
di Enzo Cuzzola – Zio Carlo, così lo chiamavamo, abitava in una casa molto decentrata rispetto al paese, sotto Pavigliana. In una casa colonica, molto modesta ma linda e ben tenuta, viveva con la moglie e con i due figli maschi. I fratelli erano coetanei dei miei, uno aveva l’età di Paolo e l’altro l’età di Pasquale. Era una famiglia semplice ma tutti ben educati, anche i due ragazzi erano educatissimi, riservati e rispettosi. Quel sabato pomeriggio, chiesi a mio padre di potergli fare compagnia, mentre con l’ape distribuiva le bombole di gas. Non fece fatica ad accordarmi il permesso, dato che gli piaceva tanto la mia compagnia. Fu così che, verso sera, capitammo in casa di zio Carlo. Stavano cenando, tutti e quattro, ordinatamente seduti attorno alla tavola quadrata del soggiorno, mentre ascoltavano alla radio il programma “ascolta si fa sera”. La signora aveva cucinato, nel forno a legna posto sotto una tettoia sul retro della casa, una focaccia. Malgrado avessimo interrotto la loro cena, non si disturbarono per nulla. Anzi, alla fine, ci costrinsero garbatamente ad accomodarci ed assaggiare anche noi un pezzo di quella focaccia. Era ottima. Giunto il momento di andare via, zio Carlo per pagare, estrasse un “gigantesco” foglio da dieci mila lire, da un quaderno e lo porse a mio padre. Quel quaderno mi incuriosì alquanto. Sbirciai attentamente e vidi che zio Carlo teneva delle banconote distribuite nelle diverse pagine. Non chiesi nulla per educazione.
Di ritorno, ormai era buio pesto, non si vedeva molto alla luce fioca del fanale dell’ape. Chiesi a mio padre del perché zio Carlo custodiva il danaro in quel modo. Papà mi spiegò che quel signore era, come si suol dire, un “diligente e buon padre di famiglia”. Nel quaderno distribuiva il danaro in due reparti. La pensione la distribuiva nelle pagine delle spese ricorrenti, per magiare, la luce, il gas, ecc.. Le entrate straordinarie, che gli venivano dalla vendita annuale del vitello o da quella biennale dell’olio prodotto, le accantonava invece nelle pagine dedicate alle spese straordinarie quali, una malattia, il matrimonio di qualche parente, ecc. Avevo visto qualcosa di simile in bottega, dato che anche mio padre teneva un quaderno nel quale segnava le entrate e le uscite, oltre ai crediti nei confronti dei clienti. Anche il ragioniere, dell’ingrosso Tripodi di piazza Carmine teneva un quaderno simile.
Compresi allora che ogni buon padre di famiglia ha il dovere di tenere il quaderno della spesa, come zio Carlo, e non solo i ragionieri.
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