prendemmo posto, papà, mamma, Marisa, io e zio prete (Paola era sposata e Pasquale e Paolo, avrebbero trascorso la giornata con i loro amici).
Fu una gita bellissima, era la prima vera gita della mia vita, non mi persi un solo tratto del paesaggio. Lungo la strada in gran parte sterrata, si incontravano contadini a bordo dei loro asini, ovvero a cavallo, od a tirare pariglie di buoi che trainavano possenti carri matti. Pranzammo a Tre aie, nei pressi della fontana. Un reticolo delimitava il bosco, cartelli annunciavano pericolo di bombe inesplose, erano il ricordo della guerra. Pomeriggio andammo in piazza, zio prete comprò la calia per tutti ed un cavallino di legno per me. All’imbrunire partimmo per il rientro. Una lunga trafila di auto faceva ritorno in città. Arrivai a casa addormentato sulla macchina.
La mattina seguente ripensai alla bella giornata che zio prete ci aveva concesso, me ne sarei ricordato ad ogni ferragosto!
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