
Quando potevo, mi piaceva passare le serate in casa sua. Era molto ospitale, teneva sempre a portata di mani biscotti, dolci e bevande varie, per quanti la andavano a trovare. Raccoglieva sempre in casa ciurme di ragazze e ragazzi. Ci raccontava e spiegava mille cose, era veramente una ottima maestra. Ma soprattutto aveva in casa un tesoro. Aveva una biblioteca molto fornita, alla quale, quanti di noi ne avevano voglia, potevamo attingere, con suo immenso piacere. Capivo che per me nutriva un affetto particolare, perché, assieme a mio zio prete, mi regalava libri in continuazione. Alcuni glieli omaggiavano le case editrici, mentre molti altri li comprava dalle Paoline.
Li leggevo con avidità. Lei mi chiedeva sempre di raccontarle delle letture effettuate. Questo esercizio mi aiutava ad imparare a leggere, a scoprire mille cose nuove, infatti mi faceva leggere di tutto, ma soprattutto ad acquisire, rapidamente, una buona capacità di esporre. Ma il vero insegnamento, trasmessomi dalla maestra Tuzza, fu l’acquisizione della fiducia in me stesso, indispensabile dopo la bocciatura in prima elementare, dovuta alle assenze per malattia. Ce la potevo fare e ce l’avrei fatta, ma soprattutto sarei stato sempre grato alla comare Tuzza.
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